Chi lascia la strada vecchia per la nuova

"La follia è continuare a fare le stesse cose ed aspettarsi risultati differenti."
[A. Einstein]

Come quasi tutti sanno, nel nostro povero mondo materiale vige il principio di causa ed effetto, che tra l'altro vuol dire che un evento non salta fuori dal nulla - PUF - . E' impossibile: ciò si chiama in un altro modo, si chiama miracolo. Ma qui non parliamo di miracoli, parliamo di leggi fisiche. Ex nihilo non accade nulla.
Dicevamo, tutto quello che accade è preceduto da una causa. Anzi, tutto quello che accade è preceduto da una serie numerosa di con-cause (tendenzialmente una serie pressoché infinita). Ovviamente ci sono cause più evidenti e cause meno evidenti, cause più vicine nel tempo e cause più risalenti nel tempo (sotto il profilo temporale l'individuazione si fa "scivolosa": i latini parlavano del c.d. argumentum matris, che sarebbe un argomento per assurdo: potremmo per esempio asserire che la causa dei post di Doppiovubi sia la mamma di Doppiovubi, perché se la mamma di Doppiovubi non avesse generato Doppiovubi, i post non esisterebbero, ma è evidente che le cose non stanno così). Sul concetto di causalità adeguata e di conditio sine qua non sono state scritte biblioteche intere; comunque, per semplificare, i fenomeni ordinari hanno cause abbastanza evidenti ed è spesso possibile individuare una causa apparentemente decisiva. Se io tiro uno schiaffo a un arbitro, e l'arbitro, per questo, mi mostra il cartellino rosso, è sicuramente vero che la causa può essere il pesce avariato che ho mangiato ieri sera, che mi ha creato mal di pancia, ho pertanto dormito male, il che mi ha reso nervoso, e quindi ho tirato lo schiaffo all'arbitro. E' evidente che non possiamo dire che la "causa" del cartellino rosso sia il pesce che ho mangiato (anche se, in qualche modo, lo è, come lo è il negoziante che me lo ha venduto, il pescatore che lo ha pescato e la mamma del costruttore della barca su cui ha navigato il pescatore, e così via). La causa del cartellino rosso è lo schiaffo, non si discute (o meglio, si può anche discutere, ma se ci allontaniamo troppo, nella ipotetica serie causale, passeremo tutta la vita a discutere, e intanto mi sono preso dieci giornate di squalifica, e questo davvero non si discute).
Sta di fatto che, soprattutto se ci atteniamo alla fisica in senso stretto, ad ogni causa (diciamo, per semplificare) corrisponde un suo precipuo effetto, e procedendo a ritroso possiamo risalire dagli effetti alle cause, che poi è una cosa che facciamo continuamente. Se troviamo un cadavere per terra con un pugnale infilato nella schiena, possiamo dedurne che qualcuno ha ucciso qualcun altro, perché la fisica ci insegna che un coltello non viaggia da solo nell'aria guidato da forze sataniche (questo succede solo nei film horror). Se leggiamo un post sul blog di Doppiovubi significa che - probabilmente - Doppiovubi l'ha scritto. Quando indaghiamo le cause degli eventi, la certezza, per la verità, non c'è mai; nell'ultimo esempio fatto, potrebbe darsi che Doppiovubi non sia Doppiovubi, ossia che qualcun altro abbia usurpato il blog di Doppiovubi carpendone subdolamente username e password. Oppure può darsi che stiate sognando di leggere un post di Doppiovubi, che questi non ha mai scritto. Tendenzialmente parliamo di probabilità: è molto probabile che Doppiovubi abbia davvero scritto il post che state leggendo, anche se non è certo.
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Sappiamo che l'uomo è un animale abitudinario. La gente fa sempre, di norma, le stesse cose. Alla mattina, quando esce di casa, fa sempre lo stesso tragitto, si muove in un certo modo, si comporta in un certo modo. Si chiama "metodo". Un po' alla volta abbiamo constatato che il nostro metodo più o meno funziona, che ci porta, grosso modo, al risultato desiderato. Se mangiamo in un certo modo siamo soddisfatti, e allora continuiamo a mangiare in quel modo. Ogni tanto si fa qualche esperimento di cambiamento, ma poi, più o meno, torniamo sul tragitto già segnato, proprio perché abbiamo l'impressione che funzioni, e perché abbiamo paura - la paura gioca un ruolo determinante - che abbandonare il tracciato già collaudato possa condurre a disastri imprevedibili. Ci adeguiamo al passato e all'esperienza. Come fanno gli animali, appunto. Per uno studio illuminante sull'abitudine, Doppiovubi vi consiglia caldamente La dittatura delle abitudini, di Charles Duhigg (Corbaccio, 2012).
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Einstein aveva ragione. Come quasi tutto quello che ha formulato, si tratta di un concetto semplice. Se insisti a fare una certa cosa, continuerai a ottenere - invariabilmente - lo stesso risultato. Se continui a mangiare in un certo modo, e noti che la tua pancia è troppo grossa - o il tuo sedere è troppo largo - è molto probabile che il tuo sedere e la tua pancia non cambieranno in meglio; ovviamente, se ti piace avere la pancia grossa o il sedere largo, in tal caso va bene così, ma va anche bene se ti piace mangiare e bere in un certo modo, e nel calcolo tra i costi e benefici preferisci mangiare e bere come hai sempre fatto, e tenerti il tuo fisico come si ritrova, piuttosto che privarti dei piaceri della gola. Non sarà certo Doppiovubi a giudicarti.
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Non è difficile. Eppure sembra essere difficile. Una cosa semplice come questa, incredibilmente non viene assimilata.
La morale di questo - invero noioso - post è la seguente: chiedetevi se siete soddisfatti della vostra vita. Siete felici così? Ok, Doppiovubi è contento per voi, non lasciate la strada vecchia per la nuova. Gli inglesi dicono che quando qualcosa funziona, non bisogna toccare niente. Non siete felici? Ok, allora dovete capire che dovete assolutamente cambiare qualcosa (a meno che non vogliate essere infelici, a causa dei sensi di colpa e per la volontà di punirvi, e in tal caso il cambiamento dovrà essere anche psicologico). Se continuate a fare quello che avete sempre fatto, nello stesso modo, non avete alcuna speranza. Non interverranno miracoli (magari anche sì, ma è molto poco probabile): tendenzialmente morirete nello stesso stato in cui vi trovate oggi (anzi, a causa del secondo principio della termodinamica e dell'aumento tendenziale del disordine in un sistema fisico, in uno stato molto peggiore) (*). Non dovete certo cambiare tutto in una volta il vostro modo di vivere. Meditate a fondo sulla legge di causa ed effetto. Individuate la singola situazione che non vi piace. Poi studiate bene tutte le concause che potrebbero averla generata ed estrapolate le cause determinanti, possibilmente la causa determinante - che - probabilmente - ha portato a quel risultato che non vi piace.
E poi, maledizione, cambiate le cose (**).

