Distress

- Pronti.
- Ehi, dove sei?
- Sono sul tram.
- Ti stiamo aspettando, dove sei?
- Sul tram, sono… quasi a Lanza.
- Quanto ci metti ancora?
- Sono quasi arrivata.
- Perché non hai chiamato, siamo qui ad aspettare te.
- Ti ho mandato un messaggio.
- Non ho ricevuto niente.
- Comunque sono quasi arrivata.
- Quanto ci metti ancora?
- Mah… penso… due minuti.
- Tre minuti?
- Sì, no, due minuti, ah, no, guarda, ti vedo.
- Ok. Il tram lo vedo anch’io.
- Ciao, ci vediamo tra poco, arrivo.
- Gli altri sono già entrati, finisce che rimaniamo fuori.
- Ti ho detto che arrivo.
*
Poco prima della mezzanotte del 14 aprile 1912, come tutti sanno, un celebre transatlantico inglese – soprannominato the unsinkable, l’inaffondabile -, in rotta verso New York, andò a collidere con un enorme iceberg. Il marconista – nome che deriva da Guglielmo Marconi – radiotelegrafò disperatamente un segnale di soccorso.
*
E così Jack Philips trasmise il codice morse CQD.
CQ indica una chiamata generale, indirizzata verso tutti quelli che sono in ascolto. La terza lettera sta per distress, che significa pericolo, emergenza. Nella lingua comune, vuol dire anche angoscia, e ci stava anche quel significato, nella circostanza.  
Per non sbagliare, Philips radiotelegrafò anche il nuovo codice internazionale, più facile, che era stato introdotto da poco, nel 1906.
Tre punti, tre linee, tre punti.
*
Il transatlantico Carpathia, come quasi tutti sanno, ricevette la richiesta di soccorso, e si mosse a tutta velocità. A tutta velocità, per un motore a vapore con otto cilindri e una doppia elica, significava viaggiare a trenta chilometri orari. La nave in pericolo si trovava a novanta chilometri di distanza. Il Carpathia arrivò alle quattro del mattino, troppo tardi, ma comunque in tempo per imbarcare 705 superstiti.
Come pochi sanno, sei anni dopo il Carpathia, a sua volta, affondò.


W.B.

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