“Se non le va bene, all’ingresso trova il modulo per il reclamo.”

I fatti che sto per raccontare sono veri.
Niente è frutto di immaginazione.

Questa mattina.
Mi trovo alla fermata del tram.
Aspetto il numero dodici, o il quattordici. Mi vanno bene entrambi.
Per stancarmi meno, piego la gamba destra, e appoggio il piede contro il muro.
Intanto, leggo.
Dopo venticinque minuti di attesa, il tram non arriva.
Al ventiseiesimo minuto, accade qualcosa.
Un gruppo di persone arriva a piedi.
Provengono da lontano.
Avvisano che i tram sono bloccati in via Cenisio. Non passano.

Ripongo il libro nella borsa.
Mi incammino.
Percorro trecento metri, per andare alla fermata del numero tre.
Il tre può andarmi bene.
Aspetto il tre per dieci minuti.
Poi arriva, e ci salgo.

Tiro fuori dalla borsa il biglietto del tram.
E’ un biglietto settimanale.
Costa 6,70 euro.
Dà diritto a sei viaggi di andata e sei di ritorno.
Dodici viaggi.
Due viaggi al giorno, per sei giorni.
L’ho usato fino a ieri sera, quindi per otto volte.
Quattro giorni per due viaggi al giorno.
Lo infilo nella macchinetta.
Si accende la luce rossa.
Sul display compare la scritta: “titolo non corretto”.
Mi dico, l’avrò inserito con il verso sbagliato.
No, il verso è giusto.
“Titolo non corretto”.
Attraverso il tram e vado alla seconda macchinetta.
“Titolo non corretto”.
Arrivo alla terza e ultima macchinetta.
“Titolo non corretto”.
Vado dal conducente e gli chiedo cosa devo fare.
“Sarà smagnetizzato, capita.”.
“Fino a ieri sera funzionava, stanotte è sceso l’Arcangelo Gabriele e l’ha smagnetizzato?”
“Non saprei, capita.”.
“Cosa faccio adesso?”
“Deve andare all’ATM point di piazza Duomo e farsene dare un altro.”.

L’“ATM point”.
Scendo in piazza Cordusio e vado all’”ATM point”.
Entro, ritiro il numerino.
Un uomo in livrea mi chiede cosa devo fare.
Gli dico cosa devo fare.
Mi dà un modulo da compilare.
Prendo il modulo e non lo compilo.
Aspetto il mio numero, il 389, e vado allo sportello.

“Deve compilare il modulo.”.
Il modulo comprende i seguenti campi:
a) il numero della mia carta d’identità;
b) il mio nome;
c) il mio cognome;
d) il mio indirizzo;
e) il mio numero di telefono;
f) l’autorizzazione al trattamento dei miei dati personali (scritta in corpo otto);
g) la data;
h) la mia firma.
“Non compilo nessun modulo.”
“Non vuole compilare il modulo?”
“No, voglio un biglietto nuovo.”
“Aspetti, allora.”

Prende il biglietto smagnetizzato e va nel retro.
Torna dopo un minuto, accompagnata da un suo collega.
Il suo collega ha una pancia prominente.
Gli occhiali con il cordino.
E’ basso.
Mi guarda.
“Lei deve compilare il modulo.”
“Perché?”
“Perché altrimenti non le possiamo dare un altro biglietto.”
“Perché?”
“E’ la procedura. Noi dobbiamo protocollare la richiesta e mandarla in magazzino.”
“E per mandarla in magazzino avete bisogno del numero della mia carta d’identità e del mio numero di telefono?”
“Abbiamo queste disposizioni.”.
“Sono disposizioni sbagliate, io le do un biglietto che non funziona, lei mi dà un biglietto che funziona. Fine.”
“No, signore, io le sto dando dei soldi, devo sapere chi è lei.”.
“Lei non mi sta dando dei soldi, mi sta dando un biglietto del tram.”
“Sì, ma lei può venderlo, e ricavarci dei soldi.”
“No, il biglietto non è cedibile.”
“Insomma, queste sono le nostre disposizioni. Se vuole un biglietto, deve compilare il modulo.”
“Mi sta dicendo che se io non compilo il modulo, lei non mi cambia il biglietto?”
“Sì, le sto dicendo che non glielo do.”
“E se io dovessi uscire con il biglietto sostitutivo che lei mi dà, e dovessi salire su un tram, e la macchinetta mi dicesse che il titolo non è corretto, dovrei ritornare qui, prendere il numeretto, compilare un nuovo modulo e avere un nuovo biglietto?”
“Esattamente.”
“Si rende conto che quello che mi sta dicendo è assurdo?”
“Se non le va bene, all’ingresso trova il modulo per il reclamo.”

C’erano circa venti persone presenti.
Nessuno ha parlato.
Nessuno ha detto niente.

Ho compilato il modulo.
Ho autorizzato il trattamento dei miei dati personali.
Ho preso il mio biglietto sostitutivo.
Me ne sono andato.

W.B.

Commenti

W.B. ha detto…
Questa è la realtà fenomenica, ciò che è accaduto.
Se la precisa descrizione del fenomeno è morra, allora possiamo dire che tale descrizione è imago morrae.
Ossia, la vita è morra.
Vita morra est.
Anonimo ha detto…
finché non l'ho visto, non ci credevo
http://www.figm.it/

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