Pile su pile


Che cosa resterà di me
del transito terrestre
di tutte le impressioni
che ho avuto in questa vita…
[Franco Battiato, Mesopotamia, 1988]

Franco Battiato, il cantautore che Doppiovubi amava, intorno al 2005 purtroppo ha contratto la berlusconite, malattia tenace che attacca, tra gli altri, gli artisti e gli intellettuali. Il virus ha un comportamento bizzarro, perché colpisce - in particolare - la vena creativa del soggetto, e peggiora sensibilmente la qualità del suo lavoro. Gli è che l’intellettuale, obnubilato dall’odio nei confronti di Silvio Berlusconi – sublimandosi, con la prossimità della morte del Nemico di Arcore – nel berlusconismo, si sono infatti accorti che tra un po’ Berlusconi morirà, e stanno allestendo un nuovo Nemico immateriale e quindi imperituro, il berlusconismo, appunto, perde la cosiddetta trebisonda (città turca su cui sarà necessario un post) e indirettamente l’ispirazione, con un crollo verticale dei contenuti della sua opera. Il buon Francesco (Franco), infatti, da molti anni non scrive più ciò che aveva esaltato Doppiovubi nei suoi anni di gloria (di Doppiovubi), perché Doppiovubi comprò tutte le musicassette, sì, le musicassette, dell’etneo, e conobbe a memoria tutte le note e tutti i testi, e si comprò persino Conversazioni sul tappeto, libro-intervista che forse vendette una copia, quella comprata da Doppiovubi, eppure Doppiovubi all’epoca non aveva che due soldi in tasca, e quei due soldi andarono tutti per le musicassette e per il libro-intervista, e per pile su pile per far funzionare walkman che non smettevano mai di muovere i nastri di Battiato, ma poi è arrivata la berlusconite, che tra gli altri ha colpito severamente Nanni Moretti, il quale prima dell’attacco virale girò film meravigliosi, e lo stesso Roberto Benigni, da sempre sopravvalutato, ma mai come negli anni della sua berlusconite conclamata, e così, di canzoni come Mesopotamia, Francesco Battiato non ne ha scritte più. Inspiegabilmente Mesopotamia fu fatta cantare a Gianni Morandi, uomo che ha affermato, con leggerezza e più volte, di non conoscere la musica.
E’ come far leggere la Divina Commedia a Roberto Benigni, per l’appunto.

W.B.

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