Molto proteico (13)
E nel quarto libro dell’Odissea, Menelao racconta delle
… arcane cose, ch’io
da Proteo appresi,
Dal marino vecchion,
che mai non mente.
Proteo è uno che sa veramente tutto, un po’ come Giuliano
Amato, neo-giudice della Corte Cost. Si va da lui (da Proteo) con qualunque domanda (per
esempio, puoi chiedergli per quale motivo arcano Massimiliano Allegri si ostina
a far giocare Urby Emanuelson), e si
ottiene la risposta. Però bisogna beccarlo nel momento giusto. Essendo dio dell’acqua
(è figlio dell’antichissimo titano Oceano) giustamente sta sempre in acqua;
ogni tanto esce, si trascina sulla spiaggia (secondo lo stesso Omero, è la
spiaggia dell’isola di Faro, in Egitto – Faro è un’isoletta praticamente
attaccata al porto di Alessandria, da essa prende il nome il faro che troviamo in ogni porto del
mondo). Proteo, quindi, si riposa nelle grotte vicine. Questo accade soltanto a
mezzogiorno. Il Vecchio del Mare porta sempre con sé le simpatiche foche di
Poseidone, che ha avuto l’incarico gratuito di accudire (è dunque un seal-sitter, il che non va bene, hai
preso le foche, adesso le devi curare, mica le puoi mollare a un povero vecchio).
Leggiamo ancora Omero:
S’alza il vecchio
divin dal cupo fondo,
E uscito dalla bruna
onda, che il vento
Occidentale
increspagli sul capo,
S’adagia entro i suoi
cavi antri, e s’addorme.
E spesse a lui dormon
le foche intorno…
La bizzarria di Proteo è che lui conosce tutta la tua
storia, il tuo passato e soprattutto il tuo futuro, ed è sincero, non mente mai,
ma – per motivi ignoti - non vuole svelarti la verità (forse perché, come
cantava - con l’ausilio del paroliere pugliese M. Del Prete (*) - la filosofa-epistemologa
Caterina Caselli nel 1966, cfr. Nessuno
mi può giudicare, la verità ti fa male, lo so). Per sottrarsi a questa sua
capacità di vaticinio, Proteo ha una sola via d’uscita: cambia forma continuamente, perché se non ha le sue fattezze
normali, di Vecchio del Mare, perde ogni facoltà divinatoria. Ancora una volta,
ci imbattiamo nel tema del cambiamento di forma, che ritroveremo chiaramente
nel mito dei Barbapapà, i quali, come ovvio, si ispirano al racconto omerico
(non è un caso, quindi, che per cantarne la sigla sia stato scelto proprio Vecchioni, allusione occulta al Vecchio del Mare). Il cerchio, così, si chiude (dietro a questa complessa simbologia si cela
– è ovvio – un complotto pluto-masso-giudaico,
ma ne parleremo altrove).
E’ per questo che, una volta che l’hai cuccato dormiente
nella grotta, sul vegliardo devi usare la forza, e finanche la violenza
(senza pietà), per impedire che cambi forma.
Se Proteo muta, hai fatto il viaggio per niente.
Ecco dunque una splendida immagine (una scultura nel Parco
di Versailles) di Aristeo che plasticamente cerca di catturare Proteo,
imbrigliandolo nelle sue forme con una resistente fune (si notino cortesemente
le foche terrorizzate, ai piedi di Proteo). Aristeo vuole finalmente conoscere
il motivo per cui le sue api stanno morendo:
(13-continua)
(*) M. Del Prete ha scritto moltissime canzoni per Adriano
C., questo andava detto.
W.B.