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Doppiovubi ha notato che quando vi racconta aneddoti sulla sua vita, le statistiche di lettura schizzano in su, e quindi, per divertirvi un po', ve ne racconta uno abbastanza gustoso. In questo caso, al fine del vostro sollazzo, Doppiovubi si umilierà - seppur con uno scatto di orgoglio sul finale -, quindi cominciate già a sentirvi discretamente in colpa.
Tenetevi forte alla poltrona, si parte. Ovviamente è tutto vero, nulla è inventato.
*** *** ***
Qualche anno fa, Doppiovubi doveva andare in uno studio legale Super Top in via Agnello a Milano, per trattare di una questione di una difficoltà e rilevanza economica unica.
Il Nostro si era preparato alla grande, però immaginerete com'è, era comprensibilmente abbastanza teso, diciamo che se la faceva abbastanza sotto. Entrare nella tana del lupo, in uno di quegli studi-super-mega, mette sempre un po' di soggezione. Ma Doppiovubi, virile e impavido, come detto, si era preparato alla grande. L'appuntamento era fissato per le 15:30.
*** *** ***
Come ben sapete, Doppiovubi è sempre in imbarazzante anticipo, per cui, nonostante fosse andato a piedi e avesse camminato a una velocità talmente bassa da rasentare l'immobilità assoluta, intorno alle 14 era già in pole position in Corso Vittorio Emanuele (succede sempre così, se sei in anticipo arrivi in un batter d'occhio, se sei in ritardo ci metti ancora più del previsto). Il nostro Eroe aveva innanzi ben 90 minuti di attesa, un record assoluto. Al che si infilò in un bar e si prese un cafferino (o caffettino che dir si voglia), cogliendo l'occasione per sfogliare, con goduria, la Gazza che narrava della ennesima figuraccia rimediata dai cosiddetti cugini interisti.
Doppiovubi era senza la classica valigetta, perché voleva presentarsi all'incontro - per una volta - soltanto con la penna, per dimostrare di avere tutta la pratica in mente e spaventare così l'avversario, che avrebbe avuto l'impressione di trovarsi di fronte una sorta di novello Pico della Mirandola. 
Mai scelta fu più perniciosa e cretina.
Dopo circa 50 minuti, erano quasi le tre, letta e riletta la Gazza, Doppiovubi ha pensato, quasi quasi vado anche in bagno, così elimino il noto problema della cosiddetta pipì nervosa, e poi non è bello presentarsi e chiedere subito di andare al cesso, è segno quanto meno di debolezza, e così ha chiesto al barista dove fosse il bagno, e il bagno era in fondo a una scala a chiocciola. Doppiovubi è andato nel sotterraneo, ha svolto tutte le operazioni con la massima cura per guadagnare un altro po' di minuti e poi si è avvicinato al lavandino per lavarsi le mani. E proprio qui è accaduta la tragedia. Il lavandino - di marmo giallo con la rubinetteria dorata - era siffatto, che la distanza tra le mani di chi si vuol lavare e il rubinetto era enorme, tipo cinquanta centimetri, più o meno come in questa struttura


il che significa che o hai le braccia lunghe come Mr. Fantastic, oppure ti devi necessariamente appoggiare con l'inguine al bordo del lavandino. Doppiovubi si appoggiò al bordo del lavandino: i lettori più sgamati avranno già compreso l'evolversi della imminente catastrofe.
Sarà che Doppiovubi ci vede poco, sarà il colore del marmo con il riflesso dei faretti, sul bordo del lavandino c'era una vera e propria pozza d'acqua stagnante, che addirittura gocciolava per terra, ma Doppiovubi proprio non la vide.
Ed ecco il nostro Doppiovubi che si lava allegramente le mani specchiandosi e un po' alla volta sente una strana umidità a livello inguinale: una umidità vieppiù crescente.
Al che abbassa lo sguardo e allo specchio vede un'immagine davvero orribile.
Tutta l'area genitale di Doppiovubi - e molto oltre - era completamente inzuppata d'acqua (peraltro mezza insaponata e quindi lorda e densa). Il pantalone - azzurro avio - aveva dunque un macchione blu-notte di almeno trenta centimetri per venti.
Doppiovubi vi risparmia che cosa esclamò in quel frangente.
Guardò l'orologio, terrorizzato. Le 15:10. Venti minuti all'appuntamento.
Mio Dio.
Che fare? Che fare?
Doppiovubi, che normalmente ha la situazione sotto controllo, si fece assalire dal timor panico.
Il primo e più urgente problema era quello di uscire in pubblico con il macchione. Si era all'inizio della primavera, e quindi Doppiovubi era soltanto in giacca a cravatta. La valigetta, come detto, purtroppo non c'era, per malaugurata scelta di ubris, con conseguente e immancabile punizione del fato.
Doppiovubi salì la scala a chiocciola tenendo la giacca a mani, appoggiata a coprire il macchione, come se avesse caldo. Ma il clima, fuori, non era certamente da maniche di camicia, tirava un vento abbastanza freddo.
Andò a pagare e uscì all'aperto.
A quel punto la situazione si era ribaltata; mentre in precedenza il tempo scorreva lentamente, ora il tempo andava a razzo, e ormai erano quasi le 15:20. Sul marciapiede, in piedi, Doppiovubi scostò la giacca e sbirciò speranzoso: il macchione era sempre lì, uguale a prima. Nessuna possibilità che potesse asciugarsi in tempo per l'appuntamento.
Doppiovubi pensò disperatamente alle varie soluzioni. Rifletti, Doppiovubi, rifletti.
Rimandare l'appuntamento non era possibile. Era una pratica di importanza vitale, e tutto si giocava su quello specifico incontro. Allora Doppiovubi pensò, Se tardo un pochino, magari il macchione si asciuga. Allora telefonò allo studio Super Top, si profuse in mille scuse e disse che purtroppo a causa di un contrattempo imprevisto stava tardando un pochetto. Ovviamente si nascose in un anfratto per non essere scorto dalle finestre, hai visto mai che razza di figura se lo avessero individuato (niente a paragone di presentarsi col macchione).
Al che Doppiovubi aspettò che il macchione si asciugasse, col vento che tirava. 15:40: il macchione non si asciuga. 15:50: il macchione è sempre là. 16:00: ormai è chiaro che il macchione non sarebbe evaporato mai più.
Doppiovubi doveva affrontare la realtà: si sarebbe dovuto presentare col macchione.
Epperò Doppiovubi non si sarebbe potuto palesare con la giacca in mano, a mo' di copertura.
Doppiovubi entrò tremante nello studio legale Super Top, tenendo le mani a conchiglia come Adamo, prima del confezionamento della foglia di fico.
*** *** ***
E ora ecco che succede quello che non vi aspettate. 
Colpo di scena.
Doppiovubi, ritenendo questo racconto non divertente e anzi umiliante e parimenti ritenendo che non abbiate alcun diritto coercibile di conoscere l'incredibile esito di questa storia, quindi, tutto ciò premesso e ritenuto, con atto invero spregevole e scorrettissimo, ma bensì atto dovuto per questioni di dignità personale, e sempre tenendo presente che - sulla scorta dell'esperimento del gatto di Schrödinger, per cui ciò che il soggetto non vede non esiste, e se voi non conoscete l'epilogo di questa storia l'epilogo non esiste e non è mai esistito -, invocando il diritto all'oblio, senza vergogna lo interrompe esattamente 
QUI.

W.B.

 

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