W.B.

(*) Questa sorta di "invito all'azione" sembrerebbe essere in contraddizione con due capisaldi del pensiero doppiovubiano, ma non è così, infatti:
a) sotto il profilo del rigido determinismo - a cui Doppiovubi crede fermamente - sappiate che tutto è già scritto, e quindi era scritto anche il fatto che voi avreste preso un'iniziativa di cambiamento dopo aver letto questo post (e non siete stati liberi di leggerlo, le circostanze vi hanno portato sin qui);
b) sotto il profilo del wu wei, del non fare - a cui parimenti Doppiovubi crede fermamente - sappiate che la non-azione (in attesa che i problemi si risolvano da soli) vale sul breve e medio periodo, e soprattutto quando la causa efficiente è primariamente esterna a noi; ma sul lungo periodo, quando la causa efficiente è costituita da una vostra azione od omissione, sino a quando non compirete (o smetterete di compiere) l'azione decisiva di cambiamento, gli effetti non scaturiranno mai, e il "problema" (chiamiamolo così, per comodità) non si risolverà da solo: la pancia non sparisce continuando a mangiare la pastasciutta (finché fai giocare Pazzini in attacco, non puoi vincere una competizione).
(**) E fatelo subito, o meglio, appena possibile dopo averci pensato bene. Come dice lo zio veterinario di M.P. (quello che immagina di lottare contro torme di pipistrelli invisibili), quando ti serve una cosa, prima ce l'hai, prima la usi (senza esagerare, però: lo zio veterinario di M.P. compra immediatamente qualunque cosa gli possa servire, prendendo spesso cantonate e fregature dovute alla sua maledetta fretta).

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