Nel senzo delle freccie
Ecco
che Doppiovubi ha assistito a due dialoghi interessanti, e ve li riporta abbastanza
fedelmente in questo post doppio e - come direbbe Aldo Biscardi - "scoppiettante".
Il
primo dialogo è tra due uomini, il secondo no.
*
Dialogo
n° 1.
Protagonisti:
a)
Uomo magrolino, quindi omino, con marsupio di basso livello (il marsupio ma
anche l’uomo) a plurima zip e capelli pettinati con la riga in parte con
qualche odiosa scaglietta di forfora qua e là, occhialini da medico di pronto
soccorso troppo piccoli, polo di color cacca-di-piccione, senza griffe con il colletto tutto molle,
pantalone grigio con ampi tasconi laterali tipo Indiana Jones e il Tempio
Maledetto e scarpe da discount da
diciannove e novanta, si muove con
circospezione nell’ambiente e guarda nel vuoto con timidezza, è infilato sotto
la pensilina in un angolino a ripararsi dal vento freddo, ogni tanto fissa una
pigna, sempre la stessa. Circa quarant’anni. Nel complesso, un Uomo del tutto Inutile,
che chiaramente verrà fagocitato e digerito da questa bella Società.
b)
Classico uomo “ben curato”, sottogola che va giù diritto tipo pappagorgia di pellicano o per essere più precisi tipo bargiglio del tacchino o per essere ancora più precisi tipo Dario Fo (semiretta
di quarantacinque gradi che congiunge mento e base del collo), polo marcata
“Fila” colore azzurro screziato e puntinato more impressionista, importanti
maniglie dell’amore e terza misura abbondante di seno, ben rasato e tutto profumato,
pantalone color crema marca “Carrera” evidentemente troppo stretto di culo e
ancor più stretto a causa del portafogli che preme sulla natica destra, ai
piedi una pessima imitazione delle Hogan, passo pimpante e orgoglioso di
esistere nel mondo, piedi con apertura da papero e sguardo del tipo Io-Ti-Fotto, se appena me ne dai la possibilità.
Circa quarant’anni anche lui. Nel complesso, un Uomo da Picchiare e da lasciare
agonizzante in un fossato con erba alta, sperando che nessuno lo ritrovi in
tempo.
Luogo:
Pensilina dell’autobus di una città di provincia, in attesa.
Tempo:
06:17 GMT, 24 giugno 2013 d.C.
All’Uomo
da Picchiare non interessa niente di quanto sta dicendo e dirà l’Uomo Inutile.
I
due evidentemente si conoscono.
Uomo
Inutile (svogliatamente): Ciao.
Uomo
da Picchiare (con alterigia): Ciao,
come va.
UI:
Eh, l’altro ieri dovevano installarmi il contatore del gas.
UdP:
Ah.
UI:
Dovevano venire dalle 8 alle 10.
UdP:
Sono venuti?
-
No, li ho aspettati dalle 8 alle 10 e
non sono venuti.
-
Ah.
-
Sono stato in strada dalle 8 alle 10 ad aspettarli.
-
Perché in strada?
-
Il citofono non funziona.
-
Sei stato due ore in strada?
-
Due ore in strada. Alle 10:02 mi arriva un messaggio, Gentile cliente, l’appuntamento
per lunedì prossimo è confermato.
-
(pensando, Che coglione) Ma guarda
te, che bastardi.
-
Ho chiamato l’azienda del gas e dicono che ho capito male io.
-
(mentendo) Fanno sempre così.
-
Ho fatto un sacco di telefonate ma niente.
-
Hanno sempre ragione loro.
-
Poi hanno litigato il parquettista e l’imbianchino.
-
Ah. Capita.
-
L’imbianchino è mio cugino. Il parquettista voleva insegnargli il mestiere e
lui gli ha messo le mani addosso.
-
Ah.
-
Solo che mio cugino è alto due metri e dieci.
-
Ah. Sono cose che succedono.
*
take a break *
Si
sale sull’autobus. Sull’autobus ci sono appiccicati vari adesivi che ti
avvisano di quello che devi fare in caso di emergenza, tipo che l’autista ha
bevuto troppo e ciondola e finisce nel fossato (quel fossato di prima). Gli
adesivi sui portelloni sono tutti uguali e sono confezionati così:
Tante
volte Doppiovubi si chiede se davvero sia valsa la pena di studiare il latino,
e pure il greco.
*
Dialogo
n° 2.
