La favola dei Draghi, il giusto e la musica

Un bambino di tre anni, quando ha a che fare con il denaro (il denaro metallico), lo tratta come un giocattolo. Le monete tintinnano, sono dorate o di rame, sono divertenti.
Poi, un poco alla volta, il bambino osserva il mondo degli adulti.
Vede alcuni adulti che mettono quei giocattoli nelle mani di altri adulti, e questi ultimi, in cambio, danno ai primi delle cose. Cose che, a volte, al bambino non interessano. Ma altre cose interessano al bambino. Per esempio, scopre che con qualcuno di quei tondini di metallo si può avere in cambio un ovetto di cioccolato con la sorpresa dentro. Se tu prendi l'ovetto dal bancone, la mamma ti sgrida. Prima bisogna passare per lo scambio dei tondini.
Il giocattolo smette di essere un giocattolo. La faccenda si fa seria.
Il bambino comincia a capire che di quei tondini bisogna averne tanti, il più possibile.
Con quei tondini puoi avere tutti gli ovetti che vuoi.
*** *** ***
E' tutta la vita che Doppiovubi pensa che nel concetto di denaro ci sia qualcosa che non va. Una nota stonata, un rumore stridente. E' sempre stato solo un insight indeterminato, ma qualcosa, nel denaro, non va.
Un pezzo di metallo, che non vale niente. Un pezzo di carta colorata, che non vale niente.
Il bambino lo capisce, l'adulto no.
Il bambino che diventa adulto, smette di capirlo. Se ne dimentica. Convenzioni.
Ma poi fai mente locale, prendi in mano un pezzo da dieci euro, lo osservi, lo metti controluce, e vedi soltanto un pezzo di carta. Niente altro. Un pezzo di carta che non vale niente.
Guardi il tuo estratto conto, e lì sopra cosa vedi, soltanto dei numeri. Almeno il pezzo di carta esiste, ce l'hai in tasca, lo tocchi. Non vale niente, ma almeno è bello. Il numeretto sull'estratto conto è solo un po' d'inchiostro stampato su un foglio di carta. 
Spesso si ride dei soldi del Monopoli. Ma tra i soldi del Monopoli e quelli nel vostro portafogli, non c'è una gran differenza.
*** *** ***
E quel senso di sbagliato continua ad aggirarsi prepotente nella testa di Doppiovubi.
E quando i prezzi salgono - si chiama inflazione - quel senso di sbagliato diventa un rumore assordante.
*** *** ***
Se appena si studia la teoria monetaria con un minimo di raziocinio e di obiettività, ci si accorge che quella sensazione non è soltanto una sensazione. Dietro ai soldi non c'è niente. Un pezzo di formaggio ha valore. Un paio di scarpe ha valore. Una casa con un tetto ha valore. 
Un tondino di metallo vile, no.
Una volta c'erano le monete d'oro o d'argento. Avevano un valore intrinseco.
Poi il denaro ha rappresentato una quantità d'oro o d'argento che c'era davvero. Il tuo pezzo di carta ti garantiva il possesso di un metallo prezioso: così potevi evitare di portarlo in giro, con il rischio di esserne depredato.
Adesso dietro al biglietto da dieci euro non c'è più niente. E' solo un pezzo di carta colorata.
La BCE ne stampa finché vuole (*). Succede che se ne stampa tanti, valgono di meno. Se valgono di meno, ci compri meno ovetti di cioccolato.
Se la BCE stampa tanti biglietti colorati, compri meno ovetti di cioccolato.
Qualcuno, da qualche parte, ha deciso che con quel pezzo di carta colorata, che non vale niente, puoi avere in cambio qualcosa, che invece vale, e ne puoi avere di più o di meno a seconda di quanti pezzi di carta uguali a quello ci sono in giro.
E' che dopo anni di abitudine, hai cominciato a crederci, alla favola dei pezzi di carta che valgono qualcosa. Non ci fai più caso. E' normale. Ma non è per niente normale.
C'è molto più di qualcosa che non torna.
*** *** ***
E allora Doppiovubi ha pensato.
Quando ascolti Beethoven, ti accorgi che quella musica è piacevole. Quelle note - messe insieme - sono giuste. I suoni a casaccio, invece, sono sbagliati.
E allora Doppiovubi ha pensato.
Quando c'è qualcosa di falso, di sbagliato, è come una nota stonata. Se qualcuno vi dice qualcosa che non vi convince, qualcosa che sotto sotto non riuscite a capire, e anche se cercate di capire, senza pregiudizi e senza giudizi, rimane qualcosa di strano e di incomprensibile, allora vi stanno mentendo.
Come quando vi dicono che un tondino metallico ha valore, e voi ci credete, soltanto perché qualcuno ha deciso che ha valore. 

