Come usava allora nelle famiglie alto borghesi

Doppiovubi avrebbe voluto parlarvi oggi di questa donna



che come sapete ha tre nomi e tre cognomi – più cognomi hai più vali, nella nostra bella società, ma non solo nella nostra. In linea teorica una donna come lei, che ha tre cognomi, se avesse una figlia, magari ce l’ha, Doppiovubi non ha voglia di andare a cercare e controllare, e questa figlia si sposasse – poniamo – con il rampollo (il pollo o pollone in agraria è la gemma, e quindi con l’espressione rampollo ci riferiamo alla gemma del ramo, tenendo presente che per la Treccani il pollone tante volte “costituisce segnale di decadenza della parte su cui sorge”, sempre in agraria, beninteso) di un’altra famiglia celebre, teoricamente potremmo avere quattro cognomi, e così via, con questa tecnica si potrebbe pervenire a cinque, dieci, e, perché no, cento cognomi. Ci vogliono generazioni e memoria, ma si può fare. Orbene, la donna sopra ritratta si chiama Ilaria Carla Anna Borletti Dell'Acqua Buitoni, ed è il ministro (ma no, non si dice “il” ministro, e non si dice la ministra, e nemmeno la ministro, e non parliamo di il ministra, ce l’ha insegnato Fornero, l’articolo virile messo davanti è sessista, quindi si dice solo “ministro”, anzi, propone Doppiovubi, per evitare ulteriori sessismi, ancor meglio sarebbe chiamarl(a/o) “ministr”, senza desinenza, potremmo introdurre nella nostra lingua il neutro come in greco, magari se ne discuterà in Parlamento, insieme alla riforma elettorale) per i Beni e le Attività Culturali, anzi no è il sottosegretari, non è il ministr ma noi la chiameremo ministr ugualmente, perché se lo merita e prima o poi lo diventerà. Chiaro che quando si arriva al cognome finale de (anche l’articolo deve essere moncato, ovviamente) ministr, l’area del cervello deputata all’assunzione di cibo si attiva. E’ un po’ come se dicessimo a un uomo Katy Perry, la cantante più sexy del mondo, dicono, o ancora e sempre Monica Bellucci, si attiva un’altra area molto specifica del cervello. Oppure potremmo dire a una donna Gabriel Aubry, il modello canadese, o il sempre valido Brad Pitt, e se ne attiverebbe un’altra omologa. Se diciamo invece Buitoni, è evidente che succede qualcosa a livello neurologico-alimentare. Eppure il marito de ministr, Franco Buitoni, è più famoso per Chopin che per la pasta per la pizza. Leggiamo testualmente da un articolo a pagina 39 del Giornale dell’Umbria del 2.11.2005: “Franco Buitoni è da oltre vent’anni presidente degli Amici della Musica, ma la sua passione per la musica classica affonda le radici nell’infanzia. “Grazie a mia madre – racconta – sono ‘cresciuto’ con la musica e fin da bambino, come usava allora nelle famiglie alto borghesi, ho studiato pianoforte. E’ stata lei a trasmettermi questo ‘amore’ che è stato un po’ il filo conduttore della mia vita”. Franco, infatti, anche quando lavorava per la Buitoni a Londra, faceva parte del comitato esecutivo della London Symphony, e, sempre a Londra, ha conosciuto Andrew Starling, che sarebbe diventato il braccio destro di sua madre, e poi, per lunghi anni, anche il suo ”.
Insomma, Doppiovubi avrebbe voluto parlarvi de ministr e della sua bella famiglia, ma preferisce parlarvi del suo passato, di come quando, appena laureato, andò per necessità a vendere polizze-vita casa per casa, e gli assegnarono il Quartiere Baggio a Milano, e sotto il cocente sole di luglio, in giacca e cravatta e dotato di una patetica valigetta rigida e di un solo cognome, sudatissimo ed esausto per gli infiniti piani fatti a piedi, bussava poco convinto alle porte di piani altissimi di case popolarissime, e gli aprivano, quando andava bene gli aprivano, casalinghe stufe e poco in forma con bambini che piangevano o gridavano alle loro spalle, e le casalinghe senza nemmeno salutarlo gli sbattevano la porta in faccia, avevano altro da fare, e Doppiovubi non riusciva a vendere nemmeno una polizza, e così il suo capo, furente per i risultati, gli affiancò un certo venditore, perché Doppiovubi diventasse il suo braccio destro , un certo venditore, sedicente esperto bensì viscidissimo, dotato della terza elementare, che letteralmente frodava gli anziani raccontando loro di clausole inesistenti con rendimenti da favola e nascondendo loro quelle vessatorie e terribili, e nell’idea del capo il viscidone avrebbe dovuto formare Doppiovubi, e Doppiovubi era disgustato e avrebbe voluto picchiarlo, sia il capo sia il viscidone, e mentre camminava sotto il sole accanto al viscidone - come fossero testimoni di Geova -, il viscidone gli spiegava come meglio truffare i clienti, e intanto Doppiovubi ripensava a sua madre, a casa in cucina a preparare il sugo e a tagliare le carote, sua madre che non gli aveva trasmesso nessuna passione, ma che sperava ardentemente e sognava, sopra il lavello, e, nei suoi sogni, il bambino Doppiovubi, da grande, diventava qualcuno.

W.B.

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