Il mito della velocità (24)



Proprio all’inizio di “Mein Kampf” (*), Hitler scrive: “… il 24 febbraio 1920 ebbe luogo la prima grande manifestazione pubblica del nostro giovane movimento (**). Nel Salone della Birreria reale, a Monaco, le venticinque tesi del programma del nuovo partito furono esposte a una moltitudine di quasi duemila persone, e ciascun punto fu approvato fra grida di consenso e di giubilo.”.
La tesi numero undici recita: “Noi chiediamo l'abolizione del reddito ottenuto senza lavoro e senza fatica. Abolizione della schiavitù dei prestiti ad interesse.”.
Molti, anche oggi, la potrebbero ritenere abbastanza condivisibile, come tesi, e comunque non “scandalosa”.
Ecco, quello fu, tra le altre cose, l’inizio.
Sappiamo tutti - abbastanza - come è andata a finire.
Quello che mi interessa è quello che “sta in mezzo”. E in particolare mi interessa l’evoluzione - o l’involuzione - il dipanarsi, i sillogismi sbagliati, il processo, i passaggi. Tra un passaggio e un altro, mano a mano che il tempo scorre, ci si dimentica dello scopo finale, cioè del “telos” per cui si stanno compiendo le singole azioni.
E si perde completamente la rotta.

(segue)

W.B.

(*) “Kampf” in tedesco significa “lotta, battaglia, combattimento”.
(**) Il “giovane movimento” era il NSDAP, cioè il “NationalSozialistische Deutsche ArbeiterPartei” cioè il Partito Tedesco dei Lavoratori Nazional Socialista, oppure il Partito Tedesco Nazional Socialista dei Lavoratori, oppure il Partito Nazional Socialista Tedesco dei Lavoratori, a seconda di quale parola vogliate mettere in risalto. Comunque lo si voglia tradurre, era un Partito dei Lavoratori, un “arbeiterpartei”, cioè - almeno in una fase iniziale - il partito di chi aiuta “i deboli”.

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