Dopo novantadue post, forse è ora di qualche cambiamento.

Quest'anno il Festival di Sanremo non sarà condotto da Pippo Baudo.

Qualche giorno fa sono andato a pranzo con il mio amico – nonché collega – S.
Ci siamo mangiati la solita pizza con la solita acqua minerale. Il cameriere mi ha guardato svogliato, aspettava la mia conferma, perché S. aveva ordinato anche per me, la solita pizza margherita e la solita acqua minerale gassata – non fredda. Io però ho voluto dare un'occhiata al menù del giorno. Sono vegetariano, mi è bastato vedere la parola cozze e la parola salsiccia. Vanno bene la pizza margherita e l'acqua gassata, non fredda, ho detto. Il cameriere ha fatto un mezzo sorriso di circostanza, come dire, mi hai solo fatto perdere tempo.

Pare che il Festival sarà condotto da Paolo Bonolis. Alla fine i nomi sono sempre quelli lì, Baudo, Bonolis, Baudo, Bongiorno, Baudo. Un po' come quando la Juve vinceva un anno sì e un anno no.
L'anno prossimo andrà a Pippo Baudo. Forse si sta riposando nella sua villa in Sicilia. Chissà se se l'è presa, perché non gli hanno dato il Festival, quest'anno. Chissà che reazione ha avuto quando gliel'hanno detto. O forse non glielo hanno nemmeno detto.

A fianco a noi c'era un tavolo con quattro neri. Raro vedere quattro neri in pizzeria. Sembravano, a occhio, un padre, una madre, una zia, credo sorella della madre, e il figlio. Il figlio direi sui quarantacinque, il papà e la mamma sui sessantacinque, la zia sui sessanta. Tutti e quattro profondamente tristi. Il padre era ben vestito. Si va in pizzeria, ci si veste a festa. In giacca e cravatta. Magari festeggiavano qualcosa. Raro vedere in pizzeria quattro neri, un'intera famiglia. Siamo ancora lontani da un'integrazione vera, se viene da pensare questo, a vedere un'intera famiglia in pizzeria, che debbano per forza festeggiare qualcosa. La giacca era grigio chiaro. Una giacca grigio chiaro un po' dozzinale. Troppo chiara.

Ho detto a S., guarda come sono tristi. E lui niente. Dopo un po' ci ho riprovato, a dirglielo, lui niente. Non voleva guardarli. Forse temeva di essere considerato un po' razzista, a guardarli. Penso fossero tristi perché si sentivano a disagio, si sentivano guardati. Lo percepivano, che c'era qualcosa di strano, intorno a loro. E infatti S. si rifutava di guardarli. In più, S. si irritava perché io insistevo.

Pippo Baudo, dicono, è un professionista. Quando conduce lui, le cose vanno per il verso giusto. Lui mette lo smoking. Il consueto smoking. Lui sa che cosa si può dire e che cosa non si può dire. Gli altri no. Prima o poi, credo, Pippo Baudo morirà. Prima di morire dovrebbe invecchiare, e arrivare a un livello di vecchiaia, quel livello in cui non riesci più a far le cose, quello in cui non è detto che tu riesca a gestire un'improvvisa minzione, o quello in cui, senza preavviso, hai bisogno di sederti, perché hai un mancamento. Eppure non riesco a immaginare Pippo Baudo vecchio, a quel livello. Riesco solo a immaginarlo nel consueto smoking.

Io e S. abbiamo parlato di Umberto D.
Abbiamo parlato di Flaic, il cane. Abbiamo riso, picchiettando con il pugno in una finestra immaginaria, rievocando la scena in cui Umberto D. chiama Flaic dalla corsia d'ospedale. Il cane è in cortile, con il fidanzato della servetta. Non lo potrà mai sentire, mai e poi mai.
Flaic. Flaic.
Pausa, e risata.
Flaic.

Il padre mangiava a testa china, molto serio. La zia era ancora più seria di lui. Solo il figlio, ogni tanto, accennava un sorriso. Poi guardava il padre, e tornava serio. E' anche più raro vedere dei neri vecchi, in Italia. Ce ne sono pochi, di neri vecchi. I primi neri che sono arrivati qui, non hanno ancora fatto a tempo a invecchiare. Il padre aveva i capelli grigi.
Fanno un effetto strano, i capelli grigi sulla pelle scura.

