Intervista al nostro Eroe

Incontro Doppiovubi al 47° piano del Trump International Hotel and Tower a Columbus Circle.
Sono visibilmente emozionata e mi tremano le mani. Nella suite lo trovo seduto compostamente sul divano in pelle color panna. Lo immaginavo più magro, ma i suoi occhi sono bellissimi. Mi sono preparata le domande, ma lui - che sta sorseggiando tè verde, verde come i suoi occhi - mi mette chiaramente in soggezione.
Mi chiede se voglio bere qualcosa, e scelgo acqua brillante. La ordina. Dico che gli ruberò solo pochi minuti, ma lui mi dice che non ha fretta. Ecco uno spunto buono per rompere il ghiaccio. Ne approfitto.
D. Una volta aveva fretta, invece?
R. Veramente non ne ho mai avuta, ma adesso ne ho ancora di meno.
D. Perché a New York?
R. Perché lo avevo promesso alla mia famiglia. Quello che prometto, mantengo. Ci metto un po' di anni, ma alla fine mantengo sempre le promesse, tranne qualcuna. Le più importanti. Ecco, le promesse più importanti non le mantengo quasi mai. Quelle meno importanti, mai.
D. Non ha risposto alla domanda.
R. Mi sembrava di sì. Ci siamo venuti per la prima volta nel maggio 2008. La bambina non era ancora nata. Anzi, la forza che promana da questa città probabilmente ne ha determinato la nascita.
D. Non trova che sia una città frenetica, per il Doppiovubi che tutti conosciamo?
R. Compensa la mia lentezza.
D. Quanto ci mette a scrivere un post, Doppiovubi?
R.  Troppo. E qualche volta troppo poco.
D. Rilegge quello che scrive?
R. Dalle venti alle trenta volte. Quello che mi infastidisce è la rapidità con la quale lo leggono gli appassionati del mio blog, ammesso che si possa definire appassionato uno che legge frettolosamente. Quindi non sono infastidito.
D. Come Proust. Esigeva dai suoi lettori la stessa dedizione che lui metteva nello scrivere.
R. Io sono più divertente di Proust. Molto di più!
D. Non pensa che le sue risposte siano fintamente argute?
R. Sì, lo penso. 
D. E anche un po' stucchevoli, cose sentite mille volte, cose da salotto di Elkann o da Marzullo?
R. Sì, lo penso.  
D. E allora perché lo fa?
R. Non è colpa mia. Se lei fa queste domande, io mi adeguo.
D. Ma non è neanche colpa mia.
R. Perché?
D. Perché questa intervista non è mai avvenuta, io non esisto, e questo è solo un post in cui lei ha immaginato di essere intervistato.
R. Troppo complicato per me. Andiamo avanti.   
D. Perché ha concesso un'intervista a una rivista femminile?
R. Per questioni di puro marketing. Lei sa che sono misogino, no?
D. Se lo fosse davvero, non lo direbbe.
R. E' vero, se lo fossi davvero, non lo direi. Allora non lo dico.
D. Le statistiche dicono che il suo pubblico è femminile più che maschile.
R. Le statistiche mentono. Probabilmente perché sono costruite su domande rivolte a donne, e le donne mentono, si sa.
D. Tutte le donne?
R. Tutte le donne, per natura. Tranne alcune, per esempio, la mia.
D. Lo dice solo perché sa che leggerà quest'intervista.
R. Sono sincero, in quanto uomo, sono sincero per natura. E anche perché so che la mia donna leggerà questa intervista.
D. Ma torniamo a Proust. Che ne dice, facciamo il famoso questionario?
R. Ok. 
D. Sarà sincero?
R. Sì.
D. E' sincero quando dice che sarà sincero?
R. No.
D. Vabbè, questa è vecchissima.
R. Se vuole posso escogitarne una ancora più vecchia, del tipo che lei mi chiede se sono pronto e io rispondo Sono nato pronto.
D. Non esageriamo con le banalità.
R. Ha ragione. Partiamo col questionario, dài, che ho moltissimo da fare. Devo scrivere una quantità di post e in più devo limare questo qui, soprattutto le sue domande.
D. Ok. Il tratto principale del suo carattere. 
R. Sostengo di riflettere prima di fare qualsiasi cosa. 
D. La qualità che desidera in un uomo. 
R. La calma.  
D. La qualità che preferisce in una donna. 
R. La goffaggine. 
D. Quel che apprezza di più nei suoi amici. 
R. Il fatto che fingano di essere miei amici e che si incazzino quando affermo che fingono di essere miei amici. 
D. Il suo principale difetto. 
R. L'incostanza. 
D. La sua occupazione preferita.  
R. Conoscere e pensare. 
D. Il suo sogno di felicità.  
R. Avere tempo infinito per conoscere e pensare. 
D. Quale sarebbe, per lei, la più grande disgrazia.  
R. Diventare cieco. 
D. Quel che vorrebbe essere. 
R. Me stesso. 
D. Il Paese dove vorrebbe vivere. 
R. Gli Stati Uniti, dove vivo ora.   
D. Il colore che preferisce. 
R. Azzurro.  
D. Il fiore che ama. 
R. La violetta.  
D. L'uccello che preferisce. 
R. L'anatra.   
D. I suoi autori preferiti in prosa.
R. Saramago, Borges, Eco e Doppiovubi, in ordine inverso.  
D. I suoi poeti preferiti.  
R. Non ho una particolare affinità con la poesia. Diciamo Pavese. 
D. I suoi eroi nella finzione. 
R. Lo sanno tutti. E' uno solo : Batman. 
D. Le sue eroine preferite nella finzione.   
R. Non ne ho. Esistono? 
D. I suoi compositori preferiti.   
R. Ludwig Van Beethoven e Hans Zimmer.  
D. I suoi pittori preferiti. 
R. René Magritte e Caravaggio. 
D. I suoi eroi nella vita reale. 
R. Arrigo Sacchi e Alessandro Magno, in quest'ordine. 
D. Le sue eroine nella storia.    
R. Non ne ho. Esistono? 
D. I suoi nomi preferiti. 
R. Daria. Poi, si vedrà.  
D. Quel che detesto più di tutto. 
R. La mia pretesa di voler conoscere l'inconoscibile verità ultima. 
D. I personaggi storici che disprezza di più. 
R. Filippo il Bello. 
D. L'impresa militare che ammira di più.
R. La battaglia delle Termopili e lo sbarco in Normandia.
D. La riforma che apprezza di più. 
R. La cancellazione del diritto di proprietà. 
D. Il dono di natura che vorrebbe avere. 
R. Una memoria prodigiosa. 
D. Come vorrebbe morire.
R. Nel sonno, mentre sogno una finale di Champions League dove il Milan batte l'Inter ai rigori.
D. Stato attuale del suo animo.
R. Di grazia.

D. Le colpe che le ispirano maggiore indulgenza.
R. Tutte. 
D. Il suo motto.
R. Maledetto l'uomo che confida nell'uomo.
D. Grazie, Doppiovubi.
R. Grazie a lei, Doppiovubi.

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DONNAMOLTOMODERNA - N. 8/2013

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