4G

Quando qualcuno tende a fare qualcosa in fretta, il più velocemente possibile, di norma è perché quel qualcosa non gli piace, o non gli interessa più di tanto.
Ci sono le eccezioni (ho detto ‘di norma’, infatti).
Usain Bolt, per esempio, fa di tutto per tagliare il traguardo nel minor tempo possibile. Nel suo caso eccezionale la gara – da completarsi quanto prima – gli interessa eccome (e interessa anche ai suoi sponsores).
Ci sono poi alcuni che, diciamo, per disposizione di carattere (*), fanno le cose in fretta. Ogni riferimento è casuale. Al di là dei casi di nevrotismo, però, è evidente che anche per costoro vale la regola: se ti piace quello che stai facendo, o ti interessa, o ti piace e ti interessa, non lo fai il più in fretta possibile. Lo fai non dico lentamente, ma secondo i tempi giusti, quelli che occorrono (il tempo giusto è un dato oggettivo, poche balle).
Se ti stai godendo una passeggiata in una bella giornata col cielo azzurro e il venticello lieve, e in cuffia ascolti l’ouverture del Don Giovanni, e non hai mal di stomaco e nemmeno troppe preoccupazioni, sicuramente non fai in modo di tornare a casa quanto prima possibile. Prolunghi la tua bella passeggiata (che bella passeggiata!), o quanto meno non la accorci, potendo.
Se per converso odi stirare – ma non è detto – ma poniamo che odi stirare, cerchi di completare la camicia quanto prima, per dedicarti ad altro. A qualcosa appunto che ami o ti interessa di più.
Detto questo, osservatevi.
Guardate come svolgete le azioni quotidiane.
Guardate come svolgono gli altri le loro azioni quotidiane.
Osservate.
Misurate.
Doppiovubi rileva con orrore che questa Società corre – e dalla Rivoluzione Industriale corre sempre più – perché non ha alcun interesse in quello che fa. Ormai è tutta una rincorsa non a fare più cose (anche), ma a terminare il prima possibile quello che si sta facendo.
Questo è un punto-chiave. Non trascuratelo. Pensateci. Riflettete!
Come state conducendo la vostra esistenza? Come?
Correte come matti, per ritagliarvi qualche ora, ormai qualche minuto, tra poco nulla più, delle finestre strettissime dove finalmente potete fare quello che volete. Quello che desiderate.
Ma non lo sapete nemmeno più, cosa volete. Vi hanno tolto anche la capacità di discernere ciò che volete fare davvero.
Volete arrivare a Domenica, poi volete arrivare alle ferie , poi volete arrivare alla pensione. E dopo la pensione? E dopo la pensione?
Il 2% complotta perché questa Società corra il più possibile. Il 2% non corre mai. Il 2% riflette, pensa, studia, elabora, pianifica, con la dovuta calma, con la dovuta precisione, con la dovuta accuratezza. Il 2% sa che se correte, farete le cose male, e se fate tutto male, la vostra vita sarà relegata senza speranza nel grigiore. La relatività ristretta si enuclea, si formula, con i suoi tempi. La Cappella Sistina non si completa in poche ore. Goethe ha scritto il Faust in un arco di tempo di 65 (sessantacinque, si dicono sessantacinque) anni.
Matteo Renzi, non a caso, insiste sulla velocità. Bisogna correre. Fare di più e più in fretta. Gli imprenditori scrissero sul Sole24ore (nome invero assurdo) a caratteri cubitali Fate presto. La velocità è un’icona dei nostri tempi. Oggi la velocità è un valore assoluto. Velocità, noi ti adoriamo e ti glorifichiamo. Nel nome del Rolex, del Patek Philippe e del Piaget santo. Inchinatevi per la benedizione.
E Doppiovubi vi dice allora, in relazione specifica al lavoro, in relazione specifica alla costruzione delle vostre conoscenze, alle vostre capacità che vanno appunto costruite giorno per giorno (anzi, minuto per minuto, secondo per secondo), rallentate, rallentate, metteteci il tempo che ci vuole. Metteteci il tempo che ci vuole (**). Studiate, imparate, crescete con precisione e accuratezza. Pensate, riflettete, usate al massimo lo strumento incredibile che differenzia (tra l’altro) l’uomo dal cane. E’ impossibile coniugare velocità e precisione. E’ impossibile essere veloci, andare di fretta, desiderare di terminare il compito il prima possibile, e allo stesso tempo amare quello che si sta facendo. E’ una contraddizione in termini: se non vedi l’ora di finire quella cosa, significa che vorresti fare altro. E allora, fai altro. Ma il 2% ha bisogno che voi non facciate altro, vi tiene sotto ricatto economico, vi costringe a fare quello che odiate, e a terminarlo quanto prima, per finalmente dedicarvi a quei cinque minuti tutti vostri, alla sera, quando siete sfiniti. Finalmente potete aprire quel libro (del cazzo, ma la maggioranza dice che è bello, quindi lo è) e cinque minuti dopo addormentarvi. Se voi dedicaste il vostro tempo, se voi coltivaste ciò che vi interessa e vi piace, con la più grande attenzione, e quindi con i tempi giusti, allora le vostre capacità crescerebbero esponenzialmente. Ma al 2% non va bene che il popolo si evolva (per davvero). Il 2% ha bisogno assoluto di una massa di schiavi che sappia fare poche cose, in fretta e male, e che – di conseguenza - sia disponibile (=costretta) ad andare a lavorare nelle miniere in Australia.
E’ impossibile andare di fretta e avere attenzione. Senza attenzione (o focus, che fa figo) non c’è memoria.
Senza memoria non c’è niente. Senza memoria non siete niente.

(segue)

W.B.

(*) In realtà Doppiovubi, dopo 48 anni abbondanti di attenta riflessione sul tema, ha concluso che i geni contano, ma non al 50%, con i condizionamenti ambientali. Secondo Doppiovubi una giusta proporzione è 10-15% geni, 85-90% ambiente. Ovviamente è di moda dire che contano di più i geni, perché dire sono fatto/a così deresponsabilizza l’individuo, che si trincera dietro i geni per poter fare (o più frequentamente non fare) quello che dovrebbe. Scoperto il gene XY6969 dell’infedeltà! Evviva!
(**) Una precisazione si impone: Doppiovubi qui non si riferisce al movimento slow , slow food, etc. etc., che è una colossale presa per i fondelli, ideata da chi – in genere si tratta di riccastri annoiati – cerca di dare un senso all’esistenza assaporando l’attimo. Vai a raccontarlo al tranviere che fa il doppio turno per pagare il mutuo del suo squallido bilocale, che deve guidare con lentezza e che deve assaporare la fermata prenotata. Quindi, keep calm, prendete le vostre teorie slow e, slowly, riponetele nel posto (un suggerimento, è un posto buio) che meritano. L’elogio della lentezza è una ca***ta tanto quanto l’elogio della velocità. La lentezza non è un valore in sé; talvolta è una condizione necessaria, se si perseguono determinati obiettivi, come la velocità (recte: la fretta) è una condizione ostativa al perseguimento degli stessi obiettivi. Forse in oltre settecento post troverete qualche affermazione di Doppiovubi dissonante, ma Doppiovubi è proteico (nel senso di Proteo): cambia, col tempo. Tutto scorre. Anche Doppiovubi.


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