Il mito della velocità (2)
In fisica, la velocità è il risultato del rapporto tra lo
spazio e il tempo. Cioè, la velocità implica uno spostamento.
Il corpo “a” si muove da un punto “x” ad un punto “y”, in un
certo tempo.
Dalla suddetta relazione ricaviamo che in assenza di tempo -
ergo, per esempio, quando saremo morti - non è concepibile la velocità (vi
lascio qualche secondo per riflettere sulla situazione; in realtà bisognerebbe
pensarci per alcune ore, o per alcuni anni, ma voi siete molto veloci, quindi
vi bastano pochi secondi).
Quando saremo morti - non intendo dire quando saremo dentro
una bara o dentro un’urna (perché è chiaro che in quel frangente dal punto di
vista materiale saremo immobili) - la nostra velocità sarà necessariamente pari
a zero. Mi riferisco al momento in cui non avremo più alcun corpo, e saremo
puro spirito.
Ovviamente il ragionamento vale soltanto per quelli tra noi
che - avendo creduto - vivranno per sempre (gli altri si spegneranno,
irrimediabilmente).
In quella situazione, dunque, non ci sarà velocità, perché
non ci sarà tempo. Senza il tempo, l’equazione non sta in piedi.
Uno si chiede, chissà come sarà (sarebbe) davanti a Dio,
essere al suo cospetto. Probabilmente non ci sarà alcun “davanti”.
E’ difficile concepire l’assenza di velocità, che a sua
volta implica l’assenza di qualsiasi spostamento, il che potrebbe voler dire
non tanto l’immobilità assoluta quanto la contemporanea presenza in ogni luogo
(in assenza di materia, questa sembrerebbe essere l’unica soluzione, secondo la
nostra logica).
Tornando alla vita terrena, e quindi alla velocità materiale,
c’è da chiedersi quale sia la velocità giusta da tenere. Teoricamente possiamo
scegliere (*) la nostra velocità: possiamo decidere se muoverci come i bradipi,
cioè a zero metri al secondo, ovvero a qualche centimetro al secondo, oppure
correre all’impazzata.
All’interno di questi due estremi, come sempre, esiste tutta
una graduazione di possibili velocità intermedie.
Fermo restando che Doppiovubi non crede al brocardo “in
medio stat virtus”, perché quest’ultimo si rivela fallace e dannoso in
moltissime occasioni (come, per esempio, iniettarsi eroina, ma in modo parco, o
insultare un vigile urbano, ma con moderazione), a quale velocità è giusto
muoversi?
(segue)
W.B.
(*) Ricordatevi sempre che Doppiovubi non crede nel libero
arbitrio (materiale), bensì è rigidamente determinista. La locuzione “scegliere”
dunque è scritta solo formalmente, in quanto sostanzialmente è un concetto del
tutto vuoto, pura convenzione linguistica.