Il Brillante C. (settima parte)

(riassunto delle puntate precedenti)
 
Mentre Douglas MacArthur ha concluso brillantemente la sua carriera, osannato come una specie di dio della guerra, e crede di avviarsi a una tranquilla pensione, Kim il-sung/Odisseo, dopo otto anni di esilio, torna in patria da leader politico...
 
Nel 1949 il Partito comunista di Kim il-sung si fuse nel PLC, il Partito del Lavoro di Corea, che esiste ancora oggi e che nel simbolo ha la falce, il martello e la penna (non quella degli alpini, quella per scrivere), il che se vogliamo è un fatto positivo perché quanto meno i lavoratori di concetto sono considerati lavoratori e non portatori di rendite, in altri termini Doppiovubi potrebbe far parte del PLC, anche se, a guardare bene il simbolo, la penna sembra una candela. 
 
 
La cosa strana è che, cercando questo simbolo su google immagini, escono un sacco di fotografie di Pierluigi Bersani (chissà perché). 
Questo simbolo lo vedrete un po’ dappertutto in Corea del Nord. Eccolo sulle bandiere alle spalle del nipotino, l’attuale Kim Jong-un, quello dei missili e dalla sfumatura alta, e infatti i cinque microfoni affusolati puntati in diagonale richiamano una batteria missilistica:
 
 
Infatti, controllare il PLC significa controllare la Corea del Nord. Oggi il Parlamento della Corea (che si chiama “assemblea popolare suprema”) ha 687 seggi, e di questi ben 601 sono del PLC, che quindi ha abbastanza la maggioranza. Non ci vuole molto per capire che la guida del PLC è un ruolo-chiave. Il nostro Kim il-sung era ovviamente il presidente del Partito. Eccone un’immagine didascalica, con tanto di microfono gigante e di carta geografica alle spalle, che vi permette di cogliere la rassomiglianza tra nonno e nipote e, in fondo, lo stesso stile, il che dovrebbe leggermente preoccupare l'Occidente:
 
 
Ma basta immagini! questo non è mica un libro per bambini, e poi siamo giunti al momento clou della nostra storia.
E’ 25 giugno 1950. Save the date.
La Corea del Nord invade la Corea del Sud.
E’ iniziata la Guerra di Corea. In Corea del Sud considerano la data del 25 giugno la ricorrenza storica. Di più. I coreani chiamano la guerra di Corea “6.25”. C’è da ritenere che il giovane Kim Jong-un, se mai dovesse decidere di premere il pulsante rosso, lo farà o il 15 aprile – data di nascita del nonno, festa nazionale – o il 25 giugno, anniversario dell’invasione della Corea del Sud. Ma il 25 giugno di quale anno?
Doppiovubi dice, studiate la storia degli americani. Anche loro hanno bisogno di un nemico, e non stanno mai più di dieci anni senza qualche operazione militare importante. L’ultima - degna di questo nome - è stata l’invasione dell’Iraq, che iniziò il 20 marzo 2003.
Vedete un po’ voi. 
 
Gli americani, occupanti del Sud, dovevano fronteggiare la Corea del Nord. Chi decisero di ingaggiare, per combattere contro Kim il-sung?
Andarono a chiamare il leone dell’Asia, il generale di ferro, l’uomo che promette di vincere e poi vince, l’uomo che umiliò i giapponesi, il cavallo vincente, la sicurezza assoluta.
Un piccolo particolare, un dettaglio che gli americani trascurarono.
Il loro campione, al 25 giugno 1950, aveva settanta anni suonati.
 
(fine settima puntata)

W.B.


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