T-101 Mod. WB (9)



- La guerra è finita, caro James. La Francia ha perso. –
Era un momento importante. La Guerra dei Sette Anni, che aveva visto contrapporsi - tra gli altri - da un lato Francia, Austria e Spagna, e dall’altro Gran Bretagna e Prussia, si era infatti appena conclusa con la schiacciante vittoria degli Inglesi.
La Gran Bretagna, a partire dal 1763, avrebbe avuto il pieno controllo del commercio internazionale.
Doppiovubi, disteso sulla branda, pensava che quella fosse la svolta storica fondamentale, che avrebbe segnato l’inizio dell’egemonia del sistema economico, e quindi di pensiero, di matrice anglosassone, in cui, ancora nel XXI secolo, l’intero pianeta si trovava intriso, e dal quale era inestricabilmente avviluppato.
Ecco il vero Leviatano, quello economico, che viene dal Mare, e fa bollire l'abisso come una caldaia, del mare fa come un gran vaso da profumi. E questo versetto dal Libro di Giobbe, con il suo riferimento al vapore, riportò la mente di Doppiovubi al vero motivo per cui si trovava lì. Aveva una missione da portare a termine.
- Non riesco a credere che i Francesi si arrendano, David. -
- Pare che la pace sia stata firmata a Parigi solo pochi giorni fa. Re Giorgio e il Conte di Bute, ne sono sicuro, avranno ottenuto senz’altro ottime condizioni a nostro favore. –
Il mondo fu nuovamente smembrato e suddiviso, e gli Inglesi si erano alzati dal banchetto con la pancia piena. La Gran Bretagna, che era entrata nel conflitto soltanto per assicurarsi il commercio d’Oltremare, aveva dominato sugli oceani.
Gli Inglesi, con la Pace di Parigi, guadagnarono il Canada, il Capo Bretone e le Isole del San Lorenzo, la valle dell’Ohio, la riva sinistra del Mississippi, la Florida, alcune delle Antille - Dominica, Grenada, le Grenadine, Saint-Vincent e Tobago, luoghi di fiorenti commerci e di massicce deportazioni umane -, in Africa il Senegal e il Gambia, ma soprattutto consolidarono il loro dominio sulla quasi totalità dell’India, dove ai Francesi venne concesso di conservare i loro sparuti possedimenti, ma con il divieto assoluto di tenervi truppe e fortificazioni.
- E’ per questo, caro James, che i miei prossimi anni a Parigi saranno importanti, e delicati. Mi aspetta un compito molto impegnativo. I Francesi, lo sai, sono vendicativi, vedrai che ce la faranno pagare. –
Hume non poteva sapere che, in capo a pochi anni, i veri problemi, per il Regno, sarebbero venuti, più che dai Francesi, dalle Colonie americane.
- Quando ritieni che potrai tornare a Edimburgo? –
- Penso tra qualche mese, non di più. A La Flèche, ormai molti anni fa, trovai la tranquillità e l’ispirazione per scrivere il Trattato che – noto con piacere – tieni qui sul tuo tavolo di lettura, eppure non vedevo l’ora di tornare nella nostra Scozia. Sono stato irremovibile con il nuovo ambasciatore: qualche mese, e non di più. –
David Hume sarebbe rimasto a Parigi per tre anni.
(segue)

W.B.

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