La triste storia di Goffredo (quarta parte-fine)

(riassunto delle puntate precedenti)
Il filosofo e scienziato Leibniz stabilisce baracca e burattini alla Corte di Hannover, dove riceve l'incarico di bibliotecario e si impegna a redigere la storia del Casato. Tutto sembra andare per il meglio per Gottfried, ma dietro l'angolo lo aspettano triste novità...

Non si è detto nulla finora sui sentimenti di Gottfried; ebbene, il nostro eroe non si fidanzò né sposò, d'altra parte aveva troppi interessi culturali, mal avrebbe sopportato la compagnia femminile che sarebbe stata d'intralcio ai suoi studi, e lei stessa non si sarebbe trovata a suo agio con un uomo sempre intento a studiare e molto poco a vezzeggiarla. Eppure la Regina di Prussia, Sofia Carlotta, che era questa qui


si era fatta qualche ideuzza su Gottfried; quando i due passeggiavano per i giardini reali, Leibniz  cercava di spiegarle la sostanza delle monadi, mentre lei voleva in qualche modo concludere, e Gottfried la sfidava a trovare due foglie in tutto il giardino che fossero l'una uguale all'altra, insomma non ne voleva sapere di accoppiarsi. 
Ma torniamo a noi.
L'anno orribile fu il 1699 per il nostro filosofo. In quell'anno cominciava la disputa delle dispute, lo scontro scientifico Germania-Inghilterra, il clou di tutti i match
In quell'anno Isacco Newton, l'ultimo mago, forse il più grande scienziato di tutti i tempi, accusò il nostro di plagio.
Il dibattito verteva sul calcolo infinitesimale.
Si chiederà il novanta per cento dei lettori di Doppiovubi che cosa sia il calcolo infinitesimale.
Se andiamo sul portale Treccani, possiamo leggere questa definizione:
"Parte della matematica (detta anche semplicemente analisi matematica) i cui metodi e sviluppi sono fondati sull'operazione di passaggio al limite".
Ordunque, con la semplice lingua italiana, se uno non sa di matematica, non ne viene a capo.
Il passaggio è quella cosa per cui se un turista è rimasto a piedi e si trova con lo zaino pesante sul ciglio della strada e tu ti fidi, lo fai salire e lo porti a destino, ecco quello è il passaggio.
Il limite è quella cosa per cui se tu fai incazzare la tua donna questa - possibilmente durante una partita decisiva di Champions - ti urla dietro e ti dice che hai superato tutti i limiti.
Per cui il calcolo infinitesimale è una cosa che se uno non sa di matematica è meglio che lasci perdere. Insomma, definiamo così il calcolo infinitesimale: "s.m., parte importante della matematica incomprensibile da uno che non sa di matematica". Fidatevi di questa definizione, che ai nostri fini è più che sufficiente.
Sta di fatto che il calcolo infinitesimale è importante, perché grazie a esso si scoprono un sacco di altre cose. Se lo capite siete persone migliori di prima.
Ordunque la disputa Newton-Leibniz verteva proprio su questo: l'inglese sosteneva di aver scoperto per primo questo metodo matematico, mentre il tedesco rivendicava di averlo scoperto prima lui.
In realtà era arrivato prima Newton, ma non aveva pubblicato le sue scoperte. C'è poi da dire che una volta Newton scrisse un paio di lettere a Leibniz, che gli chiedeva lumi su queste sue idee nuove, ma le scrisse in maniera criptata, perché Newton - un po' come l'amico MP - era ossessionato dal fatto che qualcuno lo spiasse e gli carpisse le scoperte. Si vede che l'algoritmo di crittazione non era sufficientemente solido, perché il tedesco capì il metodo e probabilmente davvero glielo fregò; il torto di Leibniz, probabilmente, fu quello di non citare Newton nella sua famosa memoria del 1684 - tre anni prima dei Principia di Newton - e per questo l'inglese si incazzò tantissimo, e noi sappiamo bene che gli inglesi non ti perdonano mai. Epperò molti storici della scienza concordano sul fatto che Newton arrivò per primo, ma Leibniz migliorò il sistema. Altri sostengono che nessuno dei due avrebbe inventato niente, perché avrebbero semplicemente tirato le fila di quanto gli scienziati precedenti avevano osservato. Orbene Doppiovubi si è formato l'idea tutta sua che il povero Gottfried il plagio lo fece davvero, ma questa è un'opinione di Doppiovubi e basta. Inoltre Doppiovubi pensa, con Ludovico Geymonat, che probabilmente Leibniz spiegò il calcolo infinitesimale, oltre che sotto il profilo matematico, anche dal punto di vista filosofico generale, mentre sappiamo che l'inglese era tutto ma non aveva certo un quadro generale del senso dell'esistenza. In pratica il rapporto che intercorreva tra il filosofo-matematico Leibniz e il matematico Newton era lo stesso che passava tra il filosofo-matematico Cartesio e il matematico Pierre de Fermat.
E' un fatto che l'abate Antonio Conti (ricordate che - bene o male - la questione dei capelli sarebbe tornata?), erudito padovano (1677-1749) si mise in mezzo alla lite, chissà perché, forse perché era padovano, e i padovani non riescono mai a farsi i fatti loro, e scrisse e ricevette varie lettere per cercare di dirimere la questione. 
Anche da questi carteggi si deduce che in almeno un paio di occasioni Leibniz taroccò delle date di pubblicazione di suoi lavori sul calcolo infinitesimale (che gli inglesi chiamano per antonomasia calculus, di tanto è importante per la matematica), per avere la meglio nella disputa, e questo senz'altro non è bello.
La stessa Royal Society entrò a gamba tesa nella disputa, e decretò che l'inglese aveva ragione (ma pare che il provvedimento/sentenza fu scritto dallo stesso Newton, che giocava in casa - mai fidarsi di un inglese -, infatti la Royal Society si chiamava mica per caso Royal Society, e non certo Königliche Gesellschaft). Quindi diciamo che nella disputa il nostro Leibniz fa tenerezza e lo perdoniamo se ha taroccato qualcosa, perché aveva tutti contro.
E pensare che egli riteneva che il neo-re d'Inghilterra, il tedesco Giorgio I di Hannover, che lui stesso aveva piazzato su quel trono, contribuisse a far pendere l'ago della bilancia dalla sua parte. E invece no, persino l'Hannover gli voltò la faccia, contro ogni pronostico, e sostenne il primato newtoniano.
Insomma anche gli Hannover lo tradirono. Ormai stavano dalla parte degli inglesi.
Il povero Leibniz era solo e disperato.
Accusato di plagio, senza l'appoggio del Casato, abbandonato da tutti, e oltre tutto malato.
Malato gravemente di gotta, che è una malattia delle articolazioni, soprattutto dei piedi, per cui ti si gonfiano le ossa, hai un sacco di acido in circolo e hai dolori lancinanti.
Le cronache raccontano che egli morì il 14 novembre 1716.
Ai suoi funerali non venne nessuno.
Buttarono le sue ossa in una buca, senza alcuna lapide, senza alcuna iscrizione.
 *** *** ***
Nel 1790, settantaquattro anni dopo, fu eretta una strana lapide, riportante l'amara e triste indicazione "ossa leibnitii" (le ossa di Leibniz):



