Il Brillante C. (decima parte-fine)

Gli americani, sotto l’inarrestabile pressione degli attacchi cinesi, furono costretti alla più grave e ignominiosa ritirata della loro storia.

Quel genio di MacArthur propose al Presidente Truman di usare la bomba atomica contro i cinesi.

Così si racconta, almeno.

Non che gli americani non avessero sganciato bombe tradizionali contro nord-coreani e cinesi; alla fine del conflitto si conteranno ben 177.000 tonnellate di bombe americane esplose contro i nemici, mica poche (ed è per tale motivo che quest’ultimo post non è scoppiettante, di bombe ne abbiamo avute abbastanza, comprese quelle di Boston di ieri).

Tra l’altro, adesso, Echelon sarà pieno di sirene e lucette lampeggianti, visto che in questo post di Doppiovubi la parola “bomba” e le sue varie declinazioni compaiono diverse volte.

Per fortuna il Presidente Harry Truman era scemo, ma non fino al punto di sganciare altre atomiche. Se Truman avesse accettato l’insana proposta di Douglas, oggi lo scenario terrestre – forse - sarebbe più o meno quello di Oblivion, l’ultima fatica (diciamo così) di T. Cruise, diretto da J. Kosinski, film che Doppiovubi ha visto l’altro ieri insieme al Condore, ma, nonostante Doppiovubi apprezzi qualsiasi cosa faccia T.C., Oblivion ha deluso persino Doppiovubi, il che è tutto dire.

Del film si salva la tutina futuristica di pelle di T.C., color bianco ghiaccio, molto molto carina, che però indosso a Doppiovubi starebbe davvero male per evidenti motivi.

Il Condore invece non ha apprezzato niente, neanche quella.

La storia dunque ci ha consegnato un Douglas MacArthur bombarolo, e un saggio Presidente Truman che lo rimosse proprio perché era un bombarolo.

Ma non andò esattamente così.

Truman aveva fatto preparare ben nove di queste bombe atomiche




e non avrebbe avuto alcuna remora a sganciarle contro gli acerrimi nemici comunisti. In effetti, al massone Truman è attribuita la frase celebre If you can't stand the heat, get out of the kitchen ("se non tolleri il calore, stai alla larga dalla cucina"), il che avallerebbe l’interpretazione secondo cui fu proprio il Presidente a voler usare l’arma atomica contro i coreani – le stesse atomiche che adesso i coreani vorrebbero usare contro (anche) gli americani, ma che strana che è la storia.

Per converso, Douglas, più tardi, dichiarerà solennemente davanti al Senato di non aver mai consigliato l’uso delle bombe atomiche. Fu egli una vittima, dunque? un capro espiatorio, forse? Non lo sappiamo.

Però sappiamo che Nemesi prima o poi colpisce, e non ci dimentichiamo le trame che Douglas aveva ordito in Giappone per salvare - ingiustamente - l’Imperatore dalla pena di morte o, quanto meno, da un’equa condanna per crimini di guerra.

Sta di fatto che, anche a seguito delle manfrine e scenate di Truman, che realizzò dei veri e propri show davanti alla stampa, quelli che quindi potremmo definire dei Truman Show, l’11 aprile 1951 il generale MacArthur fu rimosso dal comando delle operazioni, e anche con un certo disonore, per “grave insubordinazione”.

Tornò a casa con mestizia.

La carriera di Douglas era finita. E’ vero, Kennedy lo chiamò come consulente per risolvere la crisi della Baia dei Porci, gli furono attribuiti incarichi più o meno onorifici e più o meno importanti, scrisse le sue memorie e guadagnò per i diritti un milione di dollari, ma il declino dell’uomo era ormai inarrestabile.

Ora lo stiamo per abbandonare, e non lo incontreremo mai più. Non senza ricordare un suo patetico estremo tentativo, da uomo ormai molto anziano, di darsi alla politica, sfruttando i fasti del passato. Perse malamente le elezioni.

Ci ricorda qualcuno, che, proprio in questi mesi, dapprima è stato osannato come il salvatore della patria, e oggi è abbandonato da tutti, anche dai suoi cosiddetti alleati.

Douglas morì il 5 aprile 1964.

