Riflettere a fondo, su un qualsiasi argomento, è un’attività complessa.

Riflettere a fondo, su un qualsiasi argomento, è un’attività complessa.
E’ un processo, che richiede energia e tempo.
Non parlo dei pensieri fugaci, disordinati, casuali.
Mi riferisco ai pensieri organizzati, logici, coerenti.

E’ anche un’attività molto intima. Molto ‘personale’.
Nessuno riesce a entrare nella mia mente, a guardarci dentro.
Al massimo posso essere io, a raccontarne il contenuto.
E non è mica detto che lo descriva per quello che è.

Se sto pensando al tale argomento, e qualcuno mi parla, devo interrompere i miei pensieri.
Non posso fare diversamente.
Non ho alcuna scelta.
Devo subire la decisione altrui.
La decisione altrui, che entra nella mia sfera intima.
E blocca i miei pensieri, li interrompe.
E io non ci posso fare proprio niente.
Il processo, ormai, è interrotto.
Un processo interrotto non sarà più quello di prima.

Ma è inevitabile invadere la sfera altrui.
Se ti avviso che ti sto per parlare, ecco, ti ho già interrotto.

Non credo sia così.
Chi parla deve prima comprendere se l’altro sia pronto e disponibile ad ascoltare.
O almeno deve provarci.
O almeno deve provare a chiederselo.

Altrimenti è un atto di violenza.
E ora, se avete voglia di ascoltare, spiegherò nei dettagli perché.
Scusate, mi squilla il cellulare, devo rispondere.

W.B.

Commenti

Unknown ha detto…
Mi ha fatto sorridere, davvero efficace.

Un solo appunto. Se interpretato da altra visuale, scrivere questi post potrebbe essere considerato un atto di violenza passiva. In fondo così si contribuisce a ritardare la risposta al telefono. E chi chiama potrebbe anche spazientirsi.

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