Isn't he a bit like you and me?

… e questo è il tempo di guardare con ingenuità
di tornare piccoli
[Claudio Baglioni, Con voi, 2013]

E così l’amico M.F. aveva inviato una mail a Doppiovubi, e gli aveva segnalato il ritorno di Claudio Baglioni. E Doppiovubi alle 06:45 aveva aperto il link su YouTube, e aveva ascoltato il brano, e si era messo a pensare.
A ripensare al suo passato, e il suo passato.
*
Doppiovubi segue Baglioni praticamente da sempre, ma il suo primo incontro lo ebbe naturalmente con La vita è adesso, che avrà ascoltato un migliaio di volte, circa, centinaio più, centinaio meno.
Se provi a fissare Doppiovubi dritto negli occhi, lo prendi per le braccia, lo scrolli e gli pronunci addosso – cogliendolo a bruciapelo - la parola Baglioni (tanto per intenderci, come fosse Afghanistan Bananistan – o Bananastan, in lingua originale), nel cervello del nostro Eroe si accende un gruppo di neuroni anarchici, che automaticamente fa partire Notte di note, note di notte, e non c’è alcun modo di non farla partire, nemmeno con un atto di estrema volontà contraria. E dopo quella canzone, dopo aver risentito nella testa della luna che imbroglia i cani, parte inevitabilmente E adesso la pubblicità, e tutti questi brani nel cervello sono suonati su vinile – con un’imperfezione del suono che lo rende più vero, agli esatti antipodi dell’MP3, altro che digitale. Proprio qualche giorno fa Doppiovubi e l’amico PIM discutevano della puntina che trasforma un solco in parole e musica, e hanno convenuto sul fatto che è una cosa incredibile, e che è talmente incredibile da essere qualcosa di troppo geniale, e chi l’ha inventata è davvero, per restare in tema, oltre. E Doppiovubi La vita è adesso ce l’aveva su vinile, appunto. Verso la fine degli anni ’90, poi – per una sorta di faraonico tentativo di vincere l’entropia e salvare per sempre il suo passato – Doppiovubi comprò il CD, con ciò rovinando gravemente, e per sempre, l’incantesimo.
Mai errore fu più grande.
Bentornato a questo sole, nelle camere di tutto il mondo.
Un altro gruppo di neuroni, dislocati in un’area eidetica della mente, proietta subito dopo sul fondo della parete del cervello di Doppiovubi la copertina dell’album, con la faccia del cantautore romano di sghimbescio e troppo abbronzata.
E non c’è mai fine a un viaggio, anche se un sogno cade.
E, non c’entra nulla con Baglioni, o forse sì, chissà perché a Doppiovubi tornano in mente gli infiniti viaggi notturni – per non trovare traffico! – della fine degli anni ’70, quando il suo papà, su una ben poco aerodinamica Fiat 126 bianca caricata all’inverosimile – alla velocità di crociera di novantacinque chilometri orari – trasportava tutta la sua famiglia da Milano a Bibione, 363 chilometri di eccitazione e desideri e speranze, e Doppiovubi sul sedile posteriore a fianco di sua sorella, mezzo disteso per quanto lo consentissero gli spazi angusti, appoggiava la testa e l’orecchio sul rigonfiamento che rivelava la ruota di sinistra, come fosse un cuscino, e in quel rumore assordante e sempre uguale Doppiovubi aveva trovato un sistema per trascorrere le ore infinite della traversata, ovvero immaginava le canzoni, le faceva suonare nella sua mente, ed erano perfette, non una nota fuori posto, e non aveva bisogno di radio o di MP3 o di YouTube, perché doveva solo rovistare nella sua memoria e poteva ascoltare qualunque brano avesse voluto.
Perché non andiamo a casa…