Protagoniste:
a)
Donna quarantacinquenne agile nervosa acida e scattante con RayBan giganti con lenti marroni che indosserà
sempre nelle successive due ore e dieci (piove, sono le otto di mattina),
riccioloni freschi di parrucchiere, camicetta bianca con un fazzoletto azzurro
inutile che spunta dal taschino, colletto sollevato brutalmente, maglioncino
aderente color cracker alla crusca, braccia filiformi, puzza di profumo
eccessivo e di cosmetici misti a fumo di sigaretta, tatuaggio all’henné su
dorso della mano destra con una specie di incomprensibile lettera tondeggiante
di alfabeto tamil, unghie lunghissime
con smalto rosso con alcuni pezzi che si sono staccati come fossero placche da
un platano, maledizione che fare adesso, cinturone con una fibbiona di piombo
con losanga di cinque centimetri di larghezza e quindici di altezza, cioè una
specie di borchione che va dall’ombelico al M. di Venere, anche pericoloso in
caso di frenata improvvisa, potrebbe succedere di tutto, fede all’anulare
modello massiccio come dire Se non
l’avete capito bene io sono SPOSATA, rughe importanti accentuate dal sole,
borsa Louis Vuitton chiaramente vera, quotidiano locale intonso, Vanity Fair speciale “I migliori mariti”, ampio
leccaggio del polpastrello all’atto di girar le pagine mentre chiacchiera con
l’amica di cui al punto b) che segue, porta-sigarette firmato, scarpe basse
tipo calzari medioevali/schiava romana, altra rivista inutile alta un
centimetro che Doppiovubi non ha individuato ma in sostanza contenente solo
pubblicità di creme, vestiti e borse, acqua frizzante San Benedetto bevuta a
metà e tristemente abbandonata lì ormai sgassata, iPhone5 con suoneria tipo
musica western con fischio, tromba e armonica, valigia Napapijiri pesantissima che Doppiovubi si è ben guardato dal
sollevare per aiutarla. Nel complesso, una Donna Perfettamente Adattata a
questa bella società.
b)
Donna amica della DPA, anch’ella quarantacinquenne circa, seppur con molte più
rughe, quando ride si aprono grand canyon
laterali, occhiale da sole fasciante che indossa fisso sopra i capelli come
Lucia Mondella, giacca rosa-confetto volutamente troppo stretta, jeans slavati
adatti a una diciottenne, scarpe da
ginnastica di almeno quattro colori e stringhe fluorescenti adatte a una tredicenne, fede al dito anch’essa
massiccia modello doppio, troppo colore azzurro sulle palpebre, inutile foulard azzurro quasi in tinta con le palpebre,
rivista di viaggi alta due centimetri
mai aperta e che mai aprirà se non per una sfogliatina distratta, naso lungo e
a punta tipo scivolo di campo-giochi per bambini, valigia Carpisa rigida e di color cangiante, orecchie mostruosamente grandi
nascoste dai capelli con sapienza, rabbia repressa, eccessiva rapidità nel
parlare, bottiglietta di San Benedetto modello con tappo per ciclisti, che non
si è mai capito a cosa serva se uno non fa il ciclista, e telefono troppo
piccolo modello 2007 con tasti per sms a carattere multiplo, estrae un kit per
la glicemia elettronico, si punge un dito infila un cosino in una macchinetta e
poi si dice da sola, Perfetto. Nel complesso Donna Finta e Insoddisfatta.
Luogo:
treno cosiddetta “Frecciabianca”, sedute l’una a fianco dell’altra.
Tempo:
07:45 GMT, 24 giugno 2013 d.C.
Donna
Perfettamente Adattata: Ho pensato di farne cento.
Donna
Finta e Insoddisfatta: Non saranno troppi. Secondo me sono troppi. Sono troppi.
DPA:
Ma va’, ho fatto i miei conti.
DFI:
E che cosa ci metti dentro?
-
Ci metto il prosciutto tagliato fine e la sopressa.
-
Brava. Cento tramezzini sono tanti però.
-
Io faccio così, preparo i tramezzini in un vassoio e li copro, e poi in un
altro vassoio il prosciutto tagliato fine (mima
il gesto di tagliare fine) e in un altro ancora la sopressa.
-
Ah, che bello.
-
Così uno se vuole nel tramezzino ci mette una fetta, oppure due fette, oppure
tre, insomma a me non me ne frega niente di quante fette ci metti, non voglio
mica impazzire. Vuoi mettere addirittura tre fette? Te le prendi e te lo
costruisci tu il tramezzino, con tre fette.
-
Buona idea.
-
Devo star lì a impazzire. Cento possono bastare?
-
Secondo me possono bastare.
-
Ci ho pensato tutta la settimana, alla fine ho deciso di far così.
-
E per trasportare tutta quella roba. Ce la fai. Vuoi che vengo io con la
macchina.
-
Ma no, gioia, metto sotto mio marito.
Va lui a comprare tutto e trasporta tutto lui, grazie comunque gioia, eh? Poi
c’è il prete. Non ho capito che cosa vuole, pare cento euro.
-
Cento euro vuole il prete.
-
Ma non so se è obbligo.
Doppiovubi intanto stava riflettendo sul dipanarsi della vita - difficile - di James Joyce, e considerava il caso e la
necessità, e pensava che prima o poi avrebbe dovuto scrivere un post sul
nipotino di Joyce, Stephen James Joyce, e ne frattempo questa conversazione sui tramezzini
etc. è andata avanti così per due ore e dieci minuti.
Poi
Doppiovubi è sceso ed è andato per la sua strada.
W.B.