L'orizzonte

Su input del suo migliore amico, il quale gli ha regalato il relativo DVD per Natale, Doppiovubi ha visto The next three days, film del 2010 (uscito in Italia nel 2011) del regista canadese Paul Haggis.
Il protagonista è Russell Crowe.
Il motivo per cui PIM ha indotto Doppiovubi a vedere questo film è il seguente: secondo PIM, il personaggio interpretato da Crowe è troppo Doppiovubi. In effetti Doppiovubi, dopo la visione, ha detto, Sì, sono troppo io. L'unica differenza è che Doppiovubi ha qualche piano strategico di riserva in più, nel caso in cui la situazione precipiti, piano che è tenuto strettamente riservato, e di cui nessuno sul pianeta Terra è a conoscenza (a volte talmente segreto che non lo conosce nemmeno lo stesso Doppiovubi). In genere si parla di piano B; Doppiovubi ha una serie di piani contraddistinti da numerose lettere dell'alfabeto (e per quando la situazione si dovesse fare davvero drammatica si passa all'alfabeto greco). 
Andy Dufresne, al confronto, non è nessuno (giusto per rimanere in tema di evasioni leggendarie).
Comunque, se proprio volete conoscere Doppiovubi, potete senz'altro studiare la psicologia di John Brennan, il protagonista del suddetto film (che quindi è la stessa psicologia del regista, che è anche sceneggiatore, in questo caso).
Detto questo, Doppiovubi è andato a guardarsi la faccia di Paul Haggis, il regista (vediamo un po' che faccia ha questo Haggis che la pensa proprio come la penserei io).
Doppiovubi crede molto nelle facce. Non nel senso fisiognomico di J. K. Lavater - che teorizza una predisposizione genetica, mentre è noto che Doppiovubi ritiene che non si nasca in un certo modo ma che si diventi in un certo modo - bensì nel senso che la faccia - se osservata molto a lungo e con estrema attenzione - disvela la natura del soggetto, la vita che ha trascorso, i problemi e le gioie che ha avuto, le sue speranze, il suo grado di intelligenza, e molto altro (Antonio Di Pietro - a proposito, provate a osservarne la faccia - direbbe "e quant'altro", espressione di una volgarità unica). Provate invece a studiare la faccia e l'incredibile sguardo di Baudelaire, e scoprirete di lui molto più che ciò che si ricava dalla lettura dei Fiori del male (opera peraltro assolutamente sublime). Baudelaire, quando ti guarda, penetra nella tua anima.
Ebbene, la faccia di Paul Haggis rivela una natura profonda. Ma non è di Paul Haggis che Doppiovubi vuole parlare - e comunque  Haggis è bravo -, bensì delle facce in generale, e in particolare di come le facce si presentano alla inquadratura della fotografia (la regola varrà anche per il ritratto dei tempi passati, quando la fotografia ancora non esisteva).
Orbene, Doppiovubi alcuni anni fa ha individuato un criterio empirico per discernere i deficienti dai geni, a seconda di come si presentano alla fotografia o al ritratto.
In genere il deficiente si mette in posa guardando l'orizzonte, lontano dalla camera o dalla fotocamera. Sguardo sognante e un mezzo sorriso, se non un sorriso pieno.
Il genio invece guarda fisso nell'obiettivo, e normalmente non ride, anzi è serio (sia detto per inciso, Doppiovubi odia le foto in posa, l'unica fotografia che andrebbe presa è quella rubata, e odia ancora di più i sorrisi nelle foto - a meno che non siano del tutto spontanei, come quelli dei bambini, a patto che la mamma fotografa non pretenda il sorriso a fini di archivio Mulino Bianco -, e con ciò Doppiovubi si rende conto di aver fatto inorridire, e irritare, almeno il novanta per cento dei suoi lettori, ma pazienza). Certo, può accadere che il genio guardi l'orizzonte, ma in tal caso non lo guarda perché si è messo in posa, bensì perché l'hanno ripreso, a sua insaputa, mentre stava davvero guardando l'orizzonte (capita).
La Feltrinelli da qualche anno ha adottato questa particolare strategia di immagine, per cui espone fotografie ingigantite di cosiddetti "grandi" (che spesso sono grandi solo perché la loro fotografia è stata, appunto, ingigantita) della letteratura o del cinema. Provando ad applicare il criterio doppiovubista, vi divertirete un po'. Quasi tutte le facce esposte - non si dimentichi l'area ideologica feltrinelliana - guardano l'orizzonte e sorridono come per dire Sono il migliore di tutti, io vedo quello che gli altri non vedono perchè ho capito tutto, voi non valete niente.
L'unico che guarda in camera, con gli occhi fissi un po' dubbiosi e spauriti,  e ovviamente senza sorridere, è un certo Woody Allen.

W.B.

Post scriptum: cari lettori, se nelle fotografie voi amate mettervi in posa e sorridere, non è detto che siate deficienti (potrebbe semplicemente voler dire che siete stati condizionati, probabilmente da bimbi, a fare così). Se però guardate l'orizzonte, non c'è dubbio che lo siate, deficienti. Per inciso, Doppiovubi spessissimo si è messo in posa a guardar l'orizzonte, nelle sue fotografie. Si pone dunque un paradosso zenoniano: se Doppiovubi, in questo post, ha ragione, lui stesso è un deficiente; ma se è un deficiente, non può aver ragione, (almeno) con riguardo al contenuto di questo post.

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