Saranno i capelli tinti, e trapiantati, ma vecchio Pippo Baudo non riesco a immaginarlo. Qualche anno fa avevano piazzato una bomba, una bomba vera, che però non è scoppiata, sotto la discesa a mare della sua villa in Sicilia. Non è scoppiata, l'hanno trovata prima. Magari mi confondo con qualcun'altro, ma ho in mente un'immagine chiara, una scogliera, con un motoscafo dei carabinieri, una sacca, contenente la bomba. Ma la bomba non è scoppiata.

Ho chiesto a S. se Vittorio De Sica fosse un talento naturale, o se avesse acquisito il talento. Naturale, mi ha detto. Poi mi ha detto che vanno visti, assolutamente, anche Sciuscià e Ladri di biciclette.
Ma Flaic è un'altra cosa.

Hanno ordinato più di un piatto. Sicuramente festeggiano qualcosa, ormai non ci sono più dubbi. Mi sono scoperto a invidiarli. Mi sono un po' vergognato, per essermi scoperto a invidiarli, come se in qualche modo non meritassero di prendere pure un secondo piatto. Mi sono detto, è stato un pensiero fugace. Sarà stato anche fugace, però mi è passato in mezzo al cervello. A volte uno dice, non sono razzista.

Poi ho indicato fuori dalla pizzeria, ho esclamato nix, scendevano i primi fiocchi. Nix, ho ripetuto, per far ridere S. Alla terza volta ho desistito, la battuta non lo faceva ridere. In compenso ha cominciato a declinare nix. Gli sono andato dietro. Sorridevamo. Ci guardavamo, nivis, per vedere se i nostri ricordi combaciavano. Nivi. Nivem. Pausa. Stentatamente abbiamo detto nix, vocativo. Poi nive, chissà se sarà giusto, ma non c'era lì nessuno a darci un voto, nessuno a giudicarci. Dopo i sei casi, abbiamo taciuto. Ho provato a dire di nuovo nix, indicando i primi fiocchi che scendevano, ma S. non ha riso. Nessuno giudicava noi.

Erano composti, dignitosi. Erano belli.

Non ha fatto in tempo a scoppiare, l'hanno trovata prima.

Flaic.

W.B.

Commenti

Anonimo ha detto…
sono un individuo dotato di discreta memoria. e in più, mi piacciono i film.
però una volta, ed evidentemente ero più giovane, visto che ne parlo, mi ricordo che vidi tutto un film per intero prima di ricordare che l'avevo già visto. me ne ricordai a cinque minuti dalla fine.
questo fatto è accaduto una volta sola. il film in questione è missione impossibile 2, del regista john woo.

umberto d. partecipa del sublime.
se vedessimo una sola volta il sole, il mare, un fiume, ce ne ricorderemmo per sempre.
la stessa capacità di impressione eterna, che appartiene alla natura, la possiedono alcuni capolavori dell'arte dell'uomo.

una settimana dopo averlo visto, ricordavi perfettamente la scena del cespuglio, di un anziano signore che si nasconde al cane perché desidera morire, e del cane che lo trova e poi gli salva la vita.

pippo baudo potrà essere ricordato solo da una trasmissione televisiva.

umberto d. non te lo dimenticherai più. e il suo ricordo, insieme con l'emozione che riproverai ogni volta, si trasferirà ad altri, e poi ad altri.
gingerino ha detto…
Bella questa pagina, questo commento. Bello che ci sia ancora qualcuno che sente l'importanza di quel film. E' una bella storia, quel film. Perchè De Sica all'apice della sua carriera, si impuntò per fare quel film. Un film che tutti gli sconsigliavano di fare, e nessuno voleva produrre. Ma lui col piglio dell'artista, insistette, e alla fine riuscì a montarlo. Quando uscì, mi sembra a Venezia, Andreotti lo definì un film che danneggiava l'immagine italiana (erano gli anni del boom). Il film andò malissimo, sia in Italia che all'estero. E ciò nonostante per De Sica è stato uno dei film più importanti della sua vita (La cosa riguardava suo padre, ma sarebbe un discorso lungo). Una sola cosa, Pim:
il cane non gli salva la vita
. Il cane scappa, per salvare se stesso. Umberto d. forse alla fine è la storia di un uomo che, arrivato alla fine della vita, non ce la fa ad ammazzarsi, e quindi racconta la storia di una vittoria, quella del coraggio della dignità.
Anonimo ha detto…
vero.
flaic scappa dalle braccia di umberto per salvarsi la pelle, ma con quel gesto ne impedisce la morte. e sappiamo che non ci riproverà, naturalmente.

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