W.B.

(*) Questa è una semplificazione. In realtà le banconote in euro sono stampate dalle Banche Centrali Nazionali, come accadeva un tempo. Si veda sul punto la Decisione della Banca Centrale Europea del 13.12.2010 - pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea del 9.2.2011 -, in particolare al  terzo "considerando", dove si afferma che "l'emissione delle banconote in euro non necessita di essere soggetta a limiti quantitativi o di altro tipo, visto che la immissione in circolazione di banconote è un processo indotto dalla domanda".  Funziona così: il cittadino va al bancomat e si aspetta di vederne uscire una banconota poniamo da venti euro (se il suo conto lo consente); se la banca ce l'ha, bene, se non ne ha abbastanza, chiede alla Banca d'Italia di dargliene un po'. Al che la Banca d'Italia stampa il biglietto da venti euro, lo dà alla banca e annota che la banca le deve ridare venti euro. Questo per quanto riguarda la moneta tangibile, quella che si può toccare. Per quanto riguarda invece la moneta elettronica, le singole banche - quando si trovano in difficoltà perché non hanno più soldi (per esempio, si presenta un correntista e chiede di chiudere il conto da un milione di euro, per cui bisognerebbe dargli un assegno circolare di pari importo, o fare un bonifico altrove, ma la banca il suo milione non ce l'ha, perché l'ha prestato ad altri e gli ritorna chissà quando) - quando si trovano appunto in difficoltà, possono ricevere euro elettronici (cioè inesistenti, nemmeno stampati) dalla BCE, che li "crea" (sostanzialmente) dal nulla. Per esempio, nel 2012 (per la precisione, il 22 dicembre 2011 e il 29 febbraio 2012) la BCE ha trasferito alle banche europee circa mille miliardi di euro ex nihilo. Una volta erano le banche che si prestavano i soldi tra loro, quando ne avevano bisogno. Ma da quando sono tutte in difficoltà, ecco che interviene la BCE. La mega-introduzione di liquidità di mille miliardi di cui sopra si chiama LTRO (long term refinancing operation) ed è la spia che l'Unione europea è arrivata al caffé: entro tre anni (cioè più o meno entro la fine dell'anno prossimo), questi soldi devono tornare alla BCE con gli interessi (seppur dell'1%), altrimenti il castello di carte crolla; il super-finanziamento è stato realizzato pensando che, sperabilmente, nell'arco di quei tre anni (ne è già passata quasi la metà) la situazione economica europea sarebbe tornata normale; ai lettori di Doppiovubi sta il giudicare se è probabile che la situazione torni "normale". Peraltro, questa operazione è garantita, mica si fanno prestiti così senza garanzie, no? E sapete quali sono le garanzie? Titoli di Stato dei Paesi membri UE. Siamo a cavallo. Molti sanno che questo denaro sarebbe dovuto andare a imprese e cittadini bisognosi di credito, ciò che non è accaduto. Le banche italiane hanno avuto 268 miliardi di euro (su 1.000 in tutta Europa), e hanno in gran parte usato questi soldi per comprare BTP italiani, lucrando sulla differenza tra il tasso di interesse da restituire alla BCE e il tasso di interesse dei BTP; ovviamente, lo Stato italiano dovrà poi pagare gli interessi a queste banche, e indovinate un po' a chi andrà a chiedere questi soldi. Tutto questo accade mentre un qualsiasi cittadino italiano medio, ignaro di quello che accade all'Eurotower, alla mattina prende il suo bravo tram e legge su Metro l'interessante caso di Pistorius che spara alla fidanzata attraverso la porta del bagno.


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