Noi non siamo frullatori



Già, le clementine. E’ del tutto inutile che Doppiovubi scriva che facciamo cose senza essere consapevoli del significato, se lui stesso non fa altrettanto.
Ogni tanto, lungo il proprio percorso, bisogna fermarsi.
La strada è lunga, e polverosa.
Guardare dietro di sé. Dove siamo arrivati, sin qui.
Guardare davanti a sé. Dove stiamo andando.
L’orizzonte.
Se uno non si ferma, e riflette sulla strada che ha fatto, e che ancora gli manca, corre il rischio di essere travolto dalla ciclità della vita. Dopo un giorno ne arriva un altro, poi una settimana, poi un mese, poi un anno. Eccetera.
Ma la vita non è girare in cerchio.
La vita ha una direzione.
La freccia del tempo ha una direzione.
E allora, smettete un attimo di leggere e chiedetevi con me, Dove sto andando.
Che cosa sto costruendo, nella mia vita.
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Meglio non pensarci, vero? Molto meglio rimettersi in corsa, e fare cose, in modo tale da non riflettere.
Abbiamo paura di scoprire, se ci fermiamo a considerare la strada, che siamo privi di uno scopo, e, quindi, che la nostra vita è priva di reale significato.
Terribile.
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Tornando a noi, perché - per esempio - Doppiovubi ha scritto quasi seicento post in sei anni e mezzo? Ha riempito l’equivalente di un Signore degli Anelli, visto che alcuni post sono corposi, mica poche righe.
E voi, perché leggete i post di Doppiovubi? Perché proprio adesso lo state facendo? Perché non fate qualcosa di diverso?
Perché andate su Facebook? Di che cosa, realmente, davvero, avete bisogno?
Che cosa stiamo cercando? Siamo davvero interessati alla fotografia di un gattino con la pistola in mano, o a un video di gente che casca in situazioni bizzarre, o a frasi curiose e originali? Oppure stiamo solo scappando dalla Domanda? Quella Domanda che ci assilla da quando avevamo quindici, sedici anni, e non ci ha più lasciato, e ci segue come un’ombra, e ogni tanto ci picchietta sulla spalla, per ricordarci che lei è sempre lì, anche se cerchiamo di fare mille cose, di vivere centomila esperienze, lei è sempre lì.
La Domanda.
Perché?
Oggi ciascuno di voi farà qualcosa. Qualcuno farà qualcosa in cambio di denaro. Qualcuno farà qualcosa perché deve farlo, e non può non farlo. Tutti arriveremo in fondo a questa giornata - vivi o morti, ci arriveremo. E quando saremo arrivati in fondo, ci occorrerà un significato.
Molto probabilmente, questo significato lo rimanderemo a domani, se saremo vivi.
E così via.
Abbiamo bisogno di fermarci.
Prima di proseguire, abbiamo bisogno di fermarci, e di capire.
Non siamo macchine, anche se gli “scienziati”, i medici e soprattutto i farmacisti fanno di tutto per trattarci come tali.
Non siamo macchine.
Un frullatore va avanti senza capire la sua funzione.
Esce dalla fabbrica. Viene tolto dalla scatola - che bello, che bello, come frulla bene mamma -, viene acceso. Lui frulla. Non si chiede perché, frulla e basta.
Poi riposa, poi viene acceso. Poi viene spento, poi viene acceso. Frulla, e riposa.
Poi viene messo in uno scaffale, al buio. Non viene usato per un lungo periodo.
Non si pone domande, rimane lì, al buio. Aspetta, in silenzio. E’ spento.
Poi un bel giorno viene preso, guardato con perplessità - che cosa ne facciamo di questo, occupa solo spazio - e viene buttato in una discarica, insieme ai rifiuti elettronici.
Noi non siamo frullatori.
O forse sì.
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La strada è polverosa - qualche volta, insopportabilmente polverosa -, e lunga.
Percorriamola insieme, amici, e fermiamoci a riflettere, ogni tanto.

W.B.

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