La ricerca della felicità (25)



Quindi sì, dobbiamo muoverci, avanzare, andare avanti.
Non possiamo farne a meno, se ci fermiamo, prima o poi moriremo.
Il Sig. B. Mussolini, innanzi alle folle, gridò a Genova, il 14 maggio 1938, la famosa frase, Chi si ferma è perduto. Il contesto è certo particolare (*), chi l’ha detta era un personaggio - diciamo - discutibile, ma indubbiamente vi è, nell’affermazione, un senso plenior, seppur forse involontario.
Nel 1960 la frase è stata poi ripresa da un certo Totò; nel film omonimo il ragionier Guardalavecchia dice: “« Non mi fermo né al primo, né al secondo, né al terzo ostacolo, perché... come dice quell'antico detto della provincia di Chiavari? "Chi si ferma è perduto!" ». Il riferimento a Chiavari, rispetto al discorso di Genova, rivela un’ironia che solo Totò ebbe, e mai più nessuno - a parte ovviamente Doppiovubi - dopo di lui.
Chi si ferma è perduto.

(segue)
W.B.

(*) Disse infatti il cosiddetto Duce, con incredibile enfasi: “Camerati Genovesi! Durante questi dodici anni l'Italia ha velocemente camminato, e Genova del pari. Ma quello che abbiamo fatto non può essere considerato che come una tappa. Nella lotta delle Nazioni e dei continenti non ci si può fermare: chi si ferma è perduto!”

Post popolari in questo blog

Allahu Akbar.

Come si scrive un'enciclopedia

Quasi tutti i TV erano chiaramente sintonizzati su Telereporter