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Visualizzazione dei post da ottobre, 2013

Grand Thyfth Auto

- Passiamo a theft. - Prima una domanda, Doppiovubi. Saprai bene che il video su YouTube di Giuseppe Simone che aggredisce il critico d’arte Andrea Diprè, e chiede con voce rotta dalla commozione di portare un fiore sulla tomba di Osvaldo Paniccia, conta – ad oggi – seicento e quarantaquattromila visualizzazioni. Non credi di essere fuori dal giro, con le tue poche visualizzazioni e le tue escursioni linguistiche ? Non credi che non interessino a nessuno ? - Sono orgoglioso dei miei lettori. - Quand’è così, va bene. - Ecco che nel Nord-Europa c’è questa radice ricorrente che si trasfonde nell’inglese theft : in tedesco si dice Diebstahl   (che comprende in sé anche l’altra parola inglese che significa rubare, cioè steal ); in danese e in norvegese si dice tyveri ; in olandese diefstal. Nell’antica lingua scandinava si diceva thyfth. Stiamo parlando di una parola che ha più di mille anni. I dizionari inglesi etimologici si riportano a un proto-germanico theubith

Grand Theft Car

- Cominciamo dalla fine, che è sempre il metodo migliore. Hai detto bene, in inglese automobile si dice car. Però si dice anche automobile (pronunciato àtomobìol). - Due parole che derivano dal latino. - Esatto, Ale. Il tuo bel latino. G.C. ha esportato la sua lingua in Britannia, e i Britanni l’hanno esportata in America. Automobile   significa ovviamente che si muove da solo (con autos importato dal greco, a sua volta, più mobilis ). In greco moderno si dice autokineto , pensa un po’. Car   invece deriva da carrum, cioè un veicolo con le ruote, che non necessariamente si muove da solo. Qualche dizionario inglese dice che automobile deriva dal francese, e può anche essere vero. Infatti, sai chi fu l’inventore dell’automobile ? - Ai miei tempi non ne ho ancora sentito parlare, non era ancora stata inventata. Comunque ho letto su internet che fu un tedesco, un certo Karl Benz. - Balle. I tedeschi arrivano dopo, copiano gli altri e lavorano come muli. Un tedesco non invent

Grand Theft Auto V

E fu così che Doppiovubi portò Alessandro Manzoni con sé nell’orribile 2013. I due cominciavano a essere amici, ma con cautela reciproca. Alessandro si accorse quasi subito che il linguaggio era cambiato enormemente. In particolare, capì che la lingua inglese era diffusa ovunque. - Se non sai l’inglese, Ale, oggi non vai da nessuna parte. - Ah. Ma io conosco molto bene il latino. - No, Ale, col latino qui da noi non ci fai niente. Ti serve l’inglese. Come dice Denzel Washington in American Gangster , In questa vita o sei qualcuno o non sei nessuno. Ecco, se non sai l’inglese, non sei nessuno. - Ah. E fu così che Aemme chiese a Doppiovubi come fare a imparare l’inglese. - Il metodo migliore è andare a vivere in America, per qualche mese, almeno sei. - Ho paura. Voglio restare qui a Milano. Io non ci vado in America. - Allora ascolta la TV satellitare. - Ho provato, non ci capisco niente. - Ti mancano le basi. Prendi questi e studia. Doppiovubi diede

Back to the future

Faccio esattamente quello che mi dice di fare. Mi addormento nel modo corretto, pronunciando le parole giuste e costruendo i pensieri adatti. Poi mi risveglio, o almeno credo di essere sveglio – la vita è sogno – e mi trovo nella sua epoca, centosettanta anni avanti rispetto al mio cosiddetto presente. - Così perderai un sacco di lettori, Doppiovubi. - Au contraire, Manzo, au contraire. - Stai troppi giorni senza scrivere. Si allontanano. - Tre giorni senza pubblicare niente. Chinaski ne fa passare anche dieci e guarda un po’ che risultati. - Con tutto il rispetto, non sei Chinaski, Doppiovubi. - Hai detto bene. Non sono affatto Chinaski. Un conto è vedere la realtà – ammesso che si tratti di realtà - e un altro conto è viverla; sul mio Samsung HD, che Doppiovubi ha infilato nel mio studio approfittando del fatto che qui le regole le detta lui, come fosse un piccolo dio, non mi rendevo pienamente conto della assurdità della Società del 2013. Ora ci sono dentro.

The Professor

A margine del convegno di presentazione del saggio “1843: le ore buie di Alessandro Manzoni” (Boringhieri, 2013, 2 voll., pp. XXXIV-1202, Eur 55,00), abbiamo incontrato l’autore, il Professor Massimo Scoglionato, docente di Storia di Letteratura Italiana all’Università di Padova. - Professor Scoglionato, innanzitutto, perché questo titolo ? - Il titolo fa riferimento a un preciso periodo della vita di Alessandro Manzoni, si tratta di alcune settimane nel maggio del 1843; ancora oggi gli storici della letteratura stanno cercando di capire che cosa davvero accadde. Spero di aver proiettato, con questo mio modesto contributo, che mi è costato oltre quindici anni di ricerche, un poco di luce su quelle incredibili settimane. - Che cosa accadde in quello strano periodo ? Innanzitutto i fatti certi che conosciamo sono questi. Un giorno preciso, il 6 maggio 1843, alcuni passanti, sotto la nota casa di Manzoni a Milano in via Morone, videro con costernazione e terrore il grande rom