Il mito della velocità (7)



Che ci siano tempi scanditi dalla Natura, non c’è dubbio.
Il cuore, il quale non obbedisce a dettami pubblicitari, normalmente batte a un certo ritmo, diciamo fisiologico. Il sangue percorre la sua strada, dal cuore alla periferia e ritorno, in tempi fisiologici. Il respiro non è governato dalla nostra volontà, e anch’esso ha un ritmo e -quindi- una velocità (anziché metri al secondo, respiri al minuto). Le nostre cellule hanno tempi scanditi, che noi normalmente non conosciamo, ma li hanno eccome. Se guardiamo poi alla velocità degli esseri inanimati - la Terra, per esempio - notiamo che anch’essi seguono tempi precisi, e quindi velocità defilnite. In questo momento la Terra, pur non avendo un micro-processore al suo interno che ne controlla i movimenti (o forse sì, chissà), sta viaggiando nello spazio a 30 chilometri al secondo (al secondo, non all’ora), e noi su di lei e con lei (*). Sta viaggiando alla stessa velocità, sempre 30 chilometri al secondo, da svariati miliardi di anni. Quella è la sua velocità “giusta”.
Quindi sicuramente esiste una velocità oggettiva, che anche noi dovremmo tenere. Non è vero che più siamo veloci, e meglio è, così come non è vero che più siamo lenti, e meglio è, così come non è vero che si debba tenere “una via di mezzo”.
C’è una velocità giusta,  che dobbiamo osservare e mantenere, nel fare le cose.
Che è quanto andremo adesso -finalmente- a scoprire.

(segue)

W.B.

(*) Per questo, a rigore, l’affermazione che ho formulato qualche post fa, secondo la quale i morti sono immobili, è sbagliata. I morti - rispetto al sole - si stanno muovendo a trenta chilometri al secondo, come tutto il resto. Un morto, dunque, rispetto al sole, è molto molto più veloce di un F35 americano rispetto al morto. Nel dettaglio, un morto viaggia circa cinquanta volte più veloce di un F35. Sia pure in termini relativi.

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