Il mito della velocità (3)
Dicevamo che la velocità implica uno spostamento da un punto
“a” a un punto “b”, nello spazio.
Un corpo - dicevamo - che non ha alcuna velocità, è
immobile.
Se il corpo è dotato di volontà, quindi se si tratta di un
uomo e non di un sasso, è il corpo stesso a voler andare al punto “b”.
Perché un uomo si vuole spostare?
Come -anche- dice la Qabbalah, l’uomo è mosso costantemente
dai desideri. L’uomo non vuole semplicemente “essere”, ma desidera
continuamente “divenire” qualcosa di diverso da quello che già è.
Tutta la vita, potremmo anche dire, rappresenta un costante
movimento verso qualcosa di diverso rispetto a quello che si è. La vita dopo la
morte sarà caratterizzata da assenza di desiderio.
In vita, ora, entrano in gioco il tempo - che è necessario
per “divenire” - e lo spazio, all’interno del quale ci si muove per raggiungere
il luogo (spazio-temporale) dove si trova la nuova situazione desiderata.
Il desiderio è tale per cui si vuole arrivare al risultato -
cioè alla realizzazione del desiderio - il prima possibile. Non esiste un
desiderio che non sia connaturato alla pressione di doverlo realizzare quanto
prima.
Quando vuoi qualcosa - ossia assumere un altro e diverso
stato spazio-temporale - lo vuoi adesso, non riesci a rimandare la
soddisfazione. Il rinvio della soddisfazione causa sofferenza. L’uomo vuole
realizzare subito i suoi desideri.
Come un bambino piccolo.
(segue)
W.B.