Domenica sono stato alla libreria Feltrinelli di piazza Duomo. Cercavo una di quelle poltrone nere, tipo Frau, dove ti puoi sedere per sfogliare un libro prima di comprarlo. Tante volte la gente ci si siede solo perché è stanca. Forse è l'aria condizionata della Feltrinelli che ha dentro qualcosa che ti fa stancare. Di sicuro emana un cattivo odore, sa di minestrone. Sabato pomeriggio in corso Buenos Aires c'era una manifestazione pro-Gaza. Impressionante sentire centinaia di persone gridare Allah è grande, impressionante sentirlo gridare in arabo. In genere le nostre manifestazioni sono ricche di voci femminili, per cui il coro di protesta è leggermente acuto, si percepiscono chiaramente le ugole delle donne che vibrano e stridono. Questa volta il coro, nel complesso, aveva toni bassi, gutturali, cupi, cavernosi. Molto, troppo. Intimoriva. Allah è grande. Non c'era nemmeno una poltrona libera. Vagavo con due libri sotto il braccio, assediato dal caldo opprimente e dal catt...
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In particolare, interessante notare cosa accade a chi desidera scontrarsi con la spiritualità e la fisicità del "fondamento petrino".
Paolo
Paolo
volevo aggiungere due righe sul commento di Paolo. Non so se essere d'accordo sul fatto che le persone si misurino dai loro atti. Lo so, è una posizione pericolosa, si rischia la deriva deresponsabilista (che però io propugno con forza). La seconda parte del messaggio è apocalittica: chi scherza con la Pietra, finisce ucciso dalla pietra.
Infine, una piccola e innocua provocazione: secondo me la doppia firma di Paolo non è dovuta a un errore.
egli é Paolo (anagrafico) ma è anche apostolo della Parola di Paolo (di T).
doppelganger.
Il punto è che, in assenza di giudizio sugli atti, l'attenzione viene riposta nelle forme degli stessi e lo sforzo del giudizio si concentra nella prevedibiltà dei loro effetti, specie se negativi.
Ridurre tuttavia il tema dell'azione umana a semantica (a monte) e "rischio" (a valle), non elide, bensì sposta solo altrove il giudizio sull'atto, purtroppo solitamente dove la riflessione non porta grande fecondità, generando solo timori, sberleffi evasivi o tristi e insoddisfacenti constatazioni.
Credo invece che abbiamo la grande possibilità di scoprirci come parte integrante di un fenomeno perfettibile e avvincente, lo sviluppo umano, basato sulla responsabilità delle azioni. Non da vedere come giudizio superbo di un censore terzo e arroccato sulle proprie convinzioni, ma come fondamento di vita pratica basato sulla scoperta di ciò che siamo nell'agire, o meglio di ciò che si è nell'agire insieme. Vita activa, per sintetizzare con novecentesche parole nobili.
Sono invece certo che anche dentro la storia del più convinto assertore della deresponsabilizzazione ci siano molte azioni responsabili, vissute con questa sensibilità. Chiaramente, Pim è ben lontano dall'avere questo primato assertivo, già solo ponendo il problema in forma dubitativa.
Per di più dà esempio contrario di tale convinzione attribuendo, con ironico giudizio su una mia azione (la firma doppia), un complesso ed elaborato motivo, e ciò per eludere, con delicata stima, l'evidenza di un errore. Nessuna dualità paolina, Pim: ho semplicemente sbagliato. Ma ringrazio per la generosità.
Paolo