From the sixties

I (sud)coreani hanno lanciato il nuovo Samsung Galaxy S4, e per l’occasione si sono appoggiati, tra l’altro, su un gruppo musicale – diciamo gruppo musicale – davvero cool.
Il gruppo, lo saprete senz’altro di già, si chiama Icona Pop , nome che, è chiaro, non significa assolutamente niente.
Le partecipanti al gruppo sono due, cioè il minimo numerico-linguistico perché possa dirsi esistente un gruppo, e sono svedesi di Stoccolma.
Una si chiama Caroline Hjelt, e dall’immagine sembrerebbe anche una brava ragazza.



L’altra si chiama Aino Jawo.




Il singolo che le ha catapultate all’attenzione mondiale è I love it , che appunto è stato adottato nello spot del Galaxy S4. Ovviamente, il brano non l’hanno scritto le due ragazze, ma un piccolo team formato da un paio di svedesi e una celebre autrice inglese, Charlotte Aitchison, nota con il nome di battaglia Charli XCX.
Per chi non lo avesse ancora ascoltato, recte sentito, eccolo di seguito. E’ importante che guardiate tutto il video. Doppiovubi sa che vi sta chiedendo un sacrificio, ma abbiate pazienza e investite tre minuti, seppur spesi male. Particolare attenzione alle scritte.

https://youtu.be/UxxajLWwzqY


La trama è semplice ma interessante: la voce femminile cantante e narrante racconta, sostanzialmente, di essere stata lasciata dal suo uomo, di aver preso la macchina e di essersi schiantata contro il pilastro di un ponte – cose normali che fanno più o meno tutti -, di aver visto la macchina bruciare e il fatto liberatorio, il punto-chiave, è che la ragazza lasciata è contenta di veder bruciare la macchina (I love it) e soprattutto non gliene frega niente (I don’t care). Se la macchina fosse stata di proprietà dell’uomo che se ne è andato, sarebbe una sorta di vendetta, ma nel caso di specie è probabile che la macchina sia intestata alla stessa ragazza abbandonata, quindi siamo in presenza di un atto masochistico e diremmo quasi nichilistico.
Siamo al cospetto di una questione di emancipazione, è chiaro.
Quello che maggiormente interessa a Doppiovubi è il seguente passaggio, che è evidenziato nel video, come preannunciato, addirittura per iscritto.

You’re on a different road I’m in the Milky Way
You want me down on Earth
But I am up in space
You’re so damn hard to please
We gotta kill this switch
You’re from the seventies,
but I’m a nineties BITCH
I love it! I love it!

