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Qualche giorno fa Doppiovubi - davanti al consueto tè verde
del mercoledì, discorrendo sulla divinità - ha posto una domanda all’amico
Daniel, ed era una domanda che verteva sulla vita di Daniel, e nella domanda c’erano
alcune condizioni, ovvero Doppiovubi gli chiedeva che cosa avrebbe fatto se
fosse accaduto un certo evento, e se sua moglie avesse avuto una certa volontà,
e se le circostanze si fossero poste secondo un certo ordine, al che Daniel gli
ha risposto che non poteva rispondergli, perché nella domanda erano contenuti
addirittura tre se, e se una frase
contiene tre se siamo troppo lontani
dalla realtà. L’affermazione, in sé semplice, ha ghiacciato Doppiovubi – come è
in grado di fare ogni affermazione semplice, ogni affermazione semplice
contiene potenzialmente in sé un grado elevato di verità, la complessità si avvicina
progressivamente al falso – e gli ha fatto comprendere che lui, Doppiovubi, in
effetti vive in uno spazio fatto di milioni di protasi e di milioni di
conseguenti apodosi, che a loro volta generano miliardi di altre protasi, in
una patologica gemmazione di irrealtà. Irrealtà, sì, il mondo di chi si
preoccupa costantemente, e lavora con la fantasia intorno a ipotesi negative
non ancora verificatesi – o già verificatesi ma non ancora osservate dall’osservatore
– è un mondo a parte, un luogo che non esiste se non nel cervello dell’individuo,
e anzi non si può dire, appunto, che non esista, perché nelle sue idee esiste
eccome. E se ci fosse un software che
analizza l’attività cerebrale, quando scatta il diabolico meccanismo protasi-apodosi-protasi-etc.
si aprirebbe sul desktop una finestrella che ci avvertirebbe dell’utilizzo
elevato della RAM, e questo utilizzo elevato, spalmato nel corso degli anni,
non può non logorare un organismo umano. Si potrebbe anche affermare che la seite
(con l’accento sulla “i”), malattia di chi fa eccessivo uso nel suo
cervello della congiunzione se, è una
malattia difficile da debellare, perché quando si accende la miccia della
protasi, il meccanismo è quasi automatico, e per quanto tu dica al tuo cervello
di smetterla, lui procede, sino a quando non ti addormenti, e allora lì le cose
possono finanche peggiorare perché il subconscio ci mette il suo (vedansi ragni
& co.). La soluzione, forse, è proprio quella di abituarsi a guardare la
realtà, le cose come stanno, come sono davvero. Non appena si ha una crisi di seite acuta, è opportuno fare l’esercizio di descrivere le cose come le descriverebbe un
giornalista – no, l’esempio è sbagliato, il giornalista come dovrebbe essere
non esiste più, esiste solo il giornalista politicizzato che non descrive la
realtà per quello che è – dunque come, diciamo, le descriverebbe uno scienziato
(che però non formuli ipotesi). Il confine tra descrivere oggettivamente la
situazione e andare incontro alla tragedia perché non si prendono provvedimenti
è tuttavia labile; se spingi la tua macchina a cento chilometri orari in pieno
centro a Milano - come peraltro fece Doppiovubi quando era carabiniere -, è ben probabile che tu vada ad ammazzarti, o ad ammazzare
qualcun altro, e quindi qualche protasi andrebbe pur svolta, ma in tal caso la seite non c’entra, il ragionamento si
basa sul principio di causa ed effetto rigidamente osservato nell’esperienza, e
soprattutto c’è una quota di libero arbitrio che entra in gioco, stai facendo qualcosa, stai premendo il
piede sul pedale, mentre nel caso della seite
le operazioni sono tutte quante contenute nella tua mente: il problema
nasce, viene innaffiato e cresce esclusivamente nella tua testa. Guardare la
realtà, sì, facile a dirsi, difficile a farsi. Però iniziamo almeno a
riconoscere il problema, da qualche parte bisogna pur cominciare.
Comunicazione di
servizio
A tutti i lettori di Doppiovubi
La prossima settimana inizierà il mese di luglio, e, come
tutti sanno, dopo il mese di luglio in teoria dovrebbe venire il mese di
agosto. Notoriamente, in tale periodo i robot
vanno più o meno in quella che definiscono con termine del tutto inadeguato
vacanza, chi prima, chi dopo, i
professori sempre, sta di fatto che Doppiovubi si è posto una bella domanda, Ma
ha davvero senso continuare a scrivere posts
in questi prossimi due mesi, quando forse
le statistiche di lettura crolleranno, fermo restando che scrivere un post non
è come bere un bicchiere d’acqua, un minimo di sforzo lo si fa, anche se
nessuno glielo riconosce mai a Doppiovubi, pazienza, ebbene Doppiovubi si è
posto di fronte alle due alternative e non ha scelto né l’una né l’altra, bensì
una via intermedia, che i saggi dicono che sia sempre la migliore, anche se
Doppiovubi non ne è affatto convinto. PQM Doppiovubi ha così deciso, che i posts proseguiranno, ma in forma breve, dalle cento
alle duecento parole a post, che, tra l’altro, sono più che sufficienti per
rompervi i coglioni.
W.B.