Prove tecniche di trasmissione
“Oltre
a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che
vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi.”
[Luca,
16, 26]
E
quando nel sogno Doppiovubi morì, si ritrovò in un luogo fisico.
Abbiamo
sempre guardato verso il cielo e verso gli spazi infiniti.
Bisognava
cercare dentro una goccia d’acqua, o in un granello di polvere.
Doppiovubi
aveva ancora il suo corpo, quello terreno, e la sua immagine era fissata a un
giorno preciso, nell’istante in cui aveva deciso di fidarsi di Gesù. Come fosse
stata una fotografia istantanea.
Il
suo corpo era privo di materia.
Non
poteva guardarsi il volto. Non poteva toccarsi.
Sapeva
di avere lo stesso volto di quando era vivo.
E
seppe anche, senza che nessuno gli dicesse niente, di trovarsi dentro una
particella.
La
particella era infinitamente piccola. Gli spazi, dentro la particella, erano
immensi.
Seppe
che gli spazi, dentro la particella, erano molto più estesi dell’universo, quell’universo
di cui gli avevano raccontato quando era ancora vivo.
*
Nel
momento della sua morte, finalmente seppe, e poi cessò di sapere, e infine seppe di nuovo.
E
ora Doppiovubi sapeva tutto . Non
doveva porsi nessuna domanda, perché conosceva già tutte le risposte.
Conosceva
la storia di tutto il mondo, e conosceva le vite di tutte le piante, di tutti
gli animali e di tutti gli uomini che erano mai apparsi sulla Terra e su
qualsiasi altro pianeta. Conosceva tutti i pensieri che avevano pensato tutti
gli uomini della storia della creazione, perché si trovava in tutte le loro
cellule e possedeva tutta la loro memoria.
Conosceva
tutte le leggi della natura, e conosceva tutti gli eventi del passato e del
presente.
Non
c’era nulla che non conoscesse. Lui era tutte
le cose ed era in tutte le cose, e proprio
per questo conosceva tutte le cose.
E
aveva così questa conoscenza diretta e infinita, senza alcuna lacuna, senza
alcun dubbio. E questa conoscenza gli diede una pace senza confini.
Non
aveva paura di niente.
*
E
Doppiovubi si trovava nella sua particella, ma si trovava allo stesso tempo in
tutte le particelle esistenti - in ogni particella, in ogni atomo, in ogni
molecola, in ogni cellula. Era e viveva ovunque, in ogni corpuscolo presente nel
creato.
Poteva
vedere tutto, si trovava dappertutto, nello stesso momento.
Non
aveva più bisogno di niente, aveva tutto.
*
E
Doppiovubi nella sua particella sapeva di non essere solo. Sapeva di essere con
tutti coloro i quali in vita avevano seguito la stessa sua strada e si erano
fidati del creatore, gli si erano arresi completamente, e li amò.
Due
dimensioni diverse, che non potevano comunicare. Dentro la particella gli spazi
erano infiniti, e il tempo non esisteva. Fuori dalla particella, c’erano limiti
e durata. Era impossibile passare da dentro a fuori, o da fuori a dentro. Come
se ci fosse un’immensa voragine.
Non
provò alcun dispiacere per gli altri, che erano rimasti fuori. Provò un senso
di giustizia , una giustizia così
perfetta e assoluta da non generare alcuna compassione. Gli altri erano fuori
dalla particella, ed era giusto così. Nel mondo, imprigionati dai confini
spaziali e dal tempo, vivevano nella paura, una paura totale e terrificante, e
nel desiderio continuo, e continuamente insoddisfatto, di non provarla più.
Non
sentì alcun bisogno di incontrarli, né di fare qualcosa per loro.
*
Poi,
quando era già talmente pieno di gioia da scoppiare, una gioia così densa e
piena da essere quasi insopportabile, e quando pensava che fosse già troppo
così, fu proprio allora che vide Dio.
W.B.