Il mito della velocità (10)



“… le mieux est l'ennemi du bien.”, dunque.
L’idea che emerge da questo aforisma - ripreso in molte versioni (“l’ottimo è nemico del buono”, è la più frequente) e in varie lingue e culture - è che l’uomo debba essere consapevole dei suoi limiti, e che quindi sia comunque meglio far “qualcosa” - pur con molte imprecisioni e difetti - piuttosto che ricercar la perfezione, che sarebbe una chimera (*), e ritrovarsi infine, e così, a non concluder nulla (**). Alla base di questo ragionamento c’è la (estrema e vieppiù ridotta) scarsità della risorsa “tempo”: dato che non abbiamo a disposizione un tempo illimitato (***), per arrivare a un qualche risultato siamo - saremmo - costretti ad auto-limitarci, e, volontariamente, a non puntare alla perfezione, cioè all’ottimo, bensì a un più realistico “buono”, un “giusto mezzo” (che è un eufemismo per dire mediocrità). In linea teorica, avremmo una ipotetica scala graduata, agli estremi della quale ci sarebbe, da una parte, un’azione compiuta perfettamente e dall’altra parte la stessa azione, ma compiuta, come si suol dire in ambienti non accademici, “col culo” (questo secondo estremo è il più diffuso nella Società Moderna). L’aforisma in discussione colloca il punto - ritenuto giusto, del dover essere - più o meno a metà.
Doppiovubi, lo avrete capito, non è molto d’accordo.
Una nostra vecchia conoscenza, un certo Alessandro Manzoni, nel capitolo XXII del noto polpettone si riferisce proprio a quelli che “…predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov'essi sono arrivati, e ci stanno comodi.”.
E, almeno per questa volta, siamo troppo d’accordo con lui.

(segue)

W.B.

(*) Non dimentichiamoci che stavamo (stiamo) parlando proprio della chimera, e del mito.
(**) Si suol dire “meglio che niente”, peraltro con una certa mestizia. Guardando il lato negativo e pessimistico, la madre di WB dice sempre “meglio feriti che morti” oppure “niente è troppo poco”, che sono varianti della stessa idea.
(***) Non è un caso che Dio abbia a disposizione un tempo eterno (e, quindi, un non-tempo, un tempo eterno è una contraddizione in termini), e quindi Egli sia connaturato alla perfezione in senso assoluto.

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