Lo abbiamo visto nascere a Little Rock nel 1880, e adesso lo deponiamo gentilmente nella fossa, a fianco della moglie, che, come sappiamo, lo raggiungerà molti anni dopo.





Ciao, Douglas, ci mancherai.

Nel bene e nel male, non ti dimenticheremo.

*** *** ***

La guerra in Corea, nel frattempo, continuò per due anni, fino al 1953, con alti e bassi.

Alla fine, fu firmato un armistizio. Non fu una pace, bensì un semplice armistizio.

Era il 27 luglio 1953, tre anni di scontri sanguinosi.

La Corea venne più o meno spartita in due, come prima; alla fine, tanto valeva lasciar stare.

Nel bel mezzo, una zona denuclearizzata e neutrale.

Ecco una foto storica delle firme.






Nessuno ha vinto la Guerra di Corea, dicono.

Oltre 54.000 americani non sono più tornati a casa. Secondo molti storici, la Guerra di Corea rappresenta la disfatta degli Stati Uniti più grave di tutti i tempi, ma essendo passati quasi sessant’anni, ormai i protagonisti dell’epoca sono quasi tutti morti, o stanno per morire. E quando muoiono i protagonisti, gli esseri umani che c’erano, le vicende cadono inevitabilmente nell’oblio.

I nord-coreani pensano che la guerra iniziata il 25 giugno 1950 non sia ancora cessata. Essi sono proprio come gli interisti: si sentono le vittime designate, vivono costantemente nel passato, vedono complotti ovunque e sono incazzati contro il resto del mondo.

Per contro, gli Stati Uniti placidamente mantengono tutt’ora il controllo della Corea del Sud, dove hanno ammassato un importante arsenale nucleare.

Quando la crisi economica morde, prima o dopo a qualcuno viene in mente di usarle, queste belle armi.

*** *** ***

Kim il-sung nel 1955 sviluppò, in un famoso discorso, l’idea di indipendenza, che abbiamo già incontrato in termini di autarchia, e che peraltro Doppiovubi – originalmente – ha ripreso nel suo basilare post del 28 febbraio 2013, quale necessario presupposto per la cancellazione della proprietà privata, anche da parte dello Stato.

Questo porterà la Corea del Nord a isolarsi sempre più dal resto del mondo.

Dicono che la Corea del Nord, per colpa di il-sung, viva una crisi economica pazzesca da decenni. La contraddizione è che di notizie non ne filtrano, perché i media nord-coreani dicono che tutto va bene, però in Occidente si dà per scontato che la Corea del Nord sia alla fame almeno dagli anni ottanta. Eppure i nord-coreani sono tutti ancora lì e hanno i missili puntati. C’è qualcosa che non torna.

Kim il-sung, il “Grande Leader”, il “Presidente Eterno”, morì improvvisamente per un attacco cardiaco l'8 luglio 1994.

Ora, forse, si fronteggia con Douglas MacArthur nel regno dei cieli, o altrove.

O forse sono diventati amici, chissà.

Ciao, Kim.

*** *** ***

Come ogni despota che si rispetti, Kim il-sung passò lo scettro del potere al figlio  Kim Jong-il, che però nella nostra storia è solo una meteora di passaggio.

Il 17 dicembre 2011 Kim Jong-il muore.

La guida della Corea del Nord passa a Kim Jong-un, il nipotino di Kim il-sung.

Il suo soprannome ufficiale è “il Brillante Compagno”.

Ed eccolo finalmente qui, il nostro Brillante Compagno, nella foto-tessera ufficiale:






La pinguedine in effetti, è imbarazzante.

Lo sguardo è da pesce lessato.

Non gli daresti un euro, se lo vedessi come garzone in un supermercato.

Quest’uomo comanda uno degli eserciti più potenti del pianeta Terra.

Quest’uomo, da quando era all’asilo, è cresciuto a pane e odio verso la Corea del Sud, il Giappone e gli Stati Uniti.

Quest’uomo ha una sola missione nella sua vita. Onorare la memoria del nonnino e portare a termine quello che il leggendario Presidente Eterno aveva iniziato.

La CIA dice, State tranquilli, tanto la bomba atomica non ce l’hanno.
Come direbbe Walter Sobchak:

Fanno finta.





W.B.


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