La ricerca della felicità (28)

Quindi, e più in generale, esiste una forza che 'ci spinge indietro', rispetto ai nostri obiettivi, che osta alla loro realizzazione. Esiste 'qualcosa' che 'rema contro'.
Cerchiamo di costruire, e questa forza disgrega.
Cerchiamo di mettere ordine, e questa forza mette disordine.
Come abbiamo visto, la tendenza nell'universo è verso il disordine.
La “vita” (concetto del quale nessuno ha mai dato una spiegazione esauriente, cfr. l'ipotesi del cristallo aperiodico di Schrodinger), che consente che miliardi di molecole – che per regola dovrebbero andarsene in giro per i (scusate) cazzi loro – siano invece unite e collaborino all'interno di un organismo, affinché quest'ultimo abbia (e soprattutto mantenga) un'unità, è un miracolo.
La vita – in linea teorica – non dovrebbe esistere.
Teoricamente dovremmo essere tutti morti.
Invece siamo tutti vivi.
Spesso si parla del 'miracolo della vita' con riferimento al neonato che è appena uscito dalla madre. Ma – dice Doppiovubi – il vero miracolo è che adesso noi siamo ancora vivi, voi siate ancora vivi, a leggere questo post.
Guardate i confini del vostro corpo. Siete atomi, incollati insieme, che viaggiano in gruppo, e vi consentono di fare cose straordinarie. Potete vedere. Potete pensare.
Potete pensare a voi stessi e a come siete fatti.
Detto questo, dobbiamo tornare alla realtà, e non dimentichiamoci che il titolo della serie è ambizioso, e se Doppiovubi vi ha promesso di svelarvi il segreto della felicità, state pur tranquilli che lo farà.
Vita, dunque, come miracolo.
Disgregazione come regola.
Che cosa deve fare un uomo, quando si accorge che quello che ha costruito, viene disgregato ?
Poniamo che siate bambini, di quattro anni, su una spiaggia. Avete il secchiello e la paletta, siete in riva al mare (esperienza realmente vissuta da quasi tutti).
Costruite un bel castello, e ogni tanto arriva il vostro papà che piazza dei legnetti sulle torri – con dei pezzetti di carta – a simboleggiare le bandierine.
Voi guardate il vostro papà e sorridete, Che bello, il castello, che bello ! Siete felici. Le bandierine sono belle !
Terminato il castello arriva un'onda. Il castello è ridotto a un ammasso informe. Le bandierine galleggiano nelle pozzanghere biancastre di acqua salata.
Voi piangete.
Il papà vi dice, L'hai costruito troppo vicino all'acqua. Ne faremo uno molto più bello, lontano dall'acqua.
E con l'aiuto del papà, che intanto, già che c'è, ne approfitta per contemplare due particolari chiappe femminili esposte al sole, ne rifate uno ancora più grande, e più bello.
Certo, lontano dall'acqua fa più caldo. Si fa più fatica. Siete sudati, anche il papà è sudato, anche perché la tipa lì vicino, la quale, tra l'altro, ha adocchiato anche lei il vostro papà e sta facendo svariati pensieri, mentre il tempo passa, si è pure slacciata il costume.
Siete stanchi, ma felici. Il castello è stato eretto. Le erezioni fanno felici.
Mentre contemplate il nuovo castello, che si staglia sulla spiaggia e vi rende orgogliosi, arriva un gruppetto di bulletti che giocano con un pallone super-tele tra la gente, e noncuranti della vostra opera di alta architettura, la calpestano e la distruggono.
Voi vi lasciate cadere sulla sabbia, in ginocchio. Le lacrime solcano il vostro visetto.
La domanda è : ha senso costruire, se poi ci sarà la distruzione ?

(segue)

W.B.

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