The whole focusing
- Quanti anni
hai, Alessandro?
- Beh, siamo nel
1843…
- Non siamo nel
1843, siamo nel 2013.
- Eravamo nel
1843, sono dell’ottantacinque.
- Ottantacinque
cosa?
- Ovviamente,
millesettecento.
- Quindi?
- Cinquantotto
compiuti a marzo.
- Allora, ti racconto
una storia, Alessandro.
- Evvai,
Doppiovubi, mi piacciono le tue storie.
- Non lisciarmi
il pelo.
- Non ti liscio.
- Non leccarmi i
piedi.
- Non ti lecco.
- Non fare
sviolinate.
- Non so suonare.
- Mettiti seduto,
e ascolta bene.
Come un bambino piccolo, Alessandro
Manzoni si mette seduto a gambe incrociate e ascolta con la massima attenzione (*).
- L’altro giorno
stavo andando all’ufficio postale a pagare una bolletta insieme alla mia
bambina di quattro anni – ciò che non si dovrebbe mai fare, far vedere a un
bambino piccolo una cosa orribile come un atto di pagamento, con i numerini e
la coda e lo sportello e l’ufficio postale in generale, perché poi il bambino
pensa che tutto ciò sia normale e
invece non è affatto normale ma è
appunto orrido – e la mia bambina mi dava stranamente – stranamente perché di
norma non dà la cosiddetta manina con facilità, è abbastanza indipendente – mi dava
stranamente la cosiddetta manina. Mancavano pochi metri all’ingresso e mentre
stavo pensando come fare a evitare che la Daria – la Dibi, se io mi chiamo
Doppiovubi lei si chiama Dibi -, una volta all’interno dell’ufficio postale,
fosse attratta dai libri di favole per bambini esposte ai fini dell’acquisto –
sono esposti ai fini dell’acquisto, non ai fini della consultazione – e ne
prendesse uno o più e se lo portasse su una seggiolina di finto legno e un
qualche zelante impiegato delle Poste mi avrebbe detto, Guardi che non si
possono leggere, sono lì a meri fini di consultazione, e io mi sarei trovato in
imbarazzo a scegliere tra il benessere della Dibi e il fottuto rispetto delle
regole, e avrei dovuto scegliere il fottuto rispetto delle regole, e la Dibi si
sarebbe accorta che il suo papà stava optando per il fottuto rispetto delle
regole, e si sarebbe installato un engram
molto negativo nel cervello della
povera Dariona, la quale quando avrebbe avuto quarant’anni sarebbe entrata in
un ufficio postale – sperando che (almeno) gli uffici postali non ci siano più
nel 2049 – e le sarebbe venuto un terribile mal di testa, e lei non avrebbe
capito perché, e avrebbe preso magari una pastiglia, senza saperne la reale
causa – e proprio mentre avevo tutti questi pensieri e stavo pensando a come
fare a distrarla dai libri in esposizione ai meri fini di consultazione, magari
sarei stato fortunato, e non ci sarebbe stato alcun utente in attesa, e il
problema non si sarebbe posto…
- Ma cazzo,
Doppiovubi, ma la tua vita è tutta così?
- In che senso?
- Cioè, continui
a pensare a tutte quelle cose ed eventualità, a ogni passo? Veramente?
- Beh, sì.
- Ma è una fatica
immane.
- In effetti, lo
è.
- Non vorrei fare
a cambio con te.
- Nemmeno io, e
comunque non dire parolacce e non interrompermi più.
- Scusa, hai
ragione, vai avanti.
- … e magari il
problema non si sarebbe neanche mai posto, quando la mia attenzione a 126 bit…
- … a 126 bit?
- Ti avevo detto
di non interrompermi!
- Mi ricordo, ma
se non capisco devo interromperti, maledizione! Cosa vuol dire attenzione a 126
bit?
- Se mi metto a
spiegarti cosa vuol dire, perdiamo il filo della storia.
- Le tue storie
non hanno filo. Assomigliano a quelle finestre di browser aperte in quaranta
schede. Ogni volta apri una parentesi, una più una meno. Almeno si capisce
qualcosa. Cos’è ‘sta storia dei 126 bit?
- Ti spiego.
(continua)
W.B.
(*) E’ giunto
finalmente il momento di spiegare ai lettori che cosa vuole dire “ascoltare con
la massima attenzione”, che è una citazione. Presso il tribunale di Milano c’è
un giudice civile che quando un avvocato sta per parlare, in udienza, è solito
dirgli “molto bene, avvocato, l’ascolto con la massima attenzione”. Dopo di
che, mentre l’avvocato parla, il suddetto giudice comincia a espletare una
serie di attività – mettere a posto le pratiche, cliccare col mouse chissà
dove, spostare fogli, girarsi verso lo scaffale alle sue spalle, mettere le
penne tutte in fila, cercare minuscoli pezzi di polvere da buttare nel cestino,
guardare il soffitto – insomma una serie di attività che gli consentano di fare
tutto, qualsiasi cosa, fuorché ascoltare l’avvocato, il quale dopo un po’ se ne
accorge e precipita in uno stato irreversibile di frustrazione. In effetti nel
prosieguo del post di oggi ci sarà un excursus proprio sul concetto di
attenzione.