Le Cronache di Doppiovubi Carabiniere (14)



“Sono fottuto… sono fottuto… sono fottuto…”
Come Don Abbondio pronunciava ripetutamente con ansia le parole Son servito, la sera dell’incontro co’ bravi, così Doppiovubi passeggiava avanti e indietro nel suo box, come una tigre in gabbia, aspettando che venissero le 06:00, per tornare in stazione e cercare una difesa estrema.
Doppiovubi passò dunque un’oretta tra le più brutte della sua vita. Dipinse gli scenari peggiori, si vide in cella, pensò ai suoi genitori, che erano così orgogliosi per il suo cursus honorum, quale era stato fino a quel momento, dover giustificare con tutti il motivo per cui il servizio militare del figlio durava diversi anni, anziché uno. Pensò alla sua fedina penale, irreversibilmente macchiata, e vide di conseguenza che tutte le strade, sia per i concorsi pubblici, sia per le assunzioni private, per lui sarebbero state sbarrate, nonostante una laurea - come si suol dire - brillante. Tutto alle ortiche.
Che figura di super-merda.
Pregò sua nonna, morta nel 1992, pochi mesi prima, tutti i santi e persino la madonna (*).
Provò a razionalizzare, pensò che il brigadiere - che ovviamente si sbagliava - avrebbe dovuto dimostrare le sue accuse, ma poi scosse la testa, davanti a un giudice militare ci sarebbe stata la parola di un brigadiere, un sottufficiale di professione, contro quella di un pischello ausiliario. Nessuna speranza.
Pensò che i due carabinieri con i quali, secondo la presunta accusa, lui aveva giocato a carte, avrebbero potuto negare il fatto, corroborando la sua posizione. Poi si disse, Negare il fatto avrebbe significato accusare indirettamente il brigadiere di aver mentito, e quindi di aver calunniato un carabiniere innocente. Sarebbe scattato l’istinto di sopravvivenza, e avrebbero forse attestato il falso, cioè che io ero lì con loro. Oppure non sarebbero stati nemmeno sentiti, bastando la parola del brigadiere.
Quando furono le 05:59, mollai tutto, misi a tracolla l’M12 e corsi alla stazione.
La drammatica sfida andava a cominciare.

(segue)

W.B.
  
(*) All’epoca Doppiovubi “credeva” ancora nei santi, nella madonna e nell’influenza dei morti sulle nostre vite. Colposamente, non aveva ancora fatto mente locale sul pilastro della Parola, cioè non avrai altro Dio all’infuori di me. Oggi gli è perfettamente chiaro che il destinatario delle preghiere deve essere Uno soltanto. Il resto - spiace dirlo, in questi tempi, ma è vero - è idolatria.

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