E poi si chiese, Ma forse io stesso mi comporto così con gli altri, forse anch'io uso gli altri per il mio benessere. Dopo averci riflettuto un po', si rispose abbastanza convinto, No, io non lo faccio. Qualche tempo prima era giunto alla conclusione che l'infelicità dell'uomo fosse sempre invariabilmente determinata da un unico fattore, ossia dalla sua capacità di costruirsi mentalmente un'aspettativa, proiettata nel futuro. La teoria si poteva descrivere così. L'uomo immagina una situazione piacevole, non attuale, per cui ovviamente la desidera, e si crea un'aspettativa. Il tempo passa, e la realtà, quando viene a esistenza, è oggetto di confronto con l'aspettativa. Normalmente non coincidono: nella fantasia tutto va secondo programma, altrimenti che fantasia sarebbe, nella realtà, invece, le cose non vanno come previsto, anzi. Quindi l'uomo – e, soprattutto, la donna – cerca disperatamente di forzare la situazione, di cambiare la realtà, per tenta...