The Others

Più passa il tempo, più inesorabilmente Doppiovubi si rende conto del fatto che gli altri non capiscono lui, e lui non capisce gli altri.
Sembra quasi che il codice linguistico sia differente; di più: la musica è diversa, non sovrapponibile. Quello che per Doppiovubi suona armonioso, risulta stonato per gli altri. Quello che gli altri considerano bello, per Doppiovubi è orribile. Quello che gli altri ritengono importante, per Doppiovubi è futile. 
Assetata di corrispondenze umane, la gola di Doppiovubi arde e non trova conforto.
Il fenomeno descritto tende ad aumentare, inoltre. Ogni giorno che passa, le rette divaricate - da una parte Doppiovubi, dall'altra parte gli altri - si allontanano sempre di più. La logica vorrebbe che Doppiovubi si avvicini agli altri, anziché il contrario. Ma Doppiovubi è spinto sempre più lontano, e fluttuante osserva gli altri da una distanza siderale, e grida, o almeno ci prova, Avviciniamoci, ci stiamo perdendo; ma nello spazio oltre l'atmosfera, si sa, i rumori non esistono perché non c'è l'aria.
Non si interpreti questo fenomeno come indice di una pretesa superiorità doppiovubiana, tutt'altro. Qui non si discute di meglio o peggio, ma di diversità incolmabile.
E' che Doppiovubi, ad ascoltare la musica degli altri, proprio non ce la fa. Non può che turarsi le orecchie. 
E' più forte di lui.

W.B.


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