Hoc unum scio, me nihil scire
Una cosa è certa: Doppiovubi crede fortemente nella propria
somma ignoranza in tutti i campi dello scibile umano.
Un’altra cosa è certa: una delle più grandi paure di
Doppiovubi consiste nel figurarsi una sua morte prematura, non tanto perché
abbia paura di morire, ma perché ciò vorrebbe dire non fare a tempo a conoscere tutto quanto c’è da conoscere
in natura; per la verità, a Doppiovubi occorrerebbero migliaia di vite per
saziare la sua brama di sapere, e per di più migliaia di vite che non siano
inframmezzate da cessazioni di esistenza che portino con sé l’oblio;
ricominciare ogni volta tutto da capo è frustrante, i progressi che hai
raggiunto nella comprensione dell’analisi matematica, nello studio della
mitologia babilonese o nell'approfondimento della teoria finanziaria evaporano ogni
volta che chiudi gli occhi e ti spegni, e quando li riapri – accidenti - ti ritrovi
in una maledetta sala-parto, inondata di luce accecante mentre esseri mostruosi
dai contorni sfocati ti mettono le mani addosso probabilmente per ucciderti.
Per ritornare a capire qualcosa di calcolo infinitesimale devi smazzarti almeno
una quindicina d’anni fatti di bave, cacche addosso, paperette, pennarelli,
pastelli, aste, disegnini, numeretti, addizioni, sottrazioni, e piano piano
ritorni a cominciare a capire qualcosa, e poi vai avanti tutta la vita, fino a
quando, proprio sul più bello, non richiudi gli occhi di nuovo, e ricominci
dalla sala-parto etc. etc.; già questa trafila deporrebbe, nella sua assurdità
e diciamocelo pure, odiosità, nel senso dell’erroneità della tesi della
reincarnazione. D’altra parte, nel modello della reincarnazione è prevista anche la
dimenticanza assoluta del contenuto delle vite precedenti, il che significa che non c’è
frustrazione alcuna: Isacco Newton, una volta rinato, mica si sarebbe ricordato
di aver dimenticato tutto. Tu dimentichi tutto, anche di aver dimenticato, il
che ti fa vivere sereno e felice, come la pecorella di Leopardi. Nessun dolore,
nessuna sofferenza.
Sta di fatto che esistono vari gradi di ignoranza; fermo
restando che le nostre conoscenze sono relative, senz’altro nell’ambito della
relatività, c’è chi sa di più, e c’è chi sa di meno. Di fronte all’assoluto e
all’eterno, siamo tutti nella stessa barca; ma rispetto al brodo finito e
perituro in cui ci troviamo immersi, qualcuno ha conosciuto, e capito, più di
qualcun altro. Sotto questo profilo, nihil
scire magari non è proprio corretto, forse è un po' esagerato. Aliquid scire, sarebbe meglio, o al più pauca scire.
Doppiovubi non vuole certo usare una maggior conoscenza per primeggiare; ora, in questa fase della
sua vita che ormai dura da diversi anni, desidera conoscere per conoscere; la
sua bramosia è inestinguibile, e letteralmente soffre quando scorge qualche
essere umano che trascorre il suo tempo con quei giochini per smartphone dove devi spostare o far
scoppiare dei palloncini colorati.
Avete così poco tempo a disposizione, diamine, non
sprecatelo.
W.B.