Come sopravvivere schiacciato in un portafogli


Qualche giorno fa Doppiovubi ha avuto un sogno abbastanza strano, seppur delizioso; di solito i sogni presentano situazioni abbastanza comprensibili e intelligibili, questo invece è di ardua interpretazione. Sono graditi commenti via e-mail. 

Il protagonista è un criceto. Doppiovubi nel sogno aveva un criceto bianco. Per rendervi più partecipi dell’esperienza onirica, Doppiovubi ha cercato a lungo su Google immagini sino a quando non ha individuato un criceto identico al suo (dovrebbe essere un Roborovskij white face).
Ed eccolo qui:



Orbene, nel sogno Doppiovubi accarezzava il suo bel criceto, e lo coccolava amabilmente. Poi pensava, Non voglio lasciarlo qui da solo: quando me ne uscirò di casa, lo porterò con me. Chissà perché, Doppiovubi ha pensato di metterlo al guinzaglio, e di portarselo in giro come fosse un cane (l’idea potrebbe essere anche buona per un furetto, come quello del Grande Lebowski, ma per un criceto, che ha una velocità relativa abbastanza modesta, non è molto razionale, a pensarci bene). Ma tant’è, il bisogno impellente nel sogno diventava quello di trovare un guinzaglio consono, cioè adatto a un collo come quello del criceto, ossia un guinzaglino davvero minuscolo per il suo hamster.
Doppiovubi ha pensato bene di rivolgersi a un negozio per animali, però per andare al negozio di (o per) animali si riproponeva il serio problema del portare in giro il criceto, realizzandosi così un circolo vizioso. E qui sta la prima (vera) assurdità: Doppiovubi prende il criceto, lo infila nel portafogli (letteralmente: in mezzo alle banconote), richiude il portafogli – così schiacciando la povera bestiola - per nulla preoccupato delle conseguenze. Doppiovubi poi - come fanno tutti gli uomini non mancini del mondo – mette con tranquillità il portafogli nella tasca posteriore destra dei pantaloni, con ciò comprimendo ulteriormente lo sfortunato mustelide (*).
Con il criceto sostanzialmente morto in tasca, Doppiovubi si ritrova dunque d’improvviso nella cucina del vecchio appartamento della sua nonna Alice (defunta ormai da oltre vent’anni), proprio dove il bambino Doppiovubi mangiava spettacolari gnocchi fatti a mano, affogati in un sugo eccezionale e ricoperti da grana a volontà, ogni domenica mattina. Proprio lì si trovava il negozio di animali. Ma il negozio di animali non si trovava all’interno della cucina – intesa come stanza – ma dentro la cucina, intesa come arredamento, e questa è la seconda stranezza.
In particolare il negozio di animali si trovava sotto il lavello, dietro le antine dove in genere si piazza il bidoncino delle immondizie. Per aiutare l’immaginazione dei lettori, ecco uno spunto iconografico abbastanza simile alla originale cucina della nonna Alice:


Aprendo l’anta, si poteva osservare un negozio di animali in miniatura, tutto contenuto sotto il lavello: animali domestici, uccellini in gabbia, venditori operosi, clienti, cassiera, accessori, non mancava niente, c’era tutto ed era in proporzioni minuscole. E questo negozio, contenuto tutto dentro l’anta, si trovava a Padova, nonostante la casa della nonna fosse pacificamente a Milano.
Al che Doppiovubi guarda l’orologio analogico che porta al polso (il che, dicono gli esperti, è già abbastanza strano, perché nel sogno i quadranti degli orologi non dovrebbero comparire mai, il che tra l’altro sarebbe uno dei principali stratagemmi per distinguere il sogno dalla realtà) e constata che sono esattamente le diciannove e ventritre.
Doppiovubi si dice, Ho ancora ben sette minuti prima che il negozio chiuda. Quindi richiude l’anta e si mette tranquillamente a chiacchierare di non si sa che cosa, con non si sa chi. Questo non è da Doppiovubi, che, come ormai sapete, tende a fare le cose con un certo anticipo. Tale terza stranezza è un mistero. Forse potrebbe servire per interpretare il sogno.
Soltanto un secondo dopo, Doppiovubi guarda nuovamente l’orologio e con orrore scopre che sono le diciannove e trenta in punto, al che spalanca di colpo l’anta del lavello, ma è troppo tardi, il negozio di animali è già chiuso, le luci sono spente, i localini sono al buio e i venditori lillipuziani ormai sono andati tutti a casa. Doppiovubi impreca prima contro la situazione, e poi contro se stesso. Quindi disperato afferma testuali parole, Come faccio adesso senza il guinzaglio.
Infine, si ricorda di controllare come sta il suo piccolo amico, toglie il portafoglio dalla tasca e lo apre. In mezzo a banconote e vecchi scontrini, il criceto è ancora vivo. Un musino stanco e ansimante, tutto schiacciato, implorante e speranzoso
guarda Doppiovubi.
Doppiovubi estrae il poverino e lo appoggia delicatamente sul pavimento.
Il criceto si scrolla un po’ e si ravvia il pelo, cercando di riprendere le sue dimensioni originali, tenta qualche timido passettino, e si allontana a fatica, zoppicando vistosamente. 

W.B.


(*) In realtà il criceto non è tecnicamente un mustelide, bensi un roditore, della sotto-famiglia dei myomorpha, però a Doppiovubi è piaciuta molto l'espressione sfortunato mustelide, quindi - nonostante io abbia provato a convincerlo a sostituirla con la più corretta sfortunato roditore -, non ha voluto sentire ragioni, appellandosi a un'inesistente licenza linguistica, e mi ha sbattuto la porta in faccia imprecando.

Post popolari in questo blog

Allahu Akbar.

Come si scrive un'enciclopedia

Quasi tutti i TV erano chiaramente sintonizzati su Telereporter