Senza dirsi niente



E poi ci sono i bambini piccoli, i figli piccoli nelle famiglie normali, quelle per intenderci con un solo cognome e nessuna barca ormeggiata, e nelle famiglie normali si cresce con le dita sporche del cioccolato dei biscotti appoggiate sulla camicia buona della mamma, l’unica rimasta stirata, e la mamma per quella macchia, come fosse una ferita nella carne, soffrirà terribilmente e non avrà nessuno – tanto meno il suo uomo - con cui condividere quel dolore piccolo ma intenso e per lei importante, si cresce in mezzo a liquidi roventi e ghiacciati rovesciati su tavoli, magliette e materassi, anche se era ben stato gridato di fare attenzione, in mezzo a briciole disseminate che rimarranno per anni in luoghi inaccessibili, in mezzo a oggetti degli adulti usati come giocattoli, Non toccare, Guarda che lo rompi, Se lo rompi mi arrabbio, Non è un giocattolo, e infine naturalmente rotti, spaccati, distrutti irrimediabilmente, secondo il superiore principio entropico, e piedini scalzi e rapidi che scappano via consapevoli della colpa ma altrettanto sicuri del perdono, in mezzo ad armoniche a bocca sbavate di bava ricolma e brulicante di virus raccattati al parco-giochi grazie alla promiscuità infantile, Tieni papà, suonala anche tu, No, cara, grazie, e si cresce in mezzo a flauti che stridono note casuali e acutissime nel momento sbagliato, quello della invincibile e temibile stanchezza serale, in mezzo a peluches maltrattati e trascinati per la coda nei luoghi più polverosi e sbagliati e poi abbracciati teneramente o abbandonati crudelmente, in mezzo a sederini svelti ancora sporchi di cacca che corrono in giro felici e senza mutande, a docce con cascate d’acqua e pozze in giro per il bagno come fosse stata la caccia a Moby Dick, in mezzo a piatti rifiutati o non mangiati mai fino in fondo, a dolcetti voluti e negati dai genitori, e poi ancora voluti e concessi dai genitori, e poi pianti, Basta cartoni animati, e sorrisi, e comandi vani, e pianti, e sorrisi, e no, no, no, e sono no diversi ma sempre e comunque no, il no divino e lungimirante e potente del genitore e il no adamitico e ribelle e fragile del bambino, e pianti, e ordini non rispettati e sorrisi, stanchezza e frustrazione, perdoni, baci, Ancora un cartone mamma, Uno solo poi basta però, abbracci e poi ancora pianti, Avevamo detto l’ultimo, e lacrime e perdoni e sorrisi e bacini, Buonanotte papà, e occhi illuminati d’amore e abbracci, Ho mal di testa, Non ne posso più, Fai qualcosa anche tu, e padri deboli che non capiscono quelle madri, e madri forti che non capiscono quei padri, genitori esasperati e poi disperati che alla fine, inevitabilmente, litigheranno tra loro, e non ce la faranno mai, ma ci credono, e forse, sì, forse ce la faranno, e verrà un momento in cui si guarderanno e senza dirsi niente si diranno solo con gli occhi Perché non ne facciamo un altro, Sì.

W.B.

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