Le Cronache di Doppiovubi Carabiniere (12)
Quella
notte Doppiovubi aveva portato con sé in garitta la configurazione completa,
cioè libri, miniTV, radio, etc. etc., insomma come si suol dire era bene
attrezzato.
Aveva
trascorso un turno accettabile, e non si era mai appisolato, nemmeno per un
minuto.
Verso le
cinque del mattino, il sonno in genere scompare. Superata la soglia delle tre e
oltre le quattro, ormai è (quasi) fatta. Alle cinque Doppiovubi era sveglio
come un grillo (non esageriamo).
Arrivò
il brigadiere, con il librone e una bic
in mano, per controllare il carabiniere di guardia e prendere nota dell’esito
della verifica.
Il
brigadiere era un romano de Roma. Un
tipo abbastanza simpatico, ma di quelli che non riesci mai a capire se ti
vogliono fregare o no. In effetti.
Entrò
nel box, si appoggiò al tavolo e cominciò a scrivere con uno strano cipiglio.
“Buongiorno.”
- mi disse freddamente.
“Buongiorno,
brigadiere.”
Oltre al
cipiglio, aveva anche un tono effettivamente strano.
“Lei
dov’era stanotte?” - mi chiese il brigadiere senza alzare lo sguardo dal libro.
I motivi
di preoccupazione erano ben tre.
Il
primo, appunto, il tono del brigadiere. Non mi piaceva per niente.
Pensai,
forse avrà passato una brutta nottata, capita.
Il
secondo, mi aveva dato del lei. Ormai
da settimane c’era una certa confidenza, e si parlava da pari a pari.
Pensai,
forse ha ritenuto di tornare alle formalità (*).
Il
terzo, naturalmente, la natura della domanda, che non lasciava presagire niente
di buono.
Pensai,
forse sta scherzando, anche se sono le cinque del mattino.
Poi
notai un particolare che ai più sarebbe sembrato insignificante, ma che aveva
un’importanza decisiva. C’eravamo solo io, lui e qualche gatto randagio, ma teneva il cappello in testa.
“Dove
vuole che fossi, brigadiere? Qui.”
Deglutii
e mi adeguai al lei.
Tutte le mie
congetture stavano per rivelarsi come grossolanamente sbagliate.
(segue)
W.B.
(*) Come
ha sempre detto la madre di Doppiovubi, la
troppa confidenza toglie la riverenza.