Forte perché libero

E' iniziata anche la campagna elettorale per la Regione Lombardia.
Il Partito Democratico, tra gli altri, sostiene l'avvocato Umberto Ambrosoli. E' figlio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli.
Giorgio Ambrosoli fu assassinato nel 1979 da William Joseph Aricò con una .357 Magnum.
Uno dei tre figli di Giorgio Ambrosoli, Filippo, architetto, morì nel settembre 2009. La notizia raggiunse la sua famiglia mentre era in corso una cerimonia - all'Università Bocconi - per ricordare la morte del padre.
*** *** ***
I manifesti elettorali di Umberto Ambrosoli lo ritraggono in bianco e nero. Indossa un maglione e la camicia. Non porta la cravatta. Anch'egli, come Bersani, mostra la mano sinistra. Sulla mano sinistra si vede bene l'anello nuziale. E' sposato con Alessandra Bersino. Non Bersani, Bersino. Alessandra Bersino fa l'avvocato.
Anche Umberto Ambrosoli, come Bersani, appoggia la mano sinistra al mento.
*** *** ***
In un angolo della fotografia si scorge, in verticale, il nome del fotografo.
Si tratta di Gianluigi di Napoli. La "d" è scritta minuscola. C'è differenza tra la "d" maiuscola, nei cognomi, e la "d" minuscola. In questo caso è minuscola.
In genere si vede scritto "fotografia di". In questo caso c'è una sigla. PH. Sta per "photograph" o "photographer", pensa Doppiovubi.
*** *** ***
Il termine slogan deriva dal gaelico scozzese "sluagh-ghairm". Sluagh significava "nemico" e ghairm "urlo". Le due parole insieme volevano dire "grido di battaglia".
*** *** ***
Lo slogan di Umberto Ambrosoli è "FORTE PERCHE' LIBERO". Un nesso causale.
Vicino alla sua faccia c'è un cloud che compone la regione Lombardia. Spiccano, sulle altre, alcune parole in rosso: "MORALITA'", "LAVORO" ed "EUROPA".
*** *** ***
A parte l'europeismo o anti-europeismo, Doppiovubi deduce che tutti gli altri candidati, deboli perché servi, propongano immoralità e disoccupazione.
Quindi, Ambrosoli va bene. Doppiovubi non vorrebbe candidati servi, e quindi deboli, né immoralità, né disoccupazione.
Quindi, Ambrosoli va bene.
Abbastanza bene. 
Forse.

W.B.

Post popolari in questo blog

Allahu Akbar.

Domenica sono stato alla libreria Feltrinelli di piazza Duomo. Cercavo una di quelle poltrone nere, tipo Frau, dove ti puoi sedere per sfogliare un libro prima di comprarlo. Tante volte la gente ci si siede solo perché è stanca. Forse è l'aria condizionata della Feltrinelli che ha dentro qualcosa che ti fa stancare. Di sicuro emana un cattivo odore, sa di minestrone. Sabato pomeriggio in corso Buenos Aires c'era una manifestazione pro-Gaza. Impressionante sentire centinaia di persone gridare Allah è grande, impressionante sentirlo gridare in arabo. In genere le nostre manifestazioni sono ricche di voci femminili, per cui il coro di protesta è leggermente acuto, si percepiscono chiaramente le ugole delle donne che vibrano e stridono. Questa volta il coro, nel complesso, aveva toni bassi, gutturali, cupi, cavernosi. Molto, troppo. Intimoriva. Allah è grande. Non c'era nemmeno una poltrona libera. Vagavo con due libri sotto il braccio, assediato dal caldo opprimente e dal catt
Continua a leggere

Come si scrive un'enciclopedia

Il punto è che il redattore della voce di Wikipedia ha scritto “mostro”. Ha scritto che la chimera è un “mostro”. Già lì, ci troviamo di fronte a una prima difficoltà. “La chimera è un mostro…”. Tutti i vocabolari e tutte le enciclopedie - che si copiano un po’ gli uni con le altre, quando devi scrivere un vocabolario ex novo devi pur cominciare da un altro vocabolario, è come costruire una gru, come fai a costruire una gru se non disponi già di un’altra gru più alta (*) – cominciano la definizione di “chimera” con “mostro”. Ed è noto che la prima parola di una definizione è la più importante, perché definisce la categoria . In teoria si può immaginare un vocabolario/enciclopedia, fatto solo di categorie, dove a ogni parola corrisponda non una definizione completa, ma solo una parola, ovvero la sua categoria. Per esempio, alla voce “suncus etruscus” troveremmo soltanto la parola “mammifero” (**). (segue) W.B.   (*) Ricordo che ventitré anni fa su Radio Popolare,
Continua a leggere

Quasi tutti i TV erano chiaramente sintonizzati su Telereporter

Tutti coloro i quali hanno vissuto a Milano negli anni '80 sanno perfettamente che il venerdì sera, dopo mezzanotte, Telereporter - contro la legge - trasmetteva film pornografici veri e propri. Non filmetti con E. Fenech che si fa la doccia e si insapona e R. Montagnani che la spia dal buco della serratura, non filmetti con C. Russo che vestita da professoressa si china verso la cattedra e A. Vitali che strabuzza gli occhi e simula uno svenimento, bensì veri e propri pornazzi - come si dice - con qualsiasi tipologia di introduzione di parti maschili in qualsivoglia luogo accessibile di natura femminile (all'epoca non era ancora così diffusa la pornografia omosessuale o bisessuale, per quanto ne sappia Doppiovubi, ma non è il suo campo). Il giovine Doppiovubi, che all'epoca aveva sedici/diciassette anni, e quindi la carica ormonale a livelli esplosivi, come ogni maschio che si rispetti alle 00:30 si sintonizzava religiosamente su Telereporter. Sia detto che Doppiovubi
Continua a leggere