Le Cronache di Doppiovubi Carabiniere (6)
E fu
così che mi raccontarono la storia.
Prima
che io arrivassi, il mio letto - il terzo di quattro - era occupato da un
carabiniere ausiliario, anch’egli lombardo, un ragazzo di vent’anni. Viveva a Milano, in
periferia, se non ricordo male a Quarto Oggiaro.
Da un po’
di tempo aveva litigato, per motivi futili, con il comandante della Stazione,
un maresciallo napoletano. Non è una mossa intelligente scontrarsi con il maresciallo. Più in generale, non è una bella mossa scontrarsi con chi è più forte di te. Ricordatevelo.
Il giovane soffriva la lontananza da casa.
Il giovane soffriva la lontananza da casa.
La
soffriva tanto. Troppo.
Il
maresciallo - avendo capito che il ragazzo aveva bisogno di una licenza lunga -
fece il possibile per impedirgli il rientro a Milano. Durante il giorno lo
vessava con ordini che avrebbero mandato fuori dai gangheri chiunque,
figuriamoci uno come lui, ormai palesemente in stato di depressione.
Una
volta gli ordinò di pulire e lucidare le moto di servizio dei carabinieri,
millimetro per millimetro. Una cosa da Dai la cera, togli la cera, ma senza lo spirito educativo del Maestro Miyagi. Quando si avvicinava il fine-settimana, poi, gli
rifiutava la licenza. Invariabilmente.
La
situazione stava diventando intollerabile.
Una sera
il milanese uscì in compagnia di altri ausiliari, in borghese, per il solito giretto
in centro. Era il settembre del 1992.
Il
gruppo arrivò in piazza Navona. Si avvicinarono a un cartomante. Il carabiniere
di Milano, spinto dai commilitoni, si sedette per farsi fare le carte. Così,
per gioco.
Dopo qualche
minuto, il cartomante divenne bianco in volto e gli disse, Vai via, non voglio
niente, siamo a posto così.
Il
ragazzo, sbruffone, incuriosito, ma anche un po’ impaurito, volle insistere, Dimmi, che cosa
hai visto nelle carte, dimmelo.
E, dopo
qualche insistenza, il cartomante gli disse, Mi dispiace, tu morirai entro una
settimana.
(segue)