Come risolvere la crisi economica (2)


- Dottore, non pensa che dovremmo cambiare cura?
- Assolutamente no, signora, la cura è appropriata.
- Mi scusi, dottore, ma la settimana scorsa il bambino aveva trentanove.
- Esattamente, signora.
- Poi lei ha prescritto l’Ivaument, e noi glielo abbiamo dato.
- Benissimo, signora.
- Però, dottore, mi perdoni, adesso il bambino ha quaranta.
- Signora, il dottore sono io. Chi è il dottore?
- Lei è il dottore, dottore.
- Adesso ci siamo. L’Ivaument va benissimo.
- E continuiamo con la dose di prima?
- Evidentemente no, signora! La aumentiamo!
*
Quando nel 2011 il Governo Berlusconi decise di aumentare l’IVA dal 20 al 21 per cento, le entrate per il Fisco diminuirono drammaticamente. Berlusconi non avrebbe voluto farlo, ma la BCE lo indusse alla manovra.
Secondo la Ragioneria Generale dello Stato, gli incassi – a seguito dell’aumento di un punto percentuale – sarebbero aumentati di quattro miliardi di euro.
Diminuirono di un miliardo.
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Quando l’IVA aumenta di un punto, il prezzo dei beni di consumo non aumenta di un punto.
Sappiamo infatti che nella Società dell’Orrore c’è un’intera filiera, nessuno produce più niente autonomamente, ma tutti comprano qualcosa da qualcun altro e poi lo rivendono a qualcun altro. Il che significa che a ogni passaggio c’è un aumento di un punto ma su un importo che nel passaggio precedente era già aumentato, fino ad arrivare al consumatore, l’ultimo anello della catena, sulle cui spalle ricadono tutti gli aumenti precedenti. Aumentare l’IVA è una cosa pericolosa, è come dare una granata a frammentazione in mano a un neonato, nella culla, e dirgli, Gioca con l’anellino, tesoro.
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Di questi tempi si guarda all’aumento IVA dal 21 per cento al 22 per cento come se si trattasse di una specie di fenomeno naturale. Una sorta di calamità, alla quale ci si deve preparare inchiodando assi alle finestre o rifugiandosi in cantina.
Basterebbe una riga di decreto, l’aumento dell’IVA è abrogato, e la tempesta non arriverà.
*
Bravo, Doppiovubi, e i soldi dove li trovi.
Ah già, i soldi.
In Unione europea le aliquote IVA non si possono alzare e abbassare liberamente. Come tutti sappiamo, l’Italia ha perduto la sua sovranità, e non può decidere che cosa fare, che è un po' come se uno si presentasse in carcere senza aver commesso alcun reato e dicesse, Eccomi qui, voglio andare in galera. Allo stato, se Doppiovubi non erra, il range obbligatorio dell’IVA può andare da un minimo del 15% a un massimo del 25% (per l’aliquota cosiddetta ordinaria, tipo, per esempio, il costo di una granata a frammentazione) e l’aliquota ridotta, che non può scendere sotto il 5% (es.: un omogeneizzato).
In Italia siamo al 21% (tra poco il 22%) per l’aliquota ordinaria e al 10% per l’aliquota ridotta.
L’Unione europea si sta muovendo per cancellare le aliquote ridotte entro breve tempo. L’omogeneizzato – e tutti i prodotti alimentari - potrebbero costare il 20% in più, tra poco.
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Dato che l’Italia deve rispettare il Trattato, deve pertanto muoversi all’interno di quei valori percentuali.
E allora Doppiovubi dice, portiamo l’IVA ordinaria al quindici per cento, e l’IVA sugli alimentari al cinque per cento.
Da domani mattina, non tra un anno.
La logica ci dice che tutti i beni e i servizi avranno un costo nettamente inferiore, e chi teneva i soldi nel cassetto comincerà a spenderli.
I consumi cresceranno, l’occupazione aumenterà e lo Stato incasserà molto di più.
E se così non fosse, pazienza. Facciamo una prova, almeno, vediamo cosa succede.
Se dopo, diciamo, sei mesi i consumi saranno ancora così bassi, magari torniamo al 21%, o al 22%, o al 25%, insomma, fate un po’ come volete, professori.
Doppiovubi è stufo dei se e dei modelli teorici. Non puoi studiare per tutta la vita come si pilota un F-35, prima o dopo devi salire e accendere i motori, e provare se davvero ci va, a uno virgola sette volte la velocità del suono (e ci va).
Cominciamo a provare, non abbiamo niente da perdere.
Cambiamo cura, e vediamo se al bambino scende la febbre. 
A meno che a qualcuno non interessi, in realtà, far morire il bambino.

(2-segue)

W.B.

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