3

“Ma come ti è saltato in mente di scrivere quelle cose sul blog?” disse lei.
“Tanto non sono vere, è fiction, un esercizio narrativo, non dovresti prendertela.” disse lui.
“Peccato che quelle cose vengono lette anche dagli altri, e poi ci credono.”
“Ma se il mio blog non lo legge nessuno.”
“Lo leggo io.”

Lei se l'era presa, in particolare, perché lui aveva scritto che tutti lo usavano per ottenere il loro benessere. E in quel tutti era ricompresa anche lei. Lui se la cavò, o almeno credette di cavarsela, con la storia della fiction e dell'esercizio narrativo (si compiaceva soprattutto per il riferimento alla fiction). In più, ingenuamente le promise, con una certa melensa solennità, che avrebbe presto scritto un altro post per così dire correttivo, con il quale avrebbe chiarito a tutti i lettori, anche se di lettori in realtà non ne aveva e non ne avrebbe avuti, che si era trattato di mera fiction e di un puro esercizio narrativo.
Questo, all'apparenza, contribuì a calmarla, almeno un po'.

Lui non aveva ben compreso che, spesso, le donne amano farti credere di averle gabbate, ma, prima o poi - preferibilmente a distanza di qualche annetto - te la fanno pagare.

W.B.

Commenti

Anonimo ha detto…
non vi sono che due soluzioni, che poi è una sola: la consolazione della pagina e la contemplazione della natura.
tu hai già scelto la prima, senza raggiungere alcuna consolazione.
io non sono in grado, e vorrei la seconda, ma non ci riuscirò.

in ogni caso, bentornato.
Antani ha detto…
tutta l'infelicità umana deriva da una cosa sola: il non essere in grado di starsene fermi al proprio posto
Antani ha detto…
P.S.) Ha ragione lei, il tuo blog lo leggo anch'io

Post popolari in questo blog

Allahu Akbar.

Come si scrive un'enciclopedia

Quasi tutti i TV erano chiaramente sintonizzati su Telereporter