Nuove norme sulla privacy

Toc toc.
- Avvocato?
- Sì?
- C’è un signore per lei.
- Non aspetto nessuno, chi è?
- Una specie di ispettore della privacy, dice.
- Bene, lo faccia accomodare in sala riunioni, arrivo subito.
*
- Buongiorno avvocato.
- Buongiorno a lei.
- Vengo subito al dunque, dovrei verificare se lei rispetta gli adempimenti in tema di privacy.
- Vorrei prima esaminare le sue credenziali.
- Corretto, avvocato. Ecco qui.
L’avvocato studia i documenti e la tessera identificativa per cinque minuti di orologio.
- Bene ispettore, venga con me.
L’avvocato accompagna l’ispettore attraverso un lungo corridoio, dotato di decine di telecamere. In fondo al corridoio c’è una scala a chiocciola che scende sotto terra. Dopo quindici minuti di cammino arrivano a una porta. Fa freddo.
- Duecento metri di profondità.
- Molto bene, avvocato, molto bene.
Davanti alla porta c’è un terminale. L’avvocato inserisce il suo dito indice destro in una fessura, poi guarda dentro una specie di binocolo che emette una luce verde che gli attraversa gli occhi, poi pronuncia il suo nome e cognome, poi chiede all’ispettore di voltarsi e digita un codice alfanumerico a trentadue caratteri.
Si sente un clic.
L’avvocato si sbottona la camicia. Sul petto pende una chiave, che porta al collo. Infila la chiave in una serratura e dopo dieci mandate si sente un altro clic.
L’avvocato si rimette la chiave al collo e i due entrano in una stanza completamente buia, che si illumina al loro ingresso con un neon tremolante.
- Certificato anti-atomico DEFCON 1, ispettore.
- Dopo magari mi farà vedere la documentazione rilasciata dal costruttore. Quella chiave, piuttosto, che porta al collo…
- Ne ho una copia, ovviamente.
- Dov’è?
- E’ spezzata in due. Un pezzo si trova in una cassetta di sicurezza di una banca a Liverpool e l’altro pezzo a Kuala Lumpur. Sono ben oltre novemila miglia, mi son tenuto largo.
- Molto bene, avvocato. Ottima scelta.
Nella stanza c’è un computer già acceso.
- Sistema RAID con otto hard-disk che lavorano in parallelo, ispettore. Back-up incrementale su tre hard-disk esterni indipendenti, ogni due secondi.
- Un sistema un po’ obsoleto, avvocato.
- Ma nel rispetto delle norme.
- E’ vero. Nel rispetto delle norme.
L’ispettore si siede al computer e per tre ore ne esamina il contenuto.
L’avvocato, per tutto il tempo, rimane in piedi dietro di lui, a due metri di distanza, con le braccia conserte e le gambe leggermente divaricate, senza distogliere gli occhi dal computer, nella posizione prevista dalla legge.
Alla fine l’ispettore si alza e stringe la mano all’avvocato.
- Avvocato, i miei complimenti.
- Grazie, ispettore. Ho dovuto vendere la casa per mettermi in regola.
I due risalgono in superficie.
Nella sala riunioni l’ispettore si siede.
- Ancora un’ultima cosa, avvocato.
- Mi dica, ispettore.
- Come gestisce i casi di coloro i quali non le danno il consenso al trattamento dei dati personali?
- Non mi è mai capitato.
- Sì, ma lei deve prevedere che un cliente, dopo essersi presentato, decida immediatamente  di non darle il mandato, senza raccontarle niente dei suoi affari personali.
- Beh, ispettore, in quei casi di dati personali non ne ho. Non vedo il problema.
- E qui si sbaglia, avvocato. Lei ormai conosce la sua faccia, il suo nome e anche il suo cognome, sa che quel soggetto ha bisogno di un avvocato - e già questo è un dato sensibile  – e soprattutto ci potrebbe essere un sacco di DNA sparso per la stanza di cui lei è responsabile.
- Non ci avevo mai pensato.
- A parte la bonifica della stanza, lei deve anche trattare i dati nella memoria.
- Ma nel computer non ci sono ancora, quei dati.
- Parlo della sua memoria, avvocato. Del suo cervello.
- Ah.
- Mi meraviglio di lei, avvocato, così attento. Mi scivola su queste banalità.
- E… cosa dovrei fare, ispettore, per mettermi in regola?
- Cosa avrebbe dovuto fare, avvocato, ormai è tardi. Lei avrebbe dovuto assumere un ipnotista certificato dal Ministero, che rimanga in studio a sua disposizione nel caso si verifichi il caso che le ho menzionato che pure, lo ammetto, è un caso raro, però si può ben verificare, e la legge è la legge, lei lo sa meglio di me.
L’avvocato deglutisce.
- Un ipnotista?
- Sì, un ipnotista certificato. L’ipnotista è in grado di metterla in uno stato di trance e cancellare in maniera semi-permanente – su una cancellazione definitiva ci stanno lavorando, al Ministero – tutti i suoi ricordi delle ultime ore, compresi i dati del cliente che non le ha affidato l’incarico, in modo da mettere al sicuro la sua privacy.
- Capisco, mi doterò di un ipnotista… certificato.
L’ispettore sospira. Mette la sua valigia sul tavolo e la apre.
- Avvocato, come le dicevo, è troppo tardi. Noi non possiamo escludere che lei, negli ultimi dieci anni, abbia acquisito dati personali di suoi quasi-clienti che non sono stati trattati secondo la legge.
- Ma io le assicuro…
- Avvocato, non mi posso certo fidare di lei. Sono sicuro, personalmente, che lei sia in buona fede, ma c’è una procedura da rispettare.
L’ispettore estrae una pistola dalla valigia e spara un colpo in testa all’avvocato, proprio in mezzo alla fronte. L’avvocato si accascia sul tavolo con un tonfo, rimanendo seduto, come se stesse riposando.
L’ispettore estrae ancora dalla valigia un paio di guanti, che indossa, e una sega elettrica portatile. Preme un pulsante e, voltando la testa dall’altra parte per evitare gli schizzi di sangue, comincia a tagliare il collo dell’avvocato.
Estrae infine dalla valigia una busta di plastica e ci infila, con disgusto, la testa dell’avvocato. Poi compila una targhetta adesiva col nome e cognome del defunto, e la appiccica sulla busta di plastica.
La segretaria è in piedi, all’ingresso della sala riunioni. Ha osservato la scena senza dire una parola.
- Beh, io qui avrei finito – esclama l’ispettore, con una certa soddisfazione, riponendo la testa dell’avvocato nella valigia e chiudendo le due serrature.
- Grazie, ispettore, è stato un piacere.
- Grazie a lei, signorina, arrivederla.

W.B.

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