Dunque - lasciando perdere le geniali metafore spaziali - , you’re from the seventies, tu vieni dagli anni settanta, sei nato negli anni settanta (quindi sei una specie di matusa, sei venti anni dietro a me), mentre I’m a nineties bitch, io sono una bitch degli anni novanta, e questo (il fatto di essere una bitch degli anni novanta) lo amo, mi piace, così come amo veder bruciare la mia macchina schiantatasi contro un ponte.
Siamo giunti al punto cruciale.
Il significato di bitch.
Prima di arrivare alla interpretazione comune, cerchiamo di concedere alle due giovini svedesi – e ai loro poveri genitori che le sentono cantare col pugno alzato in giro per il mondo I’m a bitch , ma si sa, gli svedesi sono sempre stati molto liberali - il beneficio del dubbio. Diciamo che gli svedesi conoscono l’inglese molto bene, e quindi non si può parlare di errore. Peraltro, Charli XCX è nata nell’Hertfordshire, nel cuore del Regno Unito, e quindi un pochino di inglese in teoria dovrebbe conoscerlo.
Intanto bitch può essere un verbo (“mugugnare”, ed è seguito da about, es.: Moratti will bitch about Mazzarri ).
Oppure è un sostantivo.
Nel nostro caso è sicuramente un sostantivo. I’m a bitch.
Il primissimo significato è di natura zoologica. Ci si riferisce alla femmina del cane, e così si dice a terrier bitch. Ma anche la femmina del lupo, della volpe e (secondo l’Oxford Dictionary) curiosamente anche della lontra, un mustelide. Insomma, si può dire bitch per tutte le femmine dei canidi, nonché per la femmina della lontra. Non si può dire per altre specie di animali; per esempio, non si può dire a siamese bitch  (che vorrebbe dire tutta un’altra cosa, presupponendosi in tal caso una gatta di facili costumi).
In senso figurato, si può riferire a un essere umano, e in particolare a una donna.
L’Oxford se la cava elegantemente, traducendo a spiteful (cioè perfida) or unpleasant (cioè sgradevole) woman. Secondo questa traduzione, dire a una donna you’re a bitch dovrebbe significare sei una donna perfida oppure sei una donna sgradevole. Doppiovubi vi consiglia di non dire a una donna You're a bitch.
Ci sono poi due sotto-significati, sempre citati dall’Oxford, e si riferiscono il primo al black slang (dove, semplicemente, bitch vuol dire donna e nient’altro, il che, significativamente, la dice lunga sulla mentalità dei blacks), e il secondo è spiegato in termini di a person who is completely subservient to another, che non ha la classica connotazione che intenderemmo noi.
Fin qui, nessuna espressione davvero volgare, ma nessuno di questi significati sembra essere quello usato dalle Icona Pop.
Le cantanti hanno appena descritto un maschio che ha caratteristiche negative, lei cammina sulla via lattea, quindi è - in qualche modo - migliore.
Difficile pensare che canti Io sono una donna perfida.
Resta il significato tradizionale di bitch (*). Tuttavia, alcuni edulcorano l’espressione, e traducono Sono una stronza degli anni novanta.
Però, a questo punto, dobbiamo intenderci. Secondo la Treccani, stronzo – che deriva dal termine longobardo strunz  che significa appunto sterco – è così definito: “volgare epiteto ingiurioso, la cui connotazione offensiva si è andata via via riducendo con il tempo, fino a significare, genericamente, «persona inetta e incapace, o che comunque si comporta in modo criticabile».”.
Non ci siamo, dal contesto del video, sembra proprio che il significato sia un altro, con buona pace dei genitori delle due ragazze.
Sono cose tristi.
*
Due considerazioni conclusive.
Doppiovubi vi fa notare che tutte e due le cantanti Icona Pop sono nate negli anni ottanta, e sono più vicine ai trent’anni che ai venti. Barano sull’età, dunque, oltre a non essere, evidentemente, due bitches.
Infine, Doppiovubi, che è from the sixties, vi consiglia di ascoltare, anziché I love it, la sonata per pianoforte di Mozart, K545, la trovate facilmente su YouTube, e magari se ce l'avete, potete usare il Galaxy S4, per ascoltarla.
Undici minuti spesi bene.

W.B.

(*) Esiste un'altra possibilità. Come si legge su Wikipedia english, alla voce "Bitch (insult)", "In the context of modern feminism, "bitch" has varied reappropriated meanings that may connote a strong female (anti-stereotype of weak submissive woman), cunning (equal to males in mental guile), or else it may be used as a tongue-in cheek backhanded compliment for someone who has excelled in an achievement. For example, Bitch magazine describes itself as a "feminist response to pop culture." Feminist attorney Jo Freeman (Joreen) authored the "Bitch manifesto" in 1968:
"A Bitch takes shit from no one. You may not like her, but you cannot ignore her....[Bitches] have loud voices and often use them. Bitches are not pretty....Bitches seek their identity strictly thru themselves and what they do. They are subjects, not objects...Often they do dominate other people when roles are not available to them which more creatively sublimate their energies and utilize their capabilities. More often they are accused of domineering when doing what would be considered natural by a man.".
Dal calibro delle immagini del video - basti pensare ad Aino che rammostra un assorbente -, Doppiovubi ritiene, sommessamente, che tale particolare significato non sia stato tenuto presente al momento della redazione del testo della "canzone". Sarebbe come affermare, fatte le debite proporzioni, che nei film di Stallone ci sono chiari riferimenti all'epopea dell'Iliade. 

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