Il mito della velocità (25)
Eppure poche righe oltre, nella sua opera Hitler scrive di
aver ben chiari i suoi scopi.
Eppure, si perde la rotta.
La metafora della nave, o meglio ancora dell’aereo, rende
bene l’idea. Come tutti sanno, la rotta si misura - tra l’altro - in gradi,
minuti e secondi. Se devi andare da Milano a New York, non devi sbagliare
nemmeno di pochi secondi di angolazione; un piccolo divario - che sembra
insignificante - verrà amplificato e ti ritroverai da tutt’altra parte. Uno dei
motivi per cui si cambia rotta, e si devia senza nemmeno saperlo, è dovuto agli
obiettivi intermedi. E’ naturale che un obiettivo finale - per definizione
lontano nel tempo e nel gioco della causa ed effetto - sia suddiviso in
obiettivi intermedi, e questi ultimi a loro volta in altri sub-obiettivi, e
così via. E’ così abbastanza facile perdersi, nello svolgimento del processo,
dentro le finalità intermedie, e dimenticare lo scopo primario, quello verso il
quale ci stiamo muovendo. Proprio in quel momento si commettono gli errori, e
si compiono azioni sbagliate (*).
E’ dunque importante non smarrire mai il “telos” principale
(**).
Come ha acutamente osservato e suggerito l’amica lettrice
S.S., Leonardo da Vinci disse che “la perfezione è nell’essenziale”. Pensiamo
che si riferisse proprio a questo: in ogni azione - in ogni dettaglio - è
presente un elemento “essenziale”, che è caratterizzato - non può non essere
caratterizzato - dalla causa finale in virtù della quale quella azione è stata
compiuta, cioè il “faro” che ci dovrebbe guidare. Ogni elemento che non è
essenziale - ovvero che non ti porta più vicino all’obiettivo primario che ti
sei prefissato - non è, non si può considerare, “perfetto”.
Vedremo tra breve due interessanti riferimenti evangelici
che vanno esattamente in questa “direzione”, e contribuiranno a chiarire il
quadro generale, e a portarci, auspicabilmente, un po’ più vicino al “telos”
del nostro discorso.
(segue)
W.B.
(*) Ormai da qualche anno Doppiovubi ha accolto - parzialmente,
almeno sul piano individuale e non relazionale, ove entra in gioco un elemento
di responsabilità - una concezione di “giusto” o “sbagliato” relativa allo
scopo che ci si è prefissato in linea pratica. Per fare un esempio, qualcuno
potrebbe dire che “fumare trenta sigarette al giorno è sbagliato”; è “sbagliato”
se il tuo scopo è quello di mantenerti in buona salute, ma è “giusto” - e anzi
è un’ottima idea - se hai deciso di procurarti un diffuso cancro ai polmoni.
(**) Quando, qualche anno fa, i dirigenti di Trenitalia
hanno ordinato migliaia di divise nuove per tutto il personale, viaggiante e
non viaggiante - divise eleganti e ben tagliate -, avevano ben chiaro in mente
il “telos” di Trenitalia, cioè quello di trasportare i corpi e gli effetti
personali dei passeggeri, da un luogo a un altro, in un tempo prefissato? Le
domande che potremmo porci sul punto, nei settori più svariati, sono molte e
interessanti. Qual è il “telos” primario di un cardiologo, quello di un
farmacista, quello di un avvocato, quello di un magistrato? Qual è il “telos”
di un uomo politico? Qual è la “causa finale”, in senso aristotelico, che ha
spinto Matteo Renzi a farsi nominare primo ministro? E ancora: il “telos” deve
essere necessariamente unico, e uno soltanto, essendo gli altri scopi “di contorno” e
a loro volta secondari, oppure è possibile porsi contemporaneamente diversi
scopi “primari” (anche se il concetto di “primario” non dovrebbe tollerare elementi di
pari livello), situati sullo stesso piano di rilevanza? Per Doppiovubi, è vera
la prima ipotesi.