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Visualizzazione dei post da dicembre, 2012

In picchiata

E’ seduto scomposto sulla poltrona di pelle alle partenze. La mano sinistra in tasca. La destra maneggia l’ iPhone con perizia. Indossa la tuta sociale e volutamente tiene il cavallo dei pantaloni troppo basso. Alle orecchie campeggiano cuffie enormi, modello anni ’80, come vanno ora, bianche, che fanno contrasto sulla sua pelle nerissima. Il volume è eccessivo e la musica si percepisce a distanza. Non può sentire le chiamate dei voli, ma tanto non gli interessano. E’ immobile, lo sguardo assente. Ogni tanto la mano sinistra esce lentamente dalla tasca, per aggiustarsi la cresta ossigenata. Il borsone bianco-celeste è già stato imbarcato. Una volta bisognava portarselo a spalla, il borsone. Ora ci pensa qualcun altro, bisogna pur preservare le energie per la gara. Il suo bagaglio a mano è costituito soltanto da un borsello lucido e nero, di plastica, con un brand bianco - privo di qualsiasi significato - alla moda. Nel borsello ci sono, un portafogli, un accendino, un pacchetto

The Others

Più passa il tempo, più inesorabilmente Doppiovubi si rende conto del fatto che gli altri non capiscono lui, e lui non capisce gli altri . Sembra quasi che il codice linguistico sia differente; di più: la musica è diversa , non sovrapponibile. Quello che per Doppiovubi suona armonioso, risulta stonato per gli altri. Quello che gli altri considerano bello, per Doppiovubi è orribile. Quello che gli altri ritengono importante, per Doppiovubi è futile.  Assetata di corrispondenze umane, la gola di Doppiovubi arde e non trova conforto. Il fenomeno descritto tende ad aumentare, inoltre. Ogni giorno che passa, le rette divaricate - da una parte Doppiovubi, dall'altra parte gli altri - si allontanano sempre di più. La logica vorrebbe che Doppiovubi si avvicini agli altri , anziché il contrario. Ma Doppiovubi è spinto sempre più lontano, e fluttuante osserva gli altri da una distanza siderale, e grida, o almeno ci prova, Avviciniamoci, ci stiamo perdendo; ma nello spazio oltre l&

La solitudine dei numeri primi

Doppiovubi ha appena avuto la conferma che ciò che lui dice e pensa, non interessa a quasi nessuno, tra le persone che è costretto a frequentare. Naturalmente è vero anche il contrario. Per converso, lo zero virgola zero qualcosa per cento della popolazione, con il quale Doppiovubi sarebbe teoricamente in sintonia, è poco raggiungibile dal disadattato Nostro Eroe. A causa dei guai del vivere quotidiano - visto che Doppiovubi ha risorse economiche invero abbastanza modeste - , le possibilità di passare il tempo con Uomini Che Siano Degni Di Questo Nome sono limitate, dato che quel tempo va via per rimediare lo sterco del demonio, a indifferibili fini di sopravvivenza. Rimane a Doppiovubi la facoltà di fruire delle idee dei Grandi del passato e del presente, mediante la lettura, l'ascolto e la visione (anch'esse, peraltro, limitate fortemente dalla scarsità del tempo, malamente impiegato per gli squallidi motivi di cui sopra). Senza di che, probabilmente Doppiovubi sarebbe morto

No comment

In oltre cinque anni, Doppiovubi ha scritto 326  post . Ora Doppiovubi sta per compiere un passo abbastanza importante. Vi ha sempre concesso, cari sudditi, di interloquire con L ui, e di rendere l'esperienza, per così dire, interattiva . Ovvero, vi ha concesso di commentare. Qualcuno ha abusato di questa concessione, arrivando a interpretare la facoltà di commento come un esercizio di critica purchessia. Altri, al contrario, non si sono quasi mai avvalsi del diritto magnanima mente concesso, e - un po' da voyeur - hanno osservato il dipanarsi dei ragionamenti altrui. Posizioni entrambe legittime. Vi fu un tempo in cui Doppiovubi commentava i commenti; poi, per rispetto della libertà di opinione, e per non coartare il pensiero, oltre che per non apparire colui il quale vuole avere ragione a tutti i costi , il Doppiovubi smise di commentare i commenti. Dalla S ua torre d'avorio sputava i S uoi pensieri, e ne osservava silenziosamente gli effetti sugli esseri umani

Il viaggio

Milleottocentonovantasette giorni fa, e precisamente in data 25 settembre 2007, Doppiovubi scrisse un post intitolato “Tempo e desiderio”, con il quale, in via embrionale e sperimentale, tentò di indagare i rapporti tra spazio, tempo, velocità e soggetto pensante. Quasi un anno e mezzo dopo, e precisamente in data 25.4.2008, Doppiovubi ritornò su questi temi, scrivendo “Il gesto”. Oggi Doppiovubi è finalmente in grado di dire la parola (abbastanza) definitiva su questi argomenti. ***   ***   *** Possiamo dire, in via molto generale, che l’uomo è felice quando il contesto particolare in cui sta vivendo (stato che chiameremo “x”) corrisponde al suo stato desiderato (che chiameremo “y”). Se x=y, l’uomo si sente “bene”. Per converso, l’uomo è infelice, e tendenzialmente soffre, quando x ≠ y. Qualche esempio. Piove a dirotto, e non ho un riparo: ho freddo, è inverno. Ho sete, e non ho da bere. Voglio essere amato, e non mi comprendono. Voglio uscire a fare una pa