Libero, finalmente
Sono in trappola, non posso fuggire. Per ogni parte mi muovo, cerco una
via d’uscita, ma non c’è. Stavo vivendo una vita relativamente tranquilla, la
mia vita, quando è successo il fatto, e la mia esistenza è cambiata. Ho vissuto
momenti di disperazione, ma ora sono sereno. Quasi aspetto la morte. Sarebbe
stato meglio morire prima, forse. E forse sarebbe stato meglio non essere mai
nato. Vedo la crudeltà intorno a me, l’ingiustizia. Non ho fatto niente di
male, io, eppure loro mi fanno soffrire. E quando io sarò morto, tra non molto,
mi aspetto che ci sia giustizia. Adesso sono stanco, non ho più voglia di
cercare una via d’uscita, mi metterò qui, senza fare più niente, e aspetterò la
mia morte.
*
- Guarda papà, sembra che stia
dormendo. Forse è morto.
- Non è morto, sta aspettando.
La madre della bambina gli aveva
chiesto, Toglimelo da lì. Si trovava in una posizione difficile, sul soffitto.
Difficile da uccidere, avrebbe potuto scappare e non lo avrebbero trovato mai
più. E così lui aveva preso una scala, e aveva imprigionato il ragno in un
contenitore di plastica. Il papà e la bambina - incuriositi - lo avevano
osservato mentre cercava inutilmente una via d’uscita. Con le lunghe zampe
sondava ogni spiraglio, ma non c’era alcuno spiraglio. Dopo qualche minuto, il
ragno aveva desistito, si era adagiato sul fondo e aveva rannicchiato le zampe.
- Forse fa finta di essere morto.
- Forse, sì, forse fa finta.
- Mamma, il ragno sta facendo
finta di essere morto!
Il programma era quello di portare
il contenitore sul balcone e liberare il ragno. Ma poi uscirono tutti e tre, e
si dimenticarono il ragno nel contenitore, sul ripiano, a casa.
*
Finirò la mia esistenza qui dentro, ormai è chiaro. Non ho speranze.
*
Tornarono cinque ore dopo. Il
ragno giaceva immobile. Lui prese il contenitore con cautela, lo portò sul
balcone, e lo girò. Il ragno non si muoveva.
Poi la bestia spostò una zampa, poi un’altra,
e poi un’altra ancora. Con l’estremità di una zampa percepì un nuovo materiale,
diverso dalla plastica. Uscì dal contenitore, ma senza fretta, con cautela e
diffidente, come se là fuori, nel mondo, ci fossero pericoli maggiori. In
fondo, nella scatola si sentiva in qualche modo protetto, la conosceva ormai
tutta e non c’erano luoghi ignoti. Aspettava solo la sua morte.
Poi prese coraggio, mosse svelto
tutte le sue otto zampe, e fuggì.
- E adesso cosa farai, dove
andrai – pensò lui, osservandolo superare il ciglio del muro.
*
Libero, finalmente.
W.B.