Il mito della velocità (17)
Secondo l’art. 1218 del Codice civile, norma “cardine”, “il
debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al
risarcimento del danno, se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato
determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non
imputabile”.
I lettori più attenti - che hanno seguito gli ultimi post - avranno
subito notato l’avverbio “esattamente”. Il legislatore, qui, non ha osato
adoperare la diversa espressione “perfettamente” (riservata spesso - ma a mio
avviso erroneamente - a una sfera non umana), ma il concetto è quasi il
medesimo.
Su questa norma, a commento, sono state scritte centinaia di
monografie. Tuttavia gli interpreti raramente si soffermano sul significato
dell’avverbio “esattamente”.
Il Codice civile del 1865, alla norma corrispondente, seppur
con una diversa formulazione, usava lo stesso avverbio: “chi ha contratto un’obbligazione,
è tenuto ad adempierla esattamente e in mancanza al risarcimento dei danni”. L’adempimento
“esatto” non è più riferito alla “prestazione”, come nel 1942, ma all’“obbligazione”.
All’epoca, nei bei tempi andati (*), si pretendeva che il
debitore eseguisse i suoi comportamenti - finalizzati alla soddisfazione del creditore
- “esattamente” (**). In realtà lo si pretende ancora, perché queste norme sono
assolutamente - vien da dire “perfettamente” - in vigore.
Siamo in un periodo storico in cui quasi niente viene
compiuto “esattamente” (o “perfettamente”), e anzi spesso le azioni sono
compiute malamente. In linea teorica, a rigore, siamo, o saremmo, tutti
costantemente inadempienti.
Ma che cosa significa “esattamente”? Qual è il confine al di
là del quale la prestazione si può dire “esatta”, e al di qua del quale essa si
definisce “inesatta”?
Un tramviere che fa vomitare un passeggero, per il suo modo
nervoso di guidare, ma che lo porta in orario a destinazione, compie forse la
prestazione “esattamente”? Trenitalia, nel momento in cui - pur portandoti a
destino sano e salvo, e in orario - ti fa viaggiare sul suo treno senza la
corrente elettrica e quindi con il portatile inutilizzabile, ha forse adempiuto
“esattamente”?
(segue)
W.B.
(*) Nel Code Napoléon del 1804 (il “Code civil des français”),
da cui è derivato il nostro Codice civile del 1865, non v’è traccia dell’avverbio
“esattamente”, negli articoli corrispondenti, che sono il 1146 e il 1147 (si
parla solo di “inexécution de l’obligation”). Ma, i francesi, ormai li
conosciamo.
(**) Si noti bene che noi tutti - una volta che siamo inseriti nella Società - rivestiamo continuamente il ruolo di “debitori”, e non solo di prestazioni di denaro, anzi, spesso il denaro non c’entra. Di qui l’importanza di comprendere l’espressione “esattamente”, che accompagna moltissimi atti della nostra esistenza.