Ma quando si mise questa lapide, non si era nemmeno sicuri che fosse il posto giusto.

Il 9 luglio 1902 si procedette con l'esumazione delle ossa.
Il professor W. Krause fu incaricato di condurre uno studio sulle ossa, confrontando il cranio con quello dei ritratti a olio e delle litografie di cui disponiamo.
I risultati dello studio furono pubblicati in un'ampia relazione:

 
e così il professore, seppur con gli scarsi mezzi a disposizione all'epoca, 


(foto tratte da www.gwleibniz.com)

giunse alla conclusione che dentro quella tomba ci fosse proprio il nostro Gottfried. Va detto che i risultati non sono univoci, perché il cranio ritrovato ha dimensioni che non corrispondono alla media tedesca dell'epoca. Ma accontentiamoci così.
*** *** ***
E così la nostra storia giunge al termine.
Abbiamo riassunto in quattro post la vita di uno dei più grandi geni dell'umanità. Naturalmente abbiamo dovuto tagliare e cucire, anche perché sappiamo che i lettori di Doppiovubi non sono molto pazienti. Non abbiamo parlato di aspetti importanti della vita del nostro eroe. Non abbiamo detto che egli fu consigliere segreto dello zar di Russia Pietro I, che fu consigliere aulico dell'imperatore, che ebbe contatti con i Rosacroce, ne ottenne l'appoggio e finse di essere anch'egli un Rosacroce, che lottò aspramente con il re di Francia Luigi XIV, il cosiddetto re cristianissimo, perché Leibniz - che era cristiano protestante -, perseguiva il sogno di unificare cattolici e protestanti.
Ma una morale la possiamo trarre.
Tu puoi anche essere uno dei più grandi geni dell'umanità, ma potrebbe capitarti di essere inumato senza nemmeno una lapide con il tuo nome; di più, potrebbe capitarti di finire - mal raccontato - in qualche post di quasi trecento anni dopo, da uno qualunque come Doppiovubi.
Ma il peggio che ti possa capitare, dopo aver inventato la prima macchina calcolatrice, dopo aver messo un tedesco sul trono d'Inghilterra, dopo aver escogitato il concetto di monade, dopo aver trattato della teodicea, dopo aver probabilmente anticipato le categorie kantiane, e dopo aver sostanzialmente inventato, o co-inventato, o almeno compreso per primo dal punto di vista filosofico il calcolo infinitesimale, ti può capitare che il tuo nome finisca nello scaffale di un supermercato, sopra una squallida scatola di biscotti al burro.


W.B.
    



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