Le Cronache di Doppiovubi Carabiniere (4)
Ci misi
un bel po’ a riprendermi da quel duro colpo (*). Mi spedirono per l’appunto a
Roma, il che voleva dire tornare a casa una volta ogni tanto. La licenza
infatti era di 36 o di 48 ore: con una licenza così breve, andare e tornare da
Roma a Milano – all’epoca il viaggio durava sei ore abbondanti, con gli
spostamenti da e per il treno quasi otto, moltiplicato per due fanno sedici ore
– diventava un bel problema, soprattutto con la licenza di 36 ore (a parte i
costi e lo sbattimento (**), naturalmente). E poi il treno non è lì che ti
aspetta, parte quando vuole lui, un po’ come la mosca che se vuol volare, vola
(***). All things considered, sarei
tornato a casa una volta al mese, o giù di lì. Gli eventi hanno delle
conseguenze. Tutti gli eventi. In genere hanno più di una conseguenza. E poi
dalle conseguenze nascono altre conseguenze. Divertitevi a mettere su carta gli
eventi che vi accadranno oggi. Provate a vedere quali effetti ne scaturiranno e
così via (e poi verificate alla sera le vostre previsioni). Un singolo evento
può generare effetti del tutto imprevedibili. La rarefazione della mia presenza
a Milano, per esempio, generò un notevole distacco con la fidanzata dell’epoca –quella
il cui padre era amico del maledetto colonnello- (****), il quale distacco
generò un raffreddamento, il quale raffreddamento generò il germe che
sviluppandosi, di lì a non molto avrebbe fatto crescere sulla testa di Doppiovubi
un bel paio di corna, arcuate e lucide.
Ma
quello che accadde quando arrivai a Roma ebbe dell’incredibile.
Fatti
sinistri, inquietanti e incredibili.
(segue)
W.B.
(*) La
botta fu acuita dalla illusione di rimanere vicino a casa; se non mi fossi
creato aspettative, la delusione sarebbe stata accettabile. Cercate di non
crearvi illusioni, per soffrire di meno. Il che non significa che non dobbiate
programmare grandi progetti per il vostro futuro.
(**)
Avrete notato che Doppiovubi sta usando un linguaggio non propriamente
raffinato, ma si tratta di ars retorica,
nel senso che egli quintilianamente sta adeguando l’eloquio attuale a quello
del Doppiovubi dell’epoca, che parlava appunto così; questo artifizio dovrebbe
rendere più credibile la narrazione.
(***)
Cfr. su Google “la diplomazia degli insetti”.
(****)
Uno dei misteri più insondabili dell’universo è il motivo per cui Word quando
metti una frase tra i trattini ti modifica sempre il primo trattino – facendolo
più lungo - (eccolo là) e quando tu chiudi la frase con il trattino finale, il
secondo trattino (qualche volta, non sempre), è più corto, e allora devi
tornare indietro ad accorciare il primo trattino, oppure te ne freghi e lasci
le cose così, a scapito della simmetria e quindi della bellezza (la simmetria è
bellezza, oggettivamente; il divino è simmetrico). Le spiegazioni sono soltanto
due: o c’è un daimon all’interno del software, che si diverte così, oppure i
programmatori si sono compiaciuti nel mettere un po’ di caos, confidando nel
fatto che di utenti che stanno lì a guardare la simmetria dei trattini non ce
ne siano poi in circolazione così tanti.