E pronunciando le otto lettere che compongono la parola baglioni un altro gruppuscolo di neuroni, poco dopo, fa girare nella testa Oltre, e poi, naturalmente, Dagli il via, con la irresistibile batteria iniziale, e sovvengono schegge di parole e musica, mi ubriacai di una città polacca, e vacanze, e sabbia, e sole, e soprattutto sogni. Volevo essere un grande mago, così cantava, da solo, Doppiovubi, addentrandosi in mare – camminando -, con l’acqua che gli toccava quasi le ascelle e lui continuava a saltellare per il freddo, a ogni onda un poco più alta, sfruttando la gravità ridotta, prima di buttarsi definitivamente, con un atto di coraggio.
Tra sparare oppure sparire, un altro piccolo nucleo di neuroni restituisce l’immagine di un Baglioni narcisista, schiavo del suo aspetto, vestito sempre di nero, antipatico e palestrato e un altro piccolo nucleo ricompone invece un video recente di Baglioni con i capelli candidi, che prova a fare jogging ma ha un fiatone eccessivo, è palesemente vecchio e imbolsito, e Doppiovubi pensa che forse ha capito, forse ha capito che si deve arrendere, prima che sia troppo tardi. Scelgo ancora di sperare, finché ho te da respirare.
E così, Doppiovubi è lievemente confortato dal fatto che La vita è adesso è l’album più venduto in Italia di tutti i tempi, e il 1985 si trovava in mezzo a un’epoca dove potevi ancora fidarti, non del tutto, ma spesso sì, dei gusti della massa, ma eravamo arrivati quasi alla fine, di lì a poco i gusti della massa, al contrario, sarebbero stati l’indice, l’indizio più importante dell’orrido.
E se anche così non fosse, Baglioni rappresenta un’epoca romantica in cui Doppiovubi ci credeva ancora, al bello che è tale perché lo dicono – quasi – tutti.
E Con voi è un brano che non entrerà nella storia, niente di fenomenale, dopo averlo ascoltato più di cinque volte comincia a non convincerti più, però in esso si ritrova ancora qualche nota, qualche passaggio, qua e là, degli anni migliori, e allora è bene ascoltarlo facendo finta che sia stato scritto e registrato nel 1985, e che Baglioni abbia deciso di tirarlo fuori soltanto adesso da un vecchio cassettone. Naturalmente, non bisogna guardare la performance, ma ascoltare e basta. Ci vuole un video privo della faccia attuale di Baglioni, che ha compiuto sessantadue anni. Un video senza immagini, che ti consenta di chiudere gli occhi e di usare le immagini della tua propria vita, quando era ancora il 1985.
*
Doppiovubi ha così vinto la vergogna nei confronti dell’amico PIM, che conosce la musica e suona il basso – con il suo gruppo lui suona le cover dei Led Zeppelin e ama i Beatles, mica uno come Baglioni – e dopo aver letto questo post lo umilierà e lo prenderà per i fondelli a vita – oppure non gli dirà niente, il che sarà anche peggio -, perché Noi no non si può nemmeno paragonare, se non bestemmiando, a Nowhere man – la quattordicenne sorella di Doppiovubi a Bibione faceva girare all’infinito proprio la musicassetta di Rubber Soul -, e sicuramente avrà ragione PIM, non bisogna bestemmiare, eppure non importa, e le ragazze ridono fresche, come mazzi di insalata, e Doppiovubi preferisce essere canzonato, ma almeno essere sincero, e ammettere che sì, lui Claudio Baglioni l’ha sempre amato, e quando ha aperto il link, non ha potuto fare a meno di pensare che è tornato in mente il Claudio Baglioni di tanti, tanti anni fa, se non tutto, forse qualcosa, e non vuole lasciare andare un giorno, e così ha raggruppato tutti i neuroni che sono associati - più su, più in alto ancora, oltre - a quei ricordi, li ha abbracciati forte e accarezzati tutti insieme e per sei minuti circa, sì, Doppiovubi è stato felice.